Nello stretto di Kerch, al largo della Crimea, una forte tempesta fa spezzare in due una petroliera e ne danneggia una seconda. Enorme il danno ecologico: entrambe trasportavano più di 4.000 tonnellate di “mazut”, un residuo del petrolio usato come combustibile di bassa qualità
Un tremendo naufragio è avvenuto nella giornata di oggi nello stretto di Kerch, a circa otto chilometri al largo dalla costa della Crimea. Come reso noto dal Ministero delle Emergenze russo, una petroliera è affondata spezzandosi in due e perdendo la prua, che si è inabissata rapidamente. Nello stesso tratto, una seconda petroliera è stata danneggiata dalla tempesta e lasciata alla deriva. Al momento si ha notizia di un decesso, mentre 14 membri dell’equipaggio della seconda nave sono ancora bloccati a bordo e 13 persone coinvolte sono state tratte in salvo, prima della necessaria interruzione delle operazioni di recupero per maltempo. Drammatiche le conseguenze e l’impatto ambientale di questo incidente. Si pronostica infatti un disastro ecologico di enormi dimensioni a causa della perdita in mare di tonnellate di petrolio grezzo, una sorta di combustibile diesel più pesante e di più bassa qualità utilizzato per la combustione, denominato “mazut”. Nello specifico, si tratta di un prodotto dell’altoforno meno nobile di benzina e diesel e vicino agli olii minerali, contraddistinto da un costo contenuto e per questo utilizzato per motori di bassa tecnologia o per altri tipi di combustioni. La nave che si è spezzata in due, la Volgoneft-212, trasportava infatti 4300 tonnellate di questo olio combustibile, e la seconda imbarcazione coinvolta potrebbe contenerne altrettanto. Dalle prime analisi, appare che le due imbarcazioni siano di dimensioni inferiori rispetto alle tradizionali petroliere oceaniche e per questo più adatte al traffico fluviale che ai grandi mari. L’incidente è avvenuto nello stretto di Kerch, che separa la Russia dalla Crimea, annessa illegalmente da Mosca nel 2014.
L’incidente, secondo l’agenzia federale per il trasporto in mare e nelle acque interne russa, è da attribuire a una tempesta che ha colpito le acque del Mar Nero. Secondo quanto si legge sulla Tass, la Volgoneft-212 – che trasportava più di 4 tonnellate di olio combustibile – è stata squarciata a prua. Successivamente un’altra nave cisterna, la Volgoneft-239, è stata danneggiata nella stessa zona e momentaneamente alla deriva (con danni ancora tutti da valutare). In mare si sarebbe già creata una macchia di petrolio di vaste dimensioni. A bordo delle due navi vi erano complessivamente 29 membri dell’equipaggio, 13 dei quali sono già stati tratti in salvo.
Un’operazione di salvataggio, che ha coinvolto più di 50 persone, rimorchiatori ed elicotteri, ha portato al recupero di 13 membri dell’equipaggio da una petroliera, prima che l’intervento fosse sospeso a causa del maltempo. I restanti 14 membri a bordo della seconda nave sarebbero dotati di tutto il necessario per la sopravvivenza immediata, ma potrebbero essere bloccati fino a quando le condizioni meteorologiche non miglioreranno.
Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato l’istituzione di un “gruppo di lavoro” per gestire l’incidente. A guidarlo sarà il vice Premier Vitaly Savelev. Gli inquirenti hanno ipotizzato una possibile negligenza penale. Nel 2007 un’altra petroliera della Volgoneft, la Volgoneft-139, era affondata spezzandosi in due, mentre era ancorata al largo dello Stretto di Kerch. Questo incidente aveva riversato in mare più di mille tonnellate di petrolio.
Sembra che le due petroliere interessate dall’incidente siano navi di ridotte dimensioni, della compagnia Volgatanker. Ogni nave aveva una capacità di circa 4.300 tonnellate di petrolio, come riferito dai funzionari russi all’agenzia Tass. A differenza delle grandi petroliere, che possono trasportare circa 120mila tonnellate di petrolio, queste imbarcazioni sembrano essere destinate principalmente al trasporto fluviale o nelle acque costiere russe.
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