Cinquanta milioni sono arrivati. Primo assegno dagli americani

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Cinquanta milioni. È la somma messa a disposizione da Morgan Stanley ad Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, l’ex Ilva di Taranto, sul plafond da 200 milioni circa oggetto di prestito. Quest’ultimo è stato negoziato da Acciaierie mesi addietro ed è legato ad un pegno rotativo sul magazzino. In sostanza, la banca americana utilizza il magazzino di AdI come garanzia.  Un primo anticipo dei 200 è arrivato solo di recente, ha richiesto non poche riunioni con i rappresentanti della banca, e a breve si conta che possa arrivare il resto, anche perché Acciaierie ha già rappresentato a Morgan Stanley la necessità di avere gli altri soldi con urgenza. L’azienda è fiduciosa sul loro arrivo. Visto il tempo trascorso e considerato che non tutta la somma è stata messa a disposizione di AdI, c’è da dire che forse, rispetto alla banca americana, ha fatto prima la Commissione Europea nel dare il via libera al prestito ponte del Mef da 320 milioni. L’ok di Bruxelles risale infatti a metà luglio. Probabilmente il fatto che AdI sia in amministrazione straordinaria può aver spinto Morgan Stanley ad essere cauta prima di accendere la luce verde all’ex Ilva. In ogni caso, i primi soldi sono arrivati, ma la loro esiguità ha fatto sì che AdI ne centellinasse la distribuzione. E lo conferma anche il fronte delle imprese dell’indotto.

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Il commento

«I soldi non sono arrivati – dice a Quotidiano Nicola Convertino, presidente dell’associazione Aigi -. O meglio, è arrivata una piccola spolveratina, una piccola percentuale dello scaduto. Siamo nell’ordine del 15-20 per cento sullo scaduto. Un po’ poco e le imprese sono in difficoltà. Tuttavia adesso stiamo vedendo di attivare delle linee di credito con Sace o General Finance. I tempi sono molto stretti ma stiamo discutendo. Se da AdI arriverà qualcos’altro prima di Natale? Dubito. Semmai penso che per l’inizio del 2025 non ci saranno problemi, ma prima di Natale la vedo difficile all’infuori di una linea di credito dedicata. Ma, attenzione, a favore di chi ha le pratiche con General Finance in uno stato avanzato. Queste ultime non avranno problemi poiché i commissari di AdI si sono messi a disposizione per anticipare le fatture. Con Sace e General Finance c’erano discorsi aperti come possibilità, ma poi non sono stati attivati rapidamente sul piano operativo. Adesso contiamo che l’operatività si possa avere entro la fine dell’anno per chi può vantare un’istruttoria in stato avanzato – afferma Convertino -. Stiamo vedendo tecnicamente in queste ore come fare. Per tutte le altre posizioni, invece, l’iter sarà un po’ più lungo, anche se faremo di tutto per serrare i tempi. Sace si è messa a disposizione per fare il possibile. Vediamo, considerato che a Natale mancano ormai pochi giorni».

L’indotto

E su un altro fronte dell’indotto, quello dei trasportatori di Taranto che lavorano con Acciaierie, l’azienda ha convocato per oggi alle 11 un incontro in direzione. Si farà il punto dopo una settimana di sperimentazione del “Tender Road”, le nuove regole aziendali in materia di trasporto su strada delle merci, ma i trasportatori hanno già detto – si veda Quotidiano di ieri – che la prova non è andata bene e che le nuove tariffe di AdI li portano a lavorare in perdita. I trasportatori hanno avanzato una controproposta che prevede un ritocco di circa il 10 per cento delle attuali tariffe. Intanto il M5S, con i parlamentari Leonardo Donno e Mario Turco, annuncia che è «riuscito ad introdurre nella Manovra 2025 l’emendamento secondo cui è prevista l’istituzione del “Fondo a sostegno delle imprese dell’indotto Ilva” che mira a preservare il tessuto produttivo e occupazionale minacciato da un pericoloso oblio per imprenditori e migliaia di famiglie. La dotazione finanziaria iniziale sarà di 3 milioni di euro per gli anni 2025, 2026 e 2027. Un primo passo, raggiunto grazie al lavoro sinergico del Movimento – sostengono Donno e Turco – e ai numerosi confronti avvenuti con i sindacati dei lavoratori, imprese e associazioni datoriali. Dal prossimo anno, con l’impegno di tutti, questo fondo potrà soltanto crescere al fine di sostenere maggiormente la crisi dell’indotto ex Ilva e il rilancio del territorio di Taranto che merita particolare centralità nelle politiche strategiche del Paese. Ci auguriamo che il Governo Meloni possa accogliere le nostre proposte per aumentare il fondo e dare respiro alle aziende in crisi e ai lavoratori che rischiano di perdere il lavoro». «Non abbiamo ancora nulla da AdI – afferma Fabio Greco, presidente di Confapi Taranto – anche se la politica ci dice che i soldi sono arrivati e che non dovrebbero esserci problemi per pagare prima di Natale. In realtà quello che abbiamo visto sono piccoli acconti. Arrivati peraltro a macchia di leopardo. La proposta dei pentastellati? Ben venga il fondo ad hoc, ben vengano i 3 milioni perché non lasciamo nulla, ma ci sia spiegato come funzionerà. Poi, probabilmente, vanno messi dentro 50 milioni, non 3. Qualcosa di più, perché con 3 milioni non facciamo niente. Con Adi stiamo parlando, certo, ma sta accadendo che mentre da una parte veniamo rassicurati e ci viene detto che saremo pagati, dall’altra l’area tecnica dell’azienda ci dice che non ha l’ok per pagarci perché i soldi non ci sono».





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