Jihad in Africa: Sahel e Nigeria

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La presenza e il ruolo dei gruppi jihadisti in Africa ha molteplici facce, una realtà frammentata, ma che ha contribuito a cambiare il volto del continente. Il caso che ha avuto effetti di portata globale riguarda il Mali, il Niger e il Burkina Faso. Nel 2012 l’AQIM (Al-Qaida nel Maghreb islamico) e i gruppi islamisti alleati Ansar Dine e Movement for Oneness and Jihad in West Africa (Mojwa) riuscirono a catturare la metà settentrionale del Mali. Dopo che Ansar Dine tentò di spingersi nel Sud del paese, il Mali chiese alla Francia di lanciare un intervento militare nel gennaio 2013 seguito da un’operazione militare guidata da Parigi in corso in tutto il Sahel con circa 4.000 soldati francesi attivamente schierati. 

Solo piccole sacche di islamisti armati sono rimaste attive nel nord del Mali ma nell’area è  attivo anche lo Stato islamico – Provincia del Sahel (ISSP), precedentemente noto come Stato islamico nel Grande Sahara (IS-GS), un gruppo militante islamista che aderisce all’ideologia del jihadismo salafita. L’IS-GS è stato formato il 15 maggio 2015 a seguito di una scissione all’interno del gruppo militante Al-Mourabitoun. Nel marzo 2022, l’IS ha dichiarato la provincia autonoma, separandola dalla sua Provincia dell’Africa occidentale e denominandola Stato islamico – Provincia del Sahel (ISSP). Non sono disponibili al momento stime sulla loro consistenza, ma all’inizio del 2017, Marc Mémier, un ricercatore dell’Istituto francese per le relazioni internazionali (IFRI), ha stimato che lo Stato islamico nel Grande Sahara avesse poche decine di uomini, senza contare i simpatizzanti, per lo più maliani nella regione di Gao. Alla fine del 2015, Radio France (RFI) ha indicato che la forza lavoro del gruppo sarebbe stata di circa un centinaio. Secondo un rapporto del Combating Terrorism Center (CTC) di West Point, l’EIGS aveva 425 combattenti nell’agosto 2018. 

Una realtà esigua, dunque. Ma la loro presenza, e quella dei militari francesi, ha innescato una serie di colpi di Stato nei tre Paesi, dando vita  nel 2023 a un’alleanza, l’Ass, Alleanza degli Stati del Sahel, in contrasto con la politica del neocolonialismo in Africa e nel Mondo, anti-francese e anti-Ecowas  nelle prospettive, poiché non è d’accordo con molte delle loro politiche. Durante il 2024, l’Ass ha espulso le forze francesi e occidentali, sostituendole con mercenari russi, eredi della Wagner. Il ruolo di queste truppe é stato annunciato in chiave anti-Jihadista, anche se di fatto esse svolgono il compito di sostenere le tre giunte golpiste. 

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Quanto sia  di portata globale questa alleanza sostenuta dalla Russia è visibile nel fatto che perfino l’Ucraina è entrata in questo gioco. Lo sta facendo con istruttori militari che appoggiano i gruppi ribelli, ad esempio i Tuareg, che si sono scontrati con l’esercito del Mali quest’anno. In reazione, l’ASS ha chiesto alle Nazioni Unite di agire contro l’Ucraina e ha accusato l’Ucraina di sostenere il terrorismo nel Sahel. Di conseguenza, Mali e Niger hanno interrotto le relazioni diplomatiche con l’Ucraina. In risposta, la Svezia ha bloccato diversi milioni di corone di aiuti al Mali e ha tagliato i legami diplomatici.  L’obiettivo dichiarato della confederazione è quello di mettere in comune le risorse per costruire infrastrutture energetiche e di comunicazione, stabilire un mercato comune, implementare un’unione monetaria sotto la valuta proposta per il Sahel, consentire la libera circolazione delle persone, abilitare l’industrializzazione e investire in agricoltura, miniere e settore energetico, con l’obiettivo finale di federalizzare in un unico stato sovrano

Ben altra rilevanza numerica, per insorti e per morti, ha Boko Haram in Nigeria. L’insurrezione di Boko Haram è iniziata nel luglio 2009,quando il gruppo ribelle islamista e jihadista militante ha avviato una ribellione armata contro il governo della Nigeria.  Alla radice, annosi problemi di violenza religiosa tra le comunità musulmane e cristiane della Nigeria, mentre l’obiettivo finale degli insorti è quello di stabilire uno stato islamico nella regione. La rivolta iniziale di Boko Haram fallì e il suo leader Mohammed Yusuf fu ucciso dal governo nigeriano. Ma dopo anni di combattimenti, gli insorti guadagnarono affiliati,  e iniziarono a conquistare vaste aree nel nord-est della Nigeria. La violenza aumentò drasticamente nel 2014 con 10.849 morti.  Allo stesso tempo, l’insurrezione si diffuse nei vicini Camerun, Ciad, Mali e Niger, diventando così un importante conflitto regionale nell’Africa subsahariana. Nel frattempo, il leader Shekau dettte vita a una scissione,  tentò di migliorare la sua posizione internazionale tra i jihadisti allineandosi tacitamente con lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante nel marzo 2015, e il movimento divenne  la “Provincia dell’Africa occidentale dello Stato islamico” (ISWAP)

Nel maggio 2021, l’ISWAP ha attaccato i militanti rivali di Boko Haram nella foresta di Sambisa e Shekau è stato ucciso durante i combattimenti. Dopo la morte di Shekau, masse di militanti di Boko Haram si sono arresi mentre altri hanno disertato per l’ISWAP. Secondo le forze di difesa nigeriane, al 5 aprile 2022, un totale di 51.114 ribelli e famiglie, composti da 11.398 uomini, 15.381 donne e 24.335 bambini, si sono arresi. Questo numero è salito a oltre 100.000 nel luglio 2023. All’inizio del 2024, lo Stato islamico ha annunciato l’inizio di una campagna chiamata “uccidili ovunque li trovi”. Questa campagna è durata dal 1° gennaio al 10 gennaio e ha visto un aumento degli attacchi rivendicati dall’ISWAP sul territorio nigeriano.

(Red/Est M.S.)

Nell’immagine da wikipedia, paesaggio del Sahel





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