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 «Troppo costoso e pesante sulla bolletta»: in un report tutti i dubbi sul ritorno del nucleare in Italia
Una centrale nucleare. Crediti foto: Getty Images

Troppo costoso in tutte le sue fasi: dalla realizzazione allo smantellamento, senza parlare della gestione dei rifiuti radioattivi. In una parola: l’energia nucleare non conviene. È una bocciatura sonora quella contenuta nel report realizzato da 100% Rinnovabili Network, coalizione promossa dalle associazioni ambientaliste e del terzo settore, docenti universitari, ricercatori ed esponenti del mondo delle imprese e dei sindacati. Tanto che, è la tesi, questa tecnologia «renderebbe più cara l’energia elettrica. Un costo ben maggiore rispetto a quello delle fonti rinnovabili. E i reattori “piccoli” (Small Modular Reactor, Smr) sono ancora più costosi».

La coalizione 100% Rinnovabili Network ha presentato un report sui costi del nucleare, dalla costruzione alla gestione dei rifiuti. Emerge che in Europa nel 2023 produrre energia da nuove centrali nucleari costerebbe circa tre volte in più rispetto a fotovoltaico ed eolico onshore

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Il report, presentato a Roma il 10 dicembre, arriva in un momento in cui il governo Meloni sta lavorando per reintrodurre il nucleare in Italia, tecnologia dismessa dopo il referendum abrogativo del 1987. Un’intenzione confermata anche dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un’intervista al Corriere, dove si faceva riferimento in particolare al nucleare di «terza generazione avanzata» oltre che a quello di quarta generazione, che però ancora non esiste. Inoltre, secondo la coalizione, «l’energia elettrica generata con gli Smr – i reattori modulari più piccoli proposti per l’Italia e che ancora non sono stati costruiti in nessun Paese occidentale – costerà più di quella prodotta dai reattori più grandi».

Il metodo di calcolo

Obiettivo dello studio è mettere in evidenza i costi dell’energia nucleare, sia di generazione dell’elettricità sia di sistema. Per farlo, gli autori hanno usato il «metodo del costo livellato dell’elettricità», un indicatore che rappresenta il rapporto tra i costi complessivi della costruzione e del funzionamento dell’impianto (costruzione, costi operativi, funzionamento, combustibile e manutenzione) e la quantità di elettricità prodotta durante l’arco di vita utile dell’impianto. L’indicatore ottenuto viene espresso in dollari per megawattora ($/MWh).

A questi costi, inoltre, vanno aggiunti quelli relativi allo smantellamento delle centrali nucleari e alla bonifica dei siti nucleari contaminati, oltre a una parte di quelli per gestire i rifiuti radioattivi ad alta intensità (che decadono in molte migliaia di anni) e media intensità (che decadono in alcune centinaia di anni) generati dalle barre del combustibile nucleare esaurito. Secondo i calcoli di 100% Rinnovabili Network, questi costi starebbero in un intervallo tra 422 e 566 miliardi di euro. L’Italia, inoltre, è ancora in attesa del deposito dei rifiuti ad alta e media radioattività, per il quale si stima un costo di almeno 8 miliardi di euro.

Cosa dice il report

Facendo riferimento ai dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (World Energy Outlook 2024), il costo complessivo di generazione dell’elettricità prodotta da nuove centrali nucleari in Europa sarebbe di 170 $/MWh: oltre tre volte in più di quella generata dal solare fotovoltaico (50 $/MWh) e 2,8 volte in più rispetto all’eolico onshore (60 $/MWh) e dell’eolico offshore (70 $/MWh).

Gli stessi calcoli vengono fatti anche al 2030 e al 2050. Ma, ancora una volta, il nucleare risulta la tecnologia più costosa nel confronto con le rinnovabili: «Una differenza di ben 100 $/MWh tra nucleare e solare per il 2030 e il 2050, di 80 $/MWh per l’eolico onshore nel 2030 e di 75 $/MWh nel 2050 e infine, per l’eolico offshore, di 90 $/MWh sia per il 2030 sia per il 2050».

Il ruolo strategico delle energie rinnovabili

Il confronto economico tra nucleare e rinnovabili, secondo il report, si chiude sempre a vantaggio di queste ultime. Gli autori dello studio, infatti, sostengono che «l’Italia potrà soddisfare il proprio fabbisogno di elettricità, anche raddoppiato al 2050, non solo all’80 per cento, ma al 100 per cento con fonti rinnovabili di energia: idroelettrico, geotermico, da biomassa e, soprattutto, eolico e fotovoltaico».

E le prospettive sono buone anche nella gestione dell’intermittenza delle rinnovabili, cioè il fenomeno per cui questi tipi di energia dipendono da fattori esterni come il sole e il vento che, per loro natura, non sono programmabili. Una difficoltà che si può superare «combinando opportunamente eolico e fotovoltaico e ricorrendo a tecnologie disponibili di accumulo: batteria, accumuli idraulici, accumuli termici e ad aria compressa e, in una prospettiva ormai vicina, anche producendo idrogeno verde e suoi derivati». Tecnologie ancora in parte costose che, stima la coalizione, vedranno una riduzione dei prezzi man mano che aumenta la loro diffusione.

Anche il nuovo Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), puntualizza la coalizione, «prevede uno scenario di ritorno al nucleare a fissione, con la costruzione di Small Modular Reactor (SMR), di Advanced Modular Reactor (AMR) e di micro-reattori», anche se «il ritorno al nucleare, ancora di più per un Paese come l’Italia che ne è uscito da molti anni, avrebbe un costo molto alto».

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