Maurizio Landini all’attacco – BariSeranews

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Finalmente qualcuno ha capito che in Italia non c’è niente che funzioni.

E chi lo ha capito? Lo ha capito un acuto osservatore dello scenario socio politico, l’ineffabile Maurizio Landini, tribuno della plebe, sindacalista, di area  comunista, da sempre. Meno male che c’è lui ad agitare le acque stagnanti.

Bisogna fare qualcosa, di rivoluzionario! E, allora, tutti chiamati alla “rivolta sociale”, con scioperi a tamburo battente, martellanti, con il “metodo del venerdì” per incentivare l’adesione e per fare più danno: bisogna colpire lì dove fa più male. Benissimo. Eccellente! Stupendo! Armiamoci!

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“Rivolteremo come un guanto questo Paese” è lo slogan.

Ma, solo per sapere, come ci comportiamo con le precettazioni?

Siamo sanzionatori: “Le piazze non si precettano!”. Dunque siamo a cavallo.

Scusa Landini, vogliamo metterci, però, una motivazione a questa valanga di scioperi?

Si, certamente, eccole le motivazioni: si sciopera “contro la manovra di bilancio, contro l’inflazione, per aumentare i salari, contro le politiche economiche del Governo, il caro vita e il conseguente calo del potere di acquisto, per ridurre l’età del pensionamento, per dare più soldi alla sanità, alla scuola, ai servizi pubblici, contro il “lavoro povero” e per il salario minimo …”.Può bastare così, ce ne è per tutto l’anno a venire.

Ma poi, cominciano le domande che a molti, troppi, frullano in testa.

E’ opportuno, per Landini, parlare di salario minimo quando la Cgil, secondo lo studio della “Fondazione Studi Consulenti del Lavoro” effettuato su 63 contratti collettivi più rappresentativi depositati al CNEL, ha sottoscritto oltre 22 contratti nazionali con paga oraria dai 5 a agli 8,7 euro? Sono importi che, oltre ad essere ben al di sotto dei famosi € 9 di “salario minimo” invocato dalla sinistra, sono anche, addirittura, inclusivi di “TFR”, tredicesima e quattordicesima.

Con chi ce l’ha Landini, quando grida di rivoltare il Paese? Ce l’ha con il Governo, che è intenzionato a rimanere lì, inamovibile e solido con la sua maggioranza o, forse, con il popolo che è l’unico, come nelle guerre, a subire danni e disagi?

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Cosa intende Landini, quando denuncia il “lavoro povero”? Si riferisce ai salari bassi o alla bassa qualità del lavoro oggi disponibile sul mercato? Perché, dovrebbe sapere che, nel primo caso, è affar suo con le centrali datoriali; nel secondo caso, è affare del sistema partitico che non riesce ad elaborare una proposta fattibile di crescita economica e di sviluppo sociale.  

Su questo tema, quello del “lavoro povero”, sembra che Landini non abbia capito che, dato il costo esorbitante dell’energia, il suo sostenere con forza, la immediatezza della de-carbonizzazione e la urgenza delle transizioni digitali, Green, ecosostenibili (progettate a tavolino da burocrati percettori di stipendio garantito e prive di armonia ed equilibrio), si depaupera popolo e imprese e si cancella ogni residuo di competitività.

Come mai non si è opposto, decisamente, alla fuga di Stellantis dall’Italia che garantiva lavoro di qualità? Come mai non si è accorto, da sindacalista, della grave crisi che incombeva sul settore dell’automotive? Come mai non mostra di preoccuparsi della delocalizzazione delle imprese? Come mai non si è accorto che il capitale italiano preferisce essere impiegato all’estero?

Non si è accorto che il sistema burocratico e giudiziario italiano soffoca le imprese? Non ha capito che gli unici che mettono soldi nelle casse dello Stato sono le partite Iva (produttori di reddito) che, però, sono tartassate da un fisco oneroso e ossessivo e sono, tuttavia, indicate come il male assoluto?  

Poi si scopre che lui è un burocrate percettore di reddito visto che il suo stipendio è aumentato di un quarto di mille euro al mese.  

Perché non aiuta i pensionati suoi iscritti con il cancellare l’iscrizione automatica al suo sindacato? In fin dei conti si tratterebbe di intervenire sul “cuneo fiscale della pensione” visto che sembra che il 50% degli iscritti alla CGIL sono pensionati.

Ma qui c’è il nodo dell’uso “poco sindacale” delle quote associative.

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Ci riferiamo a quanto riportato dal “Giornale”: sembra la CGIL abbia speso

€ 4,722 mln  in eventi, viaggi, uffici stampa, web tivù e manifestazioni; che “Futura”, casa editrice del sindacato, abbia pubblicato molto si Gaza e Palestina e abbia accumulato perdite per € 3 mln; che “Servizi e tutela srl”, azienda controllata dalla Cgil di Perugia, stia per andare in cassa integrazione; che, nel 2023, è stato di € 2,262 mln il sostegno agli scioperi; che sia costata € 500.000  la manifestazione “in difesa della Costituzione contro Premierato e autonomia” (7 ottobre 2023).

A questo si aggiunga la questione “Patronati”, pagati dalla fiscalità generale, che appaiono come una ulteriore fonte di reddito sulla quale molti chiedono di indagare, così come denunciato da Massimo Giletti nella trasmissione “Lo stato delle cose”, su Raitre.

C’è molto da fare nell’area sindacale eppure Landini pensa a fare altro.

A che serve la raffica di scioperi programmati entro la fine del 2024?

A chi serve il clima di odio che si va diffondendo? A che servono le proteste “anti Valditara”? Dalle statistiche risulta che negli ultimi 25 mesi sono stati celebrati 949 scioperi con una media di 38 al mese: con quali obiettivi?

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Perché mettere a ferro e fuoco l’Italia, in un momento così difficile?

A che serve al sindacato manifestare per la Palestina e per i collettivi?

Quello che più sconcerta è che la UIL sia al traino della Cgil tanto che Landini appare il segretario di entrambi i sindacati (Cgil e Uil).

Il disagio sociale, quello che produce un astensionismo al 50% non può essere cavalcato dai sindacati: non è il loro ruolo; ma, soprattutto non possono, perché non hanno le competenze per proporre un disegno politico che nemmeno il sistema partitico riesce a produrre.

Sembra che Landini non sappia dove sia di casa l’economia. Sembra che gli interessi cavalcare il disagio pubblico costruito dai suoi amici. Sembra che gli interessi solo la gazzarra. A che scopo? Con quali risultati?

E’ strano che Landini non abbia scioperato quando gli indici socio economici sprofondavano; Sciopera, invece, ora che gli indici sembrano aver invertito la tendenza: misteri sindacali!

Dov’era Landini, quando la Fornero rimodulò l’art. 18 (2012), poi abrogato nel 2014, a valle del Jobs Act del governo Renzi?

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Una svolta epocale che danneggiava il lavoratore ma favoriva l’impresa.

E’ forse Landini amico dell’impresa suo contraltare, per definizione?   

E’di tutta evidenza che il sindacato abbia dimenticato il suo ruolo per diventare partito, per tracimare infruttuosamente nella politica. Il che non fa che aumentare la confusione in questo disastrato Paese.

Ha un difetto il Landini: si sveglia di tanto in tanto. Dorme quando viene progettato e costruito dai suoi amici questo disgraziato scenario economico e sociale e si sveglia, dopo, a edificio fatto, prendendosela con chi deve cercar di mettere pezze e riparo.

Quindi, nasce il legittimo sospetto che Landini faccia politica piuttosto che sindacato. Lui non nega: “Siamo stati accusati di non fare i sindacalisti e ci è stato detto che facciamo politica. Si è assolutamente vero”.

Finalmente, una verità.

Allora, interviene la politica: Maurizio Gasparri, capogruppo FI al Senato, dice: “Voglio esprimere tutta la mia vicinanza a Landini, che, travolto dal fallimento dello sciopero, continua a vivere in uno stato confusionale e a usare parole improprie … Prendiamo atto che 18 sindacati su 20 non hanno scioperato … Dicono anche bugie … parlando del 70-80% di adesioni … Le adesioni sono state mediamente tra il 2 e il 5% …”.

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L’opinione pubblica, intanto, di fronte all’incitamento alla “rivolta popolare” ha l’impressione che si sia andati troppo oltre il costituzionale diritto allo sciopero.

Perfino Lilli Gruber dice, in relazione allo sciopero generale: “Ammesso che siano scese in piazza 600mila persone, stiamo parlando dell’1% degli italiani. Si tratta di gente interessata a scioperare, ma che non desta alcuna preoccupazione al governo”.

Infatti, il Ministero della Pubblica Istruzione indica che nella scuola ha aderito allo sciopero generale solo il 5,65%.  

Come fa Landini a dire “…  questo governo non rappresenta la maggioranza di questo Paese …”? E’ un mistero.

Siamo tutti curiosi di vedere cosa succederà con questa ondata di scioperi e quale sia il vero obiettivo di Landini e del suo sodale Bombardieri.



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