Dai piani più alti del Centro direzionale assiste alla crescita della città, al suo «fermento e alla sua trasformazione», in un periodo segnato dalla «crescita significativa in settori cruciali come il turismo, gli investimenti e la cultura». È questa la riflessione del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, a proposito dei traguardi raggiunti dalla città, della strada da percorrere all’insegna di una sorta di patto civico per la cultura «e per il rispetto delle regole».
Partiamo dai piccoli abusi quotidiani che incidono sulla vivibilità, ovviamente al netto del lavoro svolto dal suo ufficio: cosa manca per vivere in una città libera da parcheggiatori abusivi?
«La questione dei parcheggiatori abusivi è un problema complesso che tocca diversi aspetti della gestione urbana, dalla sicurezza alla legalità, passando per la sensibilizzazione culturale e la progettazione degli spazi pubblici. Il problema non si risolve con una sola azione, ma richiede un insieme coordinato di interventi che combinino prevenzione, repressione e supporto sociale. Manca spesso una visione strategica e risorse sufficienti per affrontarlo in modo sistemico. Noi faremo di tutto per contribuire a risolverlo».
In tanti casi, le indagini delle forze dell’ordine dimostrano una sorta di compromesso tra chi lascia l’auto all’abusivo di turno e chi controlla in modo illegale strade e piazze. Crede che ci sia anche un problema culturale in chi lascia le chiavi della propria auto a un parcheggiatore abusivo?
«Sì, il problema culturale è sicuramente una componente rilevante. Affidare le chiavi della propria auto a un parcheggiatore abusivo non è solo una questione di praticità o necessità, ma riflette spesso atteggiamenti radicati nella mentalità di certi individui».
Veniamo a un altro genere di abuso, quello legato all’occupazione di locali scolastici, come recentemente denunciato dalla preside dell’istituto Alpi di Scampia. Sappiamo che, in sinergia con la Procura contabile guidata dal procuratore Antonio Giuseppone, state lavorando da tempo su questo fronte, possiamo immaginare un sostegno a favore di chi lavora contro odiose forme di occupazione abusiva?
«Il tema della tutela e del sostegno a chi denuncia forme di abuso, come l’occupazione abusiva di spazi scolastici, è fondamentale per garantire la legalità e il rispetto delle istituzioni, specialmente in contesti complessi. È opportuno garantire un supporto operativo e di sicurezza a chi denuncia, soprattutto in aree ad alto rischio di ritorsioni. Da parte nostra, possiamo assicurare una presenza visibile delle autorità nei pressi degli istituti scolastici, cercando di rafforzare la collaborazione tra scuole, amministrazioni locali, Procure e forze dell’ordine per creare una rete di intervento rapido. Chi denuncia non deve affatto sentirsi isolato o abbandonato».
Di recente la Procura di Napoli ha siglato un protocollo con il dipartimento di Architettura della Federico II, qual è l’obiettivo?
«L’obiettivo è quello di assicurare scambi di esperienze necessarie al reciproco supporto e alla collaborazione istituzionale in materia di beni e attività culturali. Tra gli obiettivi c’è anche quello di pianificare e coordinare interventi di innovazione organizzativa e digitalizzazione per gli uffici giudiziari e le strutture amministrative periferiche. Ma anche quello di dare impulso ai progetti di cooperazione istituzionale finalizzati a migliorare le condizioni di trattamento e di reinserimento sociale delle persone detenute, dando piena attuazione agli strumenti di collaborazione in ambito locale tra amministrazione della giustizia ed altre pubbliche amministrazioni per la razionale gestione delle spese di funzionamento degli uffici giudiziari».
Un altro reato odioso: quello delle truffe agli anziani. Quale consiglio dare agli anziani?
«Le truffe agli anziani sono purtroppo un crimine odioso, che colpisce non solo i risparmi, ma anche la fiducia e la serenità. Purtroppo, gli strumenti normativi per combattere questi reati sono pochi, e fare indagini è molto difficile. Ciononostante, quello che possiamo lo facciamo, ma è necessario fare molta attenzione, denunciare e fidarsi delle istituzioni».
Oggi Napoli sta vivendo una stagione importante di crescita, come confermano i dati sul turismo e sugli investimenti, come vede il futuro di questa città?
«Napoli sta vivendo un momento di grande fermento e trasformazione, segnato da una crescita significativa in settori cruciali come il turismo, gli investimenti e la cultura. Il futuro della città può essere straordinariamente promettente, a patto che si sappia consolidare questo slancio positivo affrontando con determinazione le sfide storiche e strutturali».
Assieme al suo collega scrittore Antonio Nicaso, denunciate la nuova frontiera del crimine digitale: è una frontiera che riguarda anche le mafie e il riciclaggio del denaro sporco?
«Certamente, sono mondi sempre più sovrapponibili. L’elite delle mafie sta assumendo ingegneri informatici, hacker, gente capace di esplorare le caverne digitali e creare opportunità di riciclaggio a chi gestisce proventi enormi come quelli del narcotraffico».
Dove bisognerebbe investire per fronteggiare le nuove frontiere del crimine?
«Bisognerebbe investire in nuove tecnologie e in risorse umane con competenze specifiche in questo settore. Siamo in ritardo e rischiamo di subire ulteriori attacchi informatici, anche in vista di importanti eventi come il Giubileo».
Lotta alla camorra, che anno sarà il 2025? A che punto è il contrasto al riciclaggio dei proventi illeciti in attività apparentemente pulite?
«Non mi piace fare previsioni, ma posso dire che non lesineremo alcun sforzo contro i clan della camorra. Bisogna però tenere conto che le manette e le sentenze da sole non bastano. Come scriviamo spesso io e Antonio Nicaso nei nostri libri bisognerebbe liberare i territori dalla paura e dai bisogni. Se si riuscisse a sedersi attorno a un tavolo per esaminare le tante problematiche che affliggono questa città, Napoli potrebbe diventare una realtà, ancora più bella, degna del suo mare, della sua storia e della sua cultura».
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