l’asse italo-brasiliano “piegato” dall’arresto di latitanti eccellenti

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LAMEZIA TERME Un primo fronte investigativo aperto dalle autorità italiane ha riguardato il Brasile e, in particolare, con la Polizia Federale brasiliana, per il tramite dell’esperto per la sicurezza all’Ambasciata d’Italia a Brasilia. Una collaborazione evidentemente proficua perché l’8 luglio del 2019 ha portato all’arresto dei latitanti Patrick e Nicola Assisi. A loro verranno poi ricondotti traffici imponenti di cocaina e, in particolare, carichi per poco più di una tonnellata sequestrati tra il 2019 e il 2019 nel porto di Paranaguá. La collaborazione interforze avrebbe quindi consentito di far luce su quella che gli inquirenti definisco senza esitazione una sorta odi “nuova declinazione” dei rapporti tra Vicenzo Pasquino e Michelangelo Versaci con i due Assisi ormai da carattere transnazionale dei loro traffici. Ma non solo.

Il fronte investigativo italo-brasiliano ha consentito di conseguire eccezionali risultati come la cattura di altri latitanti del PCC – il Primeiro Comando da Capital – da parte della Policia Federal: Sergio De Arruda Quintiliano, detto “Minotauro, arrestato il 4 febbraio del 2019 a Balneario Camboriù, proprio dove gli inquirenti avevano documentato la presenza di Pasquino e Versaci solo qualche giorno prima, dal 27 al 31 gennaio. E poi André De Oliveira Macedo, detto “André do Rap”, arrestato a settembre del 2019 e Gilberto Aparecido Dos Santos detto “Fuminho” catturato il 14 aprile del 2020. Questi risultati hanno così convinto le autorità brasiliane e quelle italiane a collaborare e lavorare, d’intesa e con la mediazione di Eurojust, alla creazione della prima squadra investigativa comune. Accordo poi siglato il 28 aprile del 2020. Un primo – grosso – risultato conseguito dalla squadra investigativa comune è stato l’arresto di due latitanti di grande spessore criminale: Rocco Morabito e proprio Vincenzo Pasquino, sorpresi il 24 maggio del 2021 in un hotel di Joao Pessoa.

Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino

Le attività investigative avrebbero consentito, quindi, di far emergere una sorta di partnership tra la famiglia di ‘ndrangheta attiva in Piemonte e alcuni dei trafficanti di droga tra i più importanti e influenti e appartenenti al PCC. C’è, ad esempio, il già citato Sergio De Arruda Quintiliano alias “Minotauro”, considerato tra i massimi esponenti del PCC, colui che ha condotto e vinto la “guerra” con altre narco-organizzazioni per il predominio ed il controllo della “triple frontera”. Un primo segnale positivo arriva da una comunicazione di Vincenzo Pasquino in cui spiega di essere a lavoro proprio con Minotauro, indicandolo come quello che ha fatto la guerra in Paraguay. Altro nome di spicco è poi quello di Gilberto Aparecido Dos Santos detto “Fuminho”, braccio destro del fondatore del Pcc e a sua volta massimo esponente dell’organizzazione, catturato dopo 21 anni di latitanza il 13 aprile del 2020 e di seguito all’arresto, avvenuto nel settembre precedente, del suo fedele collaboratore André de Oliveira Macedo, alias “André do Rap”, già residente nello stesso appartamento dove soggiornavano Nicola e Patrick Assisi a Praia Grande.  

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Come scrivevano i giornali locali a proposito degli arresti di Patrick Assisi e suo padre Nicola a Praia Grande sulla costa di San Paolo, «Nicola è chiamato il “Fantasma della Calabria” perché si è nascosto nella malavita. “Calabria” perché quella è la regione del Sud Italia da cui è originario e dove si trova anche il quartier generale della ‘Ndrangheta (…) nello stesso edificio dove sono stati arrestati gli italiani, viveva il criminale del PCC con cui gli italiani hanno negoziato il traffico internazionale di droga: André de Oliveira Macedo, André do Rap, che è in fuga ed è considerato un obiettivo numero uno tra la polizia statale e federale…».

Il “Primeiro Comando da Capital” è un’organizzazione criminale terrorista brasiliana fondata nel 1993 da detenuti nella prigione di Taubaté a San Paolo e, da subito, si è resa responsabile di svariati atti criminali come l’organizzazione di evasioni dal carcere, rivolte in cella, traffico di droga, furto e attività terroristiche. In cinque giorni, nel 2006, nei sei stati più importanti della federazione brasiliana il PCC ha organizzato l’esecuzione di circa 300 persone, costringendo così il governo brasiliano ad una trattativa e negoziando con il capo dell’organizzazione Marcela, detenuto allora in carcere, una tregua in cambio di lassismo nei loro traffici illeciti. Nel 2012 il PCC organizzò poi il massacro di decine di agenti mentre uscivano dalle loro case per recarsi al lavoro. Secondo le ultime inchieste, sarebbe in corso una internazionalizzazione del PCC di cui sarebbe stata provata la presenza in Paraguay, Argentina, Uruguay e Colombia. Oltre alla collaborazione con la ’Ndrangheta calabrese. (g.curcio@corrierecal.it)

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