Tara, un fiume di rispetto. Dall’ambiente alla sostenibilità, la migliore scelta della Puglia per gestire il cambiamento

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Proporzionalità nell’utilizzo, miglioramento dell’ambiente, tutela a garanzia della sua esistenza e con essa salvaguardia e rispetto della risorsa sono, guardando alle comunità, le principali caratteristiche del progetto per la realizzazione dell’impianto di dissalazione delle acque salmastre delle sorgenti del Tara, sito in agro di Taranto e Statte: non toglie, ma porta benessere; è il futuro della Puglia, come nuova fonte, al pari del riuso per usi irrigui in agricoltura dei depuratori di Acquedotto Pugliese (Aqp), perché dall’acqua – dalla sua gestione ottimale e dai consumi e dal riutilizzo che ne facciamo – dipendiamo tutti ed il nostro unico interesse, da gestore pubblico, è tutelarla come benessere e vita, nel rispetto dei territori che serviamo.

Il Tara è vita. Ne siamo tutti guardiani. È un bene che ci sia attenzione. Noi – Aqp – ne siamo anche custodi chiamati alla gestione di una risorsa indispensabile. Ci approcciamo certi che per la prima volta, dagli inizi dello sviluppo economico industriale ionico ad oggi in cui le tutele ambientali sono ritenute altrettanto paritarie, si stia anzitutto regolarizzando l’utilizzo del Tara, avendone finalmente studiato dal punto di vista scientifico le componenti, la capacità, il deflusso ambientale, quel che si può utilizzare e quel che sempre va salvaguardato. Una normalizzazione necessaria ed in questo un miglioramento grazie al controllo ed al monitoraggio continuo, che porteranno alla vera tutela.

Siamo in questo momento chiamati a concludere il procedimento amministrativo con una conferenza di servizi sul Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (Paur) in cui si sta dando conto dell’istanza alla realizzazione dell’impianto. Ed è lì che ciascuno soggetto chiamato a decidere ed esprimere parere sta cerando di trovare la miglior soluzione tecnica e scientifica in grado di dar vita all’opera nella salvaguardia di tutti. Non vediamo contrapposizione, presunte bocciature, ma confronto e ricerca di soluzioni. Certamente non ci sottraiamo all’ascolto delle comunità, non evitiamo il confronto, rendendo sempre conto di quel che facciamo e rispetto ad alcune presunte criticità emerse sui media, proviamo a semplificare la questione tecnica spiegando che la documentazione relativa ai prelievi e gli studi scientifici realizzati (Cnr, Ispra, Politecnico di Torino) sono tali da consentire i prelievi lasciando 2 mila litri al secondo di deflusso ecologico nel fiume. Su questa base Acque del Sud ed Aqp dovranno regolarsi, grazie ad una convenzione tale da assicurare il rispetto delle indicazioni date dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale.

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Nel nostro approccio viene salvaguardata la naturalità del Tara (cosa non fatta negli ultimi 60 anni) e ci sarà sempre quantità di acqua sufficiente a far vivere le specie floro faunistiche – con valutazione basata su metodologia MesoHabsim – del fiume, cosa che nel passato non si sa se sia avvenuta o meno: da questo momento in poi il prelievo sarà regolato, monitorato e controllato. Ognuno (idrico, irriguo e industria) dovrà ridurre proporzionalmente il prelievo se diminuisce la quantità nel fiume. D’altronde con la Direttiva acque Ue del 2000 – inglobata nella direttiva nazionale – non è più possibile pensare ad un prelievo come avveniva in passato. Sarà dato conto e misura dell’acqua che transita nel fiume e di quanto è stato prelevato con un monitoraggio in continuo.

A fronte di un obiettivo minimo fissato dall’Autorità di Bacino nel Piano di gestione delle acque (ciclo 2021 – 2027) il tributo complessivo, con il prelievo, avrà insomma un approccio che rispetta il fiume ed il deflusso ecologico, con una visione finalmente complessiva, che deriva da una normativa, dalla Direttiva acque che impone obiettivi di qualità da raggiungere. Non possiamo muoverci diversamente.

Le opere Aqp non impatteranno, infine, direttamente sul fiume. Si useranno le strutture ex Eipli già presenti dove saranno installate le pompe che porteranno acqua al dissalatore (lontano 800 metri dal percorso del fiume) mentre lungo l’asta fluviale non sarà realizzata nessuna nuova opera.

Chiarito che il dissalatore e la regolamentazione posta alla base della sua gestione hanno caratteristiche positive per l’ambiente, l’auspicio è che si ritrovi serenità con valutazioni oggettive e tecnica, senza pregiudizi. Un esempio su tutti, già superato dal punto di vista tecnico, ma ancora utilizzato per spostare altrove l’opera: la salamoia, di contenuto salino leggermente superiore al fiume, non è tale in senso tecnico e scientifico del termine, essendo inferiore alla salinità del mare: 7 grammi litro (è quasi dolce) a fronte di 35 grammi litro. Con tutti i benefici ambientali ancora prima di quelli economici nel non dover utilizzare acque caratterizzate da elevata salinità.



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