Il comitato per il Diritto alla salute alla Regione: «Da dove arriveranno i soldi per le aree?». «ll piano per la nuova edilizia sanitaria è nebuloso, incomprensibile e poco trasparente»
Quest’anno il Natale della sanità piemontese non sarà all’insegna della concordia istituzionale. A pochi giorni dalla ricorrenza sono attese le nomine di tutti i nuovi direttori generali di Asl e Aziende ospedaliere che, promettono dai piani alti di piazza Piemonte, spariglieranno le carte rispetto all’attuale compagine dirigenziale.
E non è tutto, perché il Comitato per il Diritto alla Tutela della Salute e alle Cure nato la scorsa primavera con il contributo di oltre 60 tra associazioni, sindacati e ordini professionali per alzare la voce sulla necessità di un maggior coinvolgimento sulle politiche a difesa della sanità pubblica, ieri ha annunciato «mobilitazioni, presidi, leggi di iniziativa popolari regionali e referendum». Il motivo? Sarebbe nel piano per la nuova edilizia sanitaria che, secondo i membri del comitato, è «nebuloso, incomprensibile e poco trasparente».
A questo si aggiunge il tema del coinvolgimento delle parti ai vari tavoli delle trattative che, almeno al momento, lascerebbe a desiderare. Un esempio? «Con la nuova giunta regionale l’osservatorio sulla sanità è stato convocato una sola volta e su nostra esplicita richiesta – spiega Massimo Esposto di Cgil – ci aspettiamo che la Regione, Consiglio incluso, tornino a coinvolgerci per condividere tutti i percorsi che riguardano la sanità del futuro. Il tempo degli annunci e della propaganda è finito: vogliamo risposte».
La necessità di un maggiore coinvolgimento del comitato ai vari tavoli che delineeranno la sanità del futuro è emersa ieri mattina, durante gli Stati Generali della Sanità organizzati nella sede torinese del Gruppo Abele. Occasione durante la quale si è parlato anche di nuova edilizia sanitaria. «Il documento presentato in ottobre dalla Regione in commissione sanità fa emergere molte zone grigie che avrebbero bisogno di risposte certe e in tempi rapidi» spiega Flavia Bianchi, architetta che collabora con il comitato e che ha studiato il piano di edilizia sanitaria presentato dai vertici di piazza Piemonte dopo l’estate. Eccone alcuni. «I costi sono estremamente variabili: a Cuneo un posto letto varrebbe 509 mila euro, mentre a Città della Salute di Novara poco meno di 750 mila e al Parco della Salute di Torino 587 mila. Da cosa dipende una forbice tanto variabile, però è impossibile capirlo, così come sembra indecifrabile il senso di queste somme: parliamo di metri quadrati lordi, totali, o dello spazio realmente destinato alla cura, tra reparti e sale operatorie?».
Non solo. Secondo la professionista è singolare anche che «non si capisca dove verranno trovate le economie per finanziare i progetti definitivi dei nuovi ospedali. Senza contare, infine, che la stessa Regione precisa che devono ancora essere acquisite alcune aree dei futuri cantieri, ma non chiarisce a quanto ammonterebbe la cifra per comprare, né dove intende trovare questi soldi».
Insomma, il comitato promette battaglia. E accusa la Regione di restare sul piano della propaganda. «Non basta un pdf pubblicato su un sito per parlare di un percorso partecipato, trasparente, e che coinvolga la cittadinanza – commenta Giorgio Airaudo, segretario generale di Cgil Piemonte –. La verità è che stiamo assistendo a un graduale ma continuo scivolamento della sanità verso il privato». Una preoccupazione condivisa anche dal presidente dell’ordine dei medici e degli odontoiatri di Torino, Guido Giustetto che richiama l’urgenza di «prendere parte alla realizzazione del nuovo piano socio-sanitario piemontese».
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