La devastazione causata dai terremoti in Italia non si limita ai danni materiali e alla perdita di vite umane. L’impatto economico di questi eventi sismici è devastante e colpisce le aree coinvolte in modi spesso trascurati. Il recente incontro della settima Giornata nazionale della prevenzione sismica ha posto l’accento sulla questione cruciale della prevenzione, con le parole unanimi di esperti e istituzioni. Il Ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, ha annunciato l’approvazione di un Piano nazionale per la prevenzione sismica, destinato a sostenere in particolare le aree ad alto rischio.
Finanziamenti e strategie per la prevenzione
La Fondazione Inarcassa, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri e il Consiglio Nazionale degli Architetti hanno chiarito che la questione della prevenzione è fondamentale. Durante l’evento, Musumeci ha comunicato che il nuovo piano prevede una dotazione iniziale di 250 milioni di euro, da destinare a una durata di almeno dieci anni. La strategia è chiara: concentrare l’attenzione su zone particolarmente vulnerabili e sulle infrastrutture pubbliche essenziali, come scuole e ospedali, che necessitano di adeguamenti per resistere a terremoti futuri.
Affrontando la questione economica, dal 1968, anno del terremoto della Valle del Belice, l’Italia ha investito oltre 135 miliardi di euro. Si prevede che circa 20 miliardi di euro siano ancora necessari fino al 2047, destinati a riparare i danni causati da otto eventi sismici particolarmente distruttivi. Tuttavia, il problema non è solo l’investimento di denaro. La vulnerabilità del patrimonio immobiliare italiano deve essere affrontata con decisione, considerando che circa 18 milioni di abitazioni residenziali sono a rischio sismico senza le opportune misure di sicurezza.
Gli effetti indiretti dei terremoti sull’economia locale
L’impatto economico dei terremoti va oltre le spese dirette per la riparazione dei danni. Durante la settima Giornata nazionale della prevenzione sismica, è emerso da uno studio che oltre ai costi materiali ci sono severe ripercussioni sul tessuto economico locale. L’analisi ha esaminato le conseguenze di tre terremoti significativi — Valle del Belice, Friuli Venezia Giulia, e Irpinia — e ha tenuto conto di fattori come il Prodotto interno lordo , l’occupazione, la demografia e i beni culturali.
Le scoperte rivelano che le cicatrici lasciate dai sismi influiscono sullo sviluppo delle comunità colpite per anni. Per esempio, le aree devastate mostrano una diminuzione costante del PIL, con decrementi del 2,8% nel Belice e del 12% in Irpinia. Contrariamente, il Friuli è riuscito a trasformare la crisi in un’opportunità, aumentando il suo PIL del 20% grazie a una ricostruzione mirata che ha modernizzato l’economia locale.
Impatti sul mercato del lavoro e sul patrimonio culturale
I terremoti hanno anche conseguenze devastanti sul mercato del lavoro. In zone come il Belice e l’Irpinia, i tassi di disoccupazione hanno raggiunto picchi drammatici, rispettivamente al 25,5% e al 27,3%, ben al di sopra della media nazionale che oggi si attesta attorno al 5,8%. Lo spopolamento è un’altra conseguenza evidente; la popolazione nelle aree colpite è diminuita di oltre il 10% nel Belice e del 8,6% in Irpinia. I risultati sul patrimonio culturale sono altrettanto allarmanti, con il Belice che ha perso il 100% dei suoi beni culturali e l’Irpinia che ha registrato una perdita del 70%.
La vulnerabilità del patrimonio edilizio italiano
Un altro aspetto preoccupante riguardo ai terremoti è rappresentato dalla vulnerabilità degli edifici in Italia. Durante l’evento, è stata sottolineata la criticità delle strutture: circa 12 milioni di edifici residenziali sono stati costruiti prima del 1971, mentre gli edifici edificati dopo il 2008, quando le normative sismiche sono diventate più rigorose, rappresentano meno del 3% del totale. Inoltre, solo il 32% degli edifici residenziali presenti in Italia è classificato in buone condizioni, e la situazione è ancor più grave per gli immobili costruiti prima del 1960, con una percentuale che scende a circa il 20%.
I relatori all’evento hanno evidenziato l’urgenza di una seria azione di mitigazione e prevenzione, focalizzandosi sugli edifici a maggior rischio. La popolazione italiana, frequentemente colpita da eventi sismici, ha bisogno di un approccio più strategico per proteggere le strutture e migliorare la sicurezza. Le parole degli esperti puntano a un futuro in cui la cultura della prevenzione e della manutenzione diventi una priorità per il nostro Paese.
Ultimo aggiornamento il 17 Dicembre 2024 da Sara Gatti
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