Divari occupazionali e salariali in Veneto: una realtà complessa

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L’analisi delle posizioni lavorative dipendenti nel settore privato extra-agricolo, condotta dall’ISTAT, evidenzia forti divari territoriali. Nel 2021, l’Italia ha registrato 15,4 milioni di dipendenti nel settore privato, di cui il 24,4% nel Nord-Est, pari a circa 3,76 milioni di lavoratori. Le posizioni lavorative in Veneto mostrano una distribuzione predominante nei settori manifatturiero, turistico e dei servizi. In particolare, la provincia di Belluno si caratterizza per un’economia legata al turismo alpino e alla piccola e media impresa artigianale.



Stipendi e tipologie di lavoro in Veneto

Secondo i dati ISTAT, la retribuzione oraria mediana nel Nord-Est nel 2021 è stata pari a 12,10 euro/ora, superiore alla media nazionale di 11,69 euro/ora. Tuttavia, in Veneto, e in particolare a Belluno, il settore turistico contribuisce a una quota significativa di lavori classificati come low pay jobs, ovvero con stipendi inferiori ai due terzi della mediana nazionale (circa 7,79 euro/ora).

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Per esempio:

  • Addetti nel settore turistico e alberghiero: mediamente 8-10 euro/ora.
  • Operai del settore manifatturiero: retribuzioni più alte, tra 12 e 15 euro/ora, con punte nelle aziende ad alta specializzazione.
  • Professionisti tecnici e artigiani qualificati: possono superare i 16 euro/ora, in particolare nel settore occhialeria, rilevante a Belluno.

Nonostante ciò, esistono “high pay jobs” (posti di lavoro ad alta retribuzione), specialmente nelle imprese manifatturiere di nicchia che operano nella produzione di occhiali e componenti meccaniche, con retribuzioni superiori a 17,54 euro/ora.

Contratti: stabilità e flessibilità

Il Nord-Est registra un’alta incidenza di contratti stabili: nel 2021, il 35,7% delle posizioni lavorative era a tempo pieno e per tutto l’anno (full time full year – FTFY). Tuttavia, a Belluno, come in altre aree montane, la quota di contratti a tempo determinato è più alta rispetto alla media regionale, con una concentrazione nei mesi estivi, legata alla stagionalità del turismo.

In Veneto, circa il 40% delle posizioni lavorative nel 2021 erano part-time o a tempo determinato, con una percentuale più alta nelle donne e nei giovani. Il fenomeno è più accentuato a Belluno, dove il settore dei servizi e il turismo rappresentano una parte significativa dell’economia locale.

Mobilità lavorativa e differenze territoriali

Il Veneto, come altre regioni del Nord-Est, attira un numero significativo di lavoratori da altre regioni italiane, soprattutto dal Sud. Secondo i dati ISTAT, il 9% delle posizioni lavorative del Centro-Nord è occupato da lavoratori nati nel Mezzogiorno, in particolare giovani laureati in cerca di migliori opportunità. Tuttavia, Belluno si distingue per una minore capacità attrattiva rispetto ad altre province venete, a causa delle difficoltà logistiche e della ridotta offerta lavorativa nei settori innovativi.

Giovani e donne: opportunità e barriere

Le posizioni occupate da giovani under 35 rappresentano il 34,4% nel Centro-Nord e il 35,2% nel Mezzogiorno, ma con condizioni molto diverse. In Veneto, i giovani lavoratori beneficiano di retribuzioni superiori alla media nazionale, ma spesso con contratti precari o stagionali. A Belluno, la presenza di giovani è significativa nel settore turistico, ma l’accesso a posizioni stabili è più difficile.

Per quanto riguarda le donne, esse rappresentano il 41,8% delle posizioni lavorative nel Centro-Nord, ma solo il 35,6% nel Mezzogiorno. In Veneto, le lavoratrici si concentrano nei servizi e nel commercio, con retribuzioni orarie che spesso non superano gli 8-10 euro/ora per i lavori part-time.

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Conclusioni: verso un futuro lavorativo più inclusivo

Il Veneto, con la sua economia dinamica, mostra segnali positivi in termini di occupazione e reddito rispetto ad altre regioni italiane. Tuttavia, permangono sfide legate alla riduzione delle disuguaglianze territoriali e alla qualità dei contratti, soprattutto nelle aree periferiche come Belluno. Per superare queste criticità, sono necessari investimenti mirati in infrastrutture, formazione e innovazione, capaci di garantire un futuro lavorativo più inclusivo e competitivo.

Fonte dati: ISTAT, registro RACLI (Rapporto Annuale sulle Condizioni Lavorative e le Retribuzioni), 2021.



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