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Quando la moda non era solo materia di mondanità e consumo, quando parlare di capi, tessuti e accessori non era mero esercizio di vanità ma, pur trattandosi comunque di argomento prevalentemente femminile, era parte dell’inizio del processo di emancipazione che in una parte del mondo avrebbe portato la donna al suffragio, alla pari dignità, fino al punto che ogni movimento di lotta alle discriminazioni di genere ha come obiettivo principale: una autorappresentazione che non tenga conto del giudizio o del riferimento maschile, in altre parole il Crear se stessa (pagine 213, euro 35).

È il titolo di un volume uscito da pochi giorni per Rina edizioni, curato da Michela Dentamaro con prefazione della scrittrice campana Olga Campofreda: col sottitolo di “Storia della moda raccontata dalle scrittrici”, è un’antologia sul tema formata da testi di maitre a penser – scrittrici e opinioniste, giornaliste e aristocratiche – del passato. Sono Sibilla Aleramo, la contessa Lara e la marchesa Colombi, Rosa Genoni e Olga Ossani, Mara Antelling e Matilde Serao, fondatrice di questo quotidiano.

Matilde Serao, la vita della giornalista diventa una serie tv

I suoi scritti sono presi appunto dalle pagine del Mattino ma anche da quelle dei tanti giornali che fondò o a cui collaborò. Il più risalente è un contributo dal Fanfulla della domenica, del 1881, un resoconto dell’Esposizione di Milano con approfondimenti sul padiglione dei vestiti. Ma la curatrice ha scelto di iniziare la sezione dedicata all’autrice di Il ventre di Napoli con un breve articolo di donna Matilde sui profumi, e l’incipit è d’autrice e la firma corrisponde a uno dei suoi tanti nom de plume, donna Clara Lieti: «Parliamo di cose odorose.

Già che ora gli estremi fiori muoiono sotto il sole, occupiamoci di profumi punto del resto i profumi di estate non sono quelle d’inverno; i profumi per la casa non sono gli stessi che si portano per uscire».

Subito dopo è presente un pezzo uscito a soli quattro mesi dalla fondazione del Mattino, luglio del 1892; è dedicato ai costumi da bagno, è scritto in forma di decalogo prescrittivo ed è uno spasso: «Sarà di lana, assolutamente di lana, nient’altro che di lana: o non sarà». I consigli, o meglio i diktat, proseguono con qualche allusione e civetteria: «Il costume sarà largo, non goffo: la massima libertà per nuotare; per andare e venire. Largo! È inutile dire le altre ragioni di prudenza che consigliano questa misura». La Serao ci ricorda che siamo sempre in tempi pionieristici, quanto ad autonomia femminile: «Non lasciate mai che vostro marito veda il vostro costume da bagno, prima che lo abbiate adoperato. Questo quasi vestito è un soggetto di eterno dissidio coniugale». Per lei e Scarfoglio, coppia moderna, il caso è diverso, e non è la gelosia che costringe a sopralluoghi prima dell’andata in spiaggia: «In quanto a gibus il suo solitario parere è sempre questo: che vi sono due cose buffe al mondo in estate. La prima cosa buffa è una donna in costume da bagno, nel mare». Ma ecco la visione paritaria: «La seconda cosa buffa, stravagantemente buffa, enormemente buffa, è un uomo in costume da bagno, nel mare».

Premio Serao 2024 a Donatella Di Pietrantonio: «Tutto è cominciato leggendo le pagine di donna Matilde»

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Attraverso pezzi come questo e gli altri si snoda, dunque, una sorta di apprendistato femminista, seppur sviluppato da una figura atipica (non c’erano tante creatrici di giornali, in giro per l’Europa a fine ‘800). Campofreda segnala da subito la dinamica: «Personalità come queste sono ancora un’eccezione nel panorama italiano del loro tempo: vivono in grandi centri come Milano, Napoli o Roma, leggono i giornali esteri per signore, conoscono le ultime novità da Londra e Parigi, e sono ben ricettive di certi discorsi politici sulle emancipazioni femminile che circolano tra i salotti di fine secolo. Attraverso il giornalismo di moda le donne calibrano la propria voce sulla carta stampata, allenano il proprio sguardo sulla società e te sono le fila di una rete fondamentale per lo sviluppo di una coscienza di genere».

I contributi della Serao, nella sua prosa inconfondibile e con il suo gusto per il commento laterale e spiazzante, proseguono con articoli dedicati alle capigliature. Uno, del 1911, è un reportage da un ballo che si è svolto nell’Alta Engadina, preso dalle pagine di La moda del giorno, altra testata creata dalla scrittrice; la Serao sceglie un taglio originale per raccontare la serata, descrivendo le acconciature delle bellissime dame che danzano. L’altro, che poi è l’ultimo, è sui capelli corti, da “Il giorno”, datato 1927. In mezzo una chicca – dal Mattino del 1895 – sull’abbigliamento sportivo in cui l’autrice annota che da quando fanno sport «le donne sono più sane, più floride, sono diventate anche più energiche, moralmente. È vero che la grazia della loro debolezza ci ha perduto un poco, è vero che esse sono meno sentimentali, più fredde, più scettiche; è vero che esse hanno appreso troppo a ridere dell’amore e degli uomini; ma sono, forse, più felici».





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