Dai porti del Tirreno settentrionale arrivano 261mila t/a di CO2, il 74% a Livorno

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Nell’ambito dell’aggiornamento del Documento di pianificazione energetica ed ambientale (Deasp), l’Autorità di sistema portuale (Adsp) del mar Tirreno settentrionale ha presentato oggi il nuovo rapporto sulla carbon footprint, che documenta l’andamento delle emissioni climalteranti dai vari scali portuali (ovvero Livorno, Piombino, Portoferraio, Rio Marina, Cavo, Capraia).

Nel corso del 2023 sono 261mila le tonnellate di CO2 rilasciate, per la quasi totalità – 230mila t – imputabili alle navi in transito e ferme in banchina; rispetto ai dati 2021 si registra un calo delle emissioni pari a -7,6%, dove a incidere è soprattutto il -12% di quelle prodotte dal settore navi mercantili.

«Nonostante ci sia ancora molto lavoro da fare per giungere ad una completa decarbonizzazione del settore – premette il presidente della Adsp Luciano Guerrieri, prendendo a riferimento i dati sulle emissioni di CO2 prodotte dal settore passeggeri, aumentate dell’8% rispetto al 2021 – non si può non rilevare come l’inquinamento nei porti stia progressivamente diminuendo grazie a una combinazione di normative e sviluppi nelle iniziative ambientali».

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In questo caso l’accento è però posto sulle emissioni che alimentano il riscaldamento globale, misurate in termini di anidride carbonica (CO2), che di per sé non è un “inquinante” atmosferico. Precisazioni lessicali a parte, dal rapporto emerge innanzitutto come le emissioni di Livorno pesino oggi circa per il 74% sul totale, quelle di Piombino per il 14,8% e quelle dell’Isola d’Elba per l’11,2%.

Il presidente dell’Adsp sottolinea come i risultati del 2023 siano la diretta conseguenza di alcuni contributi positivi, quali la riduzione delle emissioni nello stazionamento a banchina di parte del traffico Ro-Ro per lo scalo di navi di linea dotate di nuova tecnologia a batterie (-20% CO2eq su totale stimato RoRo rotabili e – 1,1% su totale CO2eq navi); la diffusione dell’uso di elettricità da fonti rinnovabili tra gli utenti portuali più energivori; il sostanziale incremento del traffico ferroviario nel porto di Livorno, che sottrae flusso di traffico su gomma ancora sostanzialmente basato su combustibili fossili.

Diverse sono le iniziative di sostenibilità ambientale avviate già nel 2021 nell’ambito del Deasp e portate avanti nel corso di questi tre anni. A cominciare dall’intervento per la realizzazione di strutture di alimentazione di energia elettrica delle navi da banchina (Onshore power supply) nei porti di Livorno, Piombino e Portoferraio.

«Tutti gli interventi sono in fase avanzata di progettazione e dovranno essere terminati entro il 2026», ricorda Guerrieri, che sottolinea come per questi progetti in via di implementazione sia stata stimata una riduzione di emissioni di CO2 che nel medio termine potrebbe tradursi per i tre scali portuali in un risparmio pari al 32% (Livorno), 25% (Piombino) e 49% (Portoferraio) delle tonnellate di CO2 emesse dalle navi durante la sosta.

L’Adsp prevede inoltre di realizzare degli impianti fotovoltaici sia a Collesalvetti, in un’area di proprietà dell’Authority, che a Piombino (sui parcheggi a servizio del porto ubicati nella zona Poggio Batteria e anche in porto, nel Molo Batteria e nel Molo Nord).

Un quadro positivo cui manca però un tassello importante, dal quale potrebbe arrivare un importante calo dell’inquinamento atmosferico oltre che delle emissioni di CO2 rilasciate dalle navi: più impianti rinnovabili, anche offshore, a partire dall’eolico.

Come emerso infatti in un recente convegno organizzato dalla Goletta Verde di Legambiente, per rendere davvero sostenibili i (crescenti) traffici portuali è necessario percorrere in parallelo una doppia strada, ovvero abbinare ai collegamenti ferroviari gli impianti rinnovabili necessari per alimentare il cold ironing delle banchine.

Nel merito, Legambiente propone di installare fino a circa 300 MW di impianti eolici per l’autoproduzione di energia, che possa alimentare da terra le navi ormeggiate in porto abbattendo drasticamente l’imponente inquinamento atmosferico (e climatico) oggi imposto alla città da questi giganti del mare, che oltre a ricchezza economica portano impatti ambientali da limitare ancora di più di quanto sia stato fatto finora (secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, Livorno è la seconda grande città d’Italia per qualità dell’aria in base ai dati su uno degli inquinanti atmosferici più pericolosi per salute umana, il particolato fine Pm2.5).

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