COORDINAMENTO TUTELA AMBIENTE ALTO GARDA E LEDRO * CICLOVIA: « IL TRENTINO CI RIPENSI E TORNI AL PROGETTO ORIGINALE (INTERMODALITÀ SU BATTELLO)»

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20.05 – sabato 14 dicembre 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Da qualche giorno abbiamo appreso la notizia ufficiale che la Regione Lombardia sta ridisegnando il tracciato della ciclovia del Garda: non ci sarà alcun passaggio sulla trafficata 45bis, non saranno realizzate passerelle a sbalzo nel tratto fra Gardone e Limone. Di fatto la Lombardia completa l’anello della ciclovia del Garda in battello.
Per anni, a partire dal 2017, abbiamo lavorato per informare la parte politica trentina, spesso poco attenta, per rendere evidente a tutti il danno paesaggistico storico ambientale, i costi spropositati ed il gravissimo problema della sicurezza!

Unitamente al Coordinamento Interregionale Tutela del Garda, abbiamo inoltrato segnalazioni, inviato diffide, promosso manifestazioni e visite alle falesie via lago, monitorato e studiato e segnalato a livello locale, provinciale, nazionale ed internazionale. Abbiamo raccolto centinaia di articoli e partecipazioni sui “social” e su importanti canali televisivi e finalmente adesso abbiamo un risultato:

Quindi il Coordinamento Ambiente Alto Garda e Ledro questa è davvero una bella notizia: apprezziamo la razionalità e la concretezza della scelta degli amministratori lombardi e bresciani. Adesso però è necessario fare un passo avanti anche in Trentino!

Purtroppo in Trentino non c’è stata una vera valutazione di tutti i problemi: dei gravi danni ad ambiente e paesaggio, alla spiaggia dello Sperone e nella Riserva Val Gola (è già iniziato il taglio di gran parte dei cipressi impiantati negli anni trenta con il preciso scopo di abbellire e garantire una guida sicura) ma nemmeno della sicurezza e degli inaccettabili rischi indotti dal progetto Ciclovia. Quindi, tra una frana e l’altra, i lavori sulla parte trentina sono partiti sia da Riva che dal confine con la Provincia di Brescia.

E’ chiaro che la Ciclovia del Garda versione trentina diventerà un progetto “monco”: non solo non si prolungherà più verso il basso lago, ma si innesterà su un percorso già realizzato a Limone, che non può essere definito ciclovia ma neppure “pedociclabile“, viste le sue caratteristiche e la larghezza assai ridotta in numerosi tratti.

A questo punto è evidente che la principale motivazione del collegamento diretto della “Ciclabile del Garda” con le altre Province tramite un sistema di opere costruite “appese alle pareti” delle falesie del Garda e agganciate in qualche modo alle gallerie esistenti, non si giustifica più in nessun modo e viene a decadere. Occorre fermarsi, riflettere e valutare se non sia meglio scegliere anche qui, nei Comuni di Riva e Ledro (e Torbole) l’intermodalità via lago, da Riva del Garda a Limone, (e da Torbole a Navene) un approccio ad una vera mobilità sostenibile via lago. Il Ministero dei Trasporti nel 2014 e dal Decreto 517/2018 che detta i requisiti per le ciclovie turistiche nazionali e stabilisce che:

“Il requisito della sicurezza della ciclovia è elemento essenziale ed imprescindibile ai fini dell’inserimento della stessa nel SNCT. In fase di progettazione deve essere esaminato tutto il tracciato della ciclovia, evidenziando i punti/tratti potenzialmente pericolosi per la percorrenza ciclabile (…) Tali criticità devono essere risolte, se possibile, con interventi di carattere infrastrutturale oppure, nei tratti in promiscuo dove non fossero possibili alternative di tracciato, mediante azioni di moderazione e/o regolazione del traffico o con un’adeguata offerta intermodale alternativa (ferro, gomma, navigazione) (…).”

Nei progetti iniziali era proprio previsto il passaggio via lago tra Riva del Garda e Limone e tra Limone e Gargnano. Poi avevano prevalso le spinte ingegneristiche, proprio da parte di chi (Comune di Limone) è adesso uno dei primi a tirarsi fuori dal collegamento a sbalzo sulle rocce tra Limone e Gardone.

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Appare inoltre sempre più ingiustificata la spesa. Questa opera diventa sempre più un evidente spreco di denaro pubblico (si parla ormai oltre 100 milioni di euro per i 5,5 km del tratto ovest), denaro che potrebbe essere destinato più opportunamente a ben altre opere di cui ha bisogno l’Alto Garda e Ledro: ad esempio aggiornare ai migliori standard possibili la depurazione delle acque nell’Alto Garda, visto che abbiamo la responsabilità di garantire il massimo della qualità dell’acqua che scarichiamo nella più grande riserva di acqua dolce d’Italia, (peraltro rileviamo che il depuratore per la sponda bresciana è considerato una priorità ed è stato finanziato dal governo per 100 milioni di euro).

Alla luce della scelta della Lombardia è tutto da rispiegare il vantaggio che dovrebbe derivare alla Comunità dell’Alto Garda e Ledro dalla costruzione di una ciclovia sulla Gardesana Occidentale trentina, appesa alle rocce ed intrinsecamente pericolosa. I flussi turistici ed i vantaggi previsti sono ancor più tutti da dimostrare, tranne che per il Comune di Limone, che, peraltro, con i nostri soldi ha costruito la sua “passerella” pedonale e (poco) ciclabile.
Lo stesso vale per il tratto Torbole – confine con il Veneto per il quale si è in tempo ad evitare qualunque progetto che minacci le falesie orientali pensando da subito all’intermodalità su battello.

Per tutti questi motivi ci appelliamo al Presidente della Provincia Fugatti, al Comune di Riva del Garda ed al Comune di Ledro affinché si sospenda immediatamente l’esecuzione della costosissima e rischiosissima Ciclovia del Garda così come progettata sulla sponda della Gardesana Occidentale. E per quanto riguarda il tratto Torbole – confine con il Veneto, non si avvii alcun progetto se non l’intermodalità. E’ tempo di ripensare il progetto, che a questo punto appare inutilmente dannoso.

Questo è il momento opportuno e giustificato per intervenire nell’interesse dei cittadini che Voi governate.
La sicurezza dei cittadini, il rispetto di ambiente, paesaggio e storia, l’attenzione alle spese pubbliche e, non da l’ultimo, l’innovazione per un turismo rispettoso e sostenibile ed una mobilità non distruttiva per le opere che richiede sono un giustificato motivo per un saggio ripensamento.

 

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