di Giovanni Cardarello
‘Simul stabunt vel simul cadent’ che, tradotto per chi non ha dimestichezza con la lingua dei padri, significa ‘insieme staranno oppure insieme cadranno’. La frase, in realtà, non è di epoca romana ma addirittura del XX secolo e viene attribuita al cardinale Achille Ratti, noto alle cronache storiche come papa Pio XI.
L’espressione è stata pronunciata quando il regime dittatoriale fascista era pronto a mettere in discussione il Concordato, appena firmato. La sostanza è in ordine al fatto che, se fosse caduto il presupposto di gestione del Concordato, sarebbero caduti gli interi Patti Lateranensi.
La frase viene spesso usata in politica per descrivere le basi della tenuta degli accordi e si attaglia, alla perfezione, alle fibrillazioni che in queste ore stanno attraversando la coalizione di centrosinistra che ha vinto le elezioni regionali dello scorso novembre. Il tema è, ovviamente, il varo della giunta e l’assetto di presidenza del consiglio regionale.
Tutti elementi che rappresentano il motore del lavoro che Stefania Proietti è chiamata a svolgere. Sbagliare la scelta della giunta e della presidenza dell’aula equivale a condannarsi da subito al fallimento. Di contro, azzeccarle, rappresenta il combustibile giusto per garantirsi anni di lavoro intenso ma fluido. Del resto la prossima tornata elettorale, le politiche, dista tre anni e di tempo per fare, e fare bene, ce n’è.
Giunta che, da subito, è stata impostata su uno schema: due assessori più presidenza dell’aula al Partito Democratico, un assessore a testa a Movimento 5 Stelle, lista civica Umbria Domani e Alleanza Verdi Sinistra più un tecnico di fiducia della presidente.
Le prime voci, subito dopo il voto, parlavano di un tecnico per l’assessorato alla sanità, Gigliola Rosignoli, o l’ex manager della Usl di Rieti, molto vicina all’europarlamentare Zingaretti, Marinella D’Innocenzo. Con Bori a guidare l’aula e il resto della giunta composta da Meloni, De Rebotti, De Luca, Tagliaferri e il nome indicato da AVS.
Ma con le settimane è apparso sempre più chiaro che i due protagonisti principali del progetto politico ‘Un patto avanti’, ovvero Tommaso Bori e Thomas De Luca, dovevano essere trattati allo stesso modo.
E qui torniamo al concetto del ‘Simul stabunt vel simul cadent’. Che tradotto in salsa umbra è: entrambi in giunta con un ruolo di rilievo o entrambi ridimensionati, ‘tertium non datur’ per restare al latino.
Nel caso di Bori i motivi sono riconducibili a quella parte di Pd più – tra mille virgolette – moderata che non apprezzerebbe per il segretario regionale in carica un ruolo così pesante. Nel caso di De Luca le resistenze arrivano dal mondo imprenditoriale, in particolare quello legato alla gestione del ciclo dei rifiuti, ‘preoccupato’ dalla svolta green che l’ex consigliere regionale M5S ha in animo di varare.
«Sulle deleghe decido io» ha tuonato nell’ultimo tavolo della coalizione, secondo quanto riporta Il Corriere dell’Umbria, la presidente Proietti. Ma è ovviamente un chiaro avviso ai naviganti: abbassate il tono dei veti e consentite il varo della giunta nel più breve tempo possibile.
Ed è esattamente in questa ottica che va letta la convocazione (riportata da Umbria7) del direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma, una delle più grandi della capitale, Daniela Donetti. Donetti che, per completezza di informazione, è stata alla guida della Usl di Viterbo dal 2013 al 2022, anno in cui è passata a dirigere il Sant’Andrea. In sostanza durante l’intera gestione del Lazio da parte di Nicola Zingaretti.
Donetti che, sempre secondo Umbria7, guiderebbe la sanità dalla postazione di direttore regionale con Proietti che avoca a sé le deleghe sulla decisiva programmazione sanitaria.
Ma secondo molti questa scelta di fatto frustrerebbe la parte politica che più di tutti ha voluto e sostenuto la Proietti. Quasi un autogol, visto il ruolo giocato da Bori e De Luca nella vittoria di Perugia e, appunto, della Regione Umbria. E quindi come si esce da questo stallo? Le strade sono almeno tre, tutte plausibili ma tutte con rischi insiti.
La prima, la più semplice e forse la più logica, è quella di Bori alla sanità e De Luca all’ambiente con delega piena. Con buona pace dei malpancisti.
La seconda, quella che potrebbe generare importanti fibrillazioni politiche, sia oggi che in futuro, è Bori alla guida dall’aula con De Luca con deleghe ridotte e sanità gestita per intero della presidenza. E qui i rischi sono quelli enunciati.
La terza, quella che forse metterebbe tutti d’accordo, la classica trattativa win-win è quella per cui il Partito Democratico – e quindi Bori in quanto segretario – incassa tre assessori: Meloni, lui stesso alla sanità ma senza programmazione e De Rebotti. Poi De Luca all’ambiente, lo slot di AVS, un nome di fiducia della Proietti e Tagliaferri (Umbria Domani) a guidare l’assemblea di palazzo Cesaroni.
Altre ipotesi al momento non sono in campo. La corsa ormai è all’ultimo giro, da qui all’inizio della prossima settimana è atteso il varo della prima giunta Proietti, resta da capire se il primo vagito sarà da trauma o un urlo di gioia.
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