L’addestramento dei minori per le estorsioni. E i commercianti del comune di Melito di Napoli costretti a comprare i “gadget natalizi” per ingrassare le casse delle famiglie
Colpo della Direzione investigativa antimafia contro il clan Amato-Pagano, che ha portato oggi a 53 misure cautelari. Indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione di armi e altri reati, in un lavoro, partito dal 2021, che ha permesso di ricostruire l’organigramma del gruppo, a partire dai vertici attuali, individuati in Raffaele ‘Lello’ Pagano e Cesare Amato, entrambi detenuti al 41 bis. Deborah Amato, 34 anni, colei che, secondo la DDA di Napoli, aveva ereditato la guida del clan Amato-Pagano dopo l’arresto della mamma, Rosaria Amato, detenuta al 41bis. Insieme con lei gestivano il clan anche Gennaro Liguori (marito della nipote di Raffaele Amato, classe ’65); il marito di Debora, Domenico Romano, Enrico Bocchetti (genero di Cesare Pagano) e da Emanuele Cicalese (genero di Raffaele Amato, classe ’65). Sono complessivamente 43 gli arresti in carcere e 10 quelli ai domiciliari emessi dal gip Iaselli su richiesta della Dda.
I video attira giovani su TikTok
Una camorra che attirava i giovanissimi, con un lusso esibito anche sui social. Ritualità su cui il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha gettato un allarme. «In Italia la prima mafia a utilizzare i social è stata la Camorra. Nel mondo, i messicani, ma in Italia la Camorra. E Tik tok viene usato dalle mafie perché le mafie si rivolgono ai giovani», ha dichiarato in un punto stampa stamane in procura a Napoli. Nei video delle due famiglie raggiunte dalla Dia si contano mazzette di denaro o in cui si mostrano orologi e macchine di lusso. In strada, poi, sfilate con auto quali Ferrari e Lamborghini. «Queste mafie esternano la loro ricchezza, il loro potere che serve ad accalappiare i giovani, a irretire i giovani come dire ‘venite da noi, venite con noi, noi siamo il modello vincente, noi siamo quelli che possono farvi diventare ricchi’», osserva Gratteri.
L’imposizione dei gadget natalizi alle vittime
Come consuetudine il taglieggiamento delle vittime diventava più pressante a ridosso delle festività natalizie: la quasi totalità dei commercianti del comune di Melito di Napoli, in prossimità del Natale, veniva difatti costretta a comprare i cosiddetti “gadget natalizi“. Non solo nell’inchiesta è emerso che gli affiliati detenuti riuscivano a comunicare con quelli liberi, attraverso l’utilizzo dei cellulari, comunicazioni anche finalizzate l’agevolazione dell’introduzione nelle carceri delle sostanze stupefacenti. Insieme con le 53 misure cautelari ad alcuni degli indagati è stato notificato anche il sequestro preventivo di una società di vendita e noleggio di veicoli il cui gestore è risultato essere in affari e a disposizione del clan, tanto che gli affiliati utilizzavano le sue autovetture per gli spostamenti e gli uffici della sua azienda come principale base operativa.
Minori coinvolti nelle estorsioni (imposte anche agli imbianchini)
I minori venivano addestrati per occuparsi di estorsioni e droga, e nel quale il ruolo delle donne era apicale, come quello della reggente, Rosaria Pagano, detenuta al 41bis. L’utilizzo dei minorenni da parte del clan «è qualcosa che ci ha un po’ impressionato, dire che ci ha dato fastidio è dir poco», ha sottolineato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri in conferenza stampa, parlando di un «vero e proprio corso di addestramento». «Le estorsioni venivano imposte anche agli imbianchini, che rappresenta come il clan Amato-Pagano volesse controllare il respiro dei cittadini», ha precisato Gratteri. «I soldi sono il risultato – ha spiegato – ma l’obiettivo degli Amato-Pagano è l’esternazione del potere”. Le indagini sulle estorsioni, è stato spiegato ai giornalisti, hanno fatto registrare una novità: il “pizzo” veniva imposto tenendo conto della capacità reddituale delle vittime. Il core-business del clan però, rimane il narcotraffico, con affiliati anche in Spagna e a Dubai. Il capo centro della Dia di Napoli Claudio De Salvo e il direttore della Dia Michele Carbone hanno spiegato il metodo. «L’inchiesta – hanno affermato – ha colpito in particolare i vertici della famiglia Amato-Pagano, in particolare i discendenti dei boss storici ancora liberi, coloro che hanno ereditato lo scettro della famiglia malavitosa». Durante le perquisizioni, inoltre, sono stati sequestrati parecchi contanti e orologi di lusso. I flussi finanziari venivano impiegati anche in attività lecite, come la compravendita di autovetture e i proventi usati per pagare le “mesate” (gli stipendi) agli affiliati. Altra gamba del business erano le imprese edili impegnate in lavori anche nei bonus. Gli accertamenti degli inquirenti hanno anche consentito di scoprire che l’organizzazione malavitosa si appropriava abusivamente delle case sfitte, senza avere però alcuna concessione.
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