La Campania al vertice per infiltrazioni mafiose: Napoli, Roma e Milano nel mirino delle organizzazioni


I recenti risultati di uno studio effettuato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre tracciano un quadro allarmante sulla presenza delle organizzazioni mafiose nell’economia italiana. Con un focus particolare sulla Campania, nota per la sua profonda storia di infiltrazione criminale, l’analisi rivela che le province di Napoli, Roma e Milano si trovano in cima alle classifiche per il controllo di imprese legate alla criminalità. La situazione richiede un’attenta riflessione sulle dinamiche economiche e sociali in corso nel paese.

Napoli in cima alla classifica dell’infiltrazione mafiosa

Napoli emerge come la provincia che registra il numero più elevato di imprese potenzialmente controllate o collegate alla camorra e ad altre organizzazioni mafiose. Secondo i dati raccolti, le consociate criminali operano su un vasto territorio, con oltre 18.500 aziende in qualche modo implicate nell’orbita della criminalità. Questo fenomeno non è solo un problema locale, ma rappresenta una sfida significativa per il sistema economico nazionale. L’analisi della Cgia di Mestre ha utilizzato informazioni provenienti dall’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e dalla Direzione Antimafia, mettendo in luce la gravità della situazione.

La concentrazione di attività illegali non riguarda solo il traffico di droga o di armi, ma si estende a settori che vanno dai servizi e commercio fino all’edilizia. Questa penetrazione nelle attività economiche legittime mette a rischio la concorrenza e la crescita, creando un ambiente in cui le aziende oneste faticano a sopravvivere. La mafia, in quanto potere economico ombra, riesce a influenzare pesantemente le scelte imprenditoriali, condizionando le opportunità soprattutto per i giovani che cercano di avviare una carriera nel mondo degli affari.

Roma e Milano, una situazione preoccupante

Anche Roma e Milano si posizionano in modo preoccupante nelle statistiche, rispettivamente con 16.700 e 15.650 aziende sotto il controllo di gruppi mafiosi. La presenza di organizzazioni criminali in queste città metropolitane significa che l’infiltrazione mafiosa non si limita ai confini delle province campane, ma estende la sua ombra nell’intero territorio nazionale. Le cosche mafiose si adattano e si evolvono, dando vita a nuove strategie che possono includere la diversificazione degli investimenti e l’infiltrazione nel tessuto economico locale.

Le operazioni finanziarie sospette sono in aumento, e il monitoraggio delle transazioni illecite è diventato essenziale. Roma, capitale politica e culturale del paese, non è immune a questo fenomeno, e la sua storia di stratificazioni sociali e di discrezionalità nelle autorizzazioni edilizie rendono il suo territorio fertile per operazioni clandestine. Milano rappresenta il cuore economico dell’Italia, ma questa centralità la rende vulnerabile a schemi mafiosi che possono facilmente sfruttare le opportunità offerte da un mercato finanziario attivo e competitivo.

La Campania, un territorio con una forte presenza mafiosa

La Campania continua a dominare la classifica nazionale con tre province segnate da un alto numero di aziende legate alla criminalità. Dopo Napoli, Caserta si colloca al quarto posto, con quasi 6.000 imprese sospette, mentre Salerno e Avellino seguono rispettivamente al settimo e trentaseiesimo posto con circa 4.000 e oltre 1.000 aziende coinvolte. I dati parlano chiaro, tracciando un ritratto di un’area afflitta da un forte condizionamento mafioso, che interferisce nel normale svolgersi delle attività economiche.

Benevento si posiziona anch’essa nella lista, sebbene a livelli inferiori, con circa 807 aziende. L’intera regione sembra quindi essere una terra di conquista per le famiglie mafiose, che approfittano delle vulnerabilità del sistema socio-economico per espandere la loro influenza. Anche se la mafia è presente a livello nazionale, la Campania sembra ospitare il suo quartier generale: un fenomeno in grado di generare un giro d’affari attorno ai 40 miliardi di euro all’anno, rappresentando circa il 2% del PIL italiano.

L’impatto economico delle mafie sull’Italia

La portata economica delle mafie va ben oltre il semplice sfruttamento dell’illegalità, si stima che il fatturato delle organizzazioni mafiose sia comparabile a quello di alcuni colossi industriali. Con 40 miliardi di euro che fluiscono dal crimine organizzato, le mafie si pongono come il quarto gruppo industriale in Italia, superando in fatturato nomi noti come Stellantis, Telecom ed altre realtà storiche. L’industria del crimine si adatta e trova nuove vie per canalizzare i propri proventi, con investimenti che spaziano da settori tradizionali alle più moderne tecnologie, tra cui criptovalute e attività sul darkweb.

La difficoltà di una stima precisa della diffusione delle mafie sul territorio italiano rende il problema ancora più complesso. Attraverso un’analisi delle denunce per estorsione, la Cgia di Mestre evidenzia che, nonostante una crescita del fenomeno negli ultimi dieci anni, la Campania ha registrato un incremento contenuto. Questo dato va incrociato con il numero delle aziende sospettate di essere sotto il controllo mafioso, rivelando come l’influenza della criminalità organizzata si faccia sentire pesantemente. La mafia, quindi, non solo affetta lo sviluppo economico, ma riesce a ridurre all’osso il potenziale di crescita di un’intera regione, intrappolando i cittadini in una spirale di sfruttamento e degrado.



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