Pendolaria – focus Emilia Romagna

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I dati del nuovo report PENDOLARIA di Legambiente

Un Paese con i freni tirati: in Italia il trasporto pubblico resta un tema secondario

Finanziamenti inadeguati, crisi climatica, ritardi e disservizi pesano

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

su efficienza e qualità del settore

In Emilia Romagna per il trasporto ferroviario solo lo 0,65% dei fondi di bilancio

Tre le linee ferroviarie critiche, ma i disservizi riguardano un po’ tutto il trasporto pubblico locale

Legambiente: “Gli investimenti sul TPL e sul trasporto ferroviario sono ancora troppo limitati, serve un cambio di rotta per renderli efficienti, attrattivi e di conseguenza spostare realmente i cittadini dall’auto privata al mezzo pubblico”

Leggi il report Pendolaria

In Italia, il trasporto su ferro resta un tema secondario e i finanziamenti ad oggi risultano essere assolutamente inadeguati. Il risultato è un trasporto che fatica a migliorare e su cui pesano anche gli impatti degli eventi meteo estremi con ritardi e interruzioni sempre più frequenti, i divari cronici tra Nord e Sud del Paese, i tagli ai collegamenti interregionali. A fare il punto è il nuovo report Pendolaria 2025 di Legambiente, presentato oggi a Roma, che mette in fila dati, numeri e proposte. Partendo dal portafoglio delle risorse, è a dir poco esiguo l’incremento di 120 milioni previsto nella proposta di legge di Bilancio 2025 per il Fondo Nazionale Trasporti, sottofinanziato da anni. In valori assoluti, i finanziamenti nazionali per il trasporto su ferro e su gomma sono passati da circa 6,2 miliardi di euro nel 2009 a 5,2 miliardi nel 2024, ma questi importi restano ben al di sotto delle necessità e rappresentano un –36% se si considera l’inflazione di questi ultimi 15 anni. Anche i finanziamenti regionali sono al lumicino, in Emilia Romagna solo lo 0,65% del bilancio è stato investito per il finanziamento del servizio ferroviario e l’acquisto di nuovo materiale rotabile.

Tagli e risorse finanziarie troppo esigue che rischiano di lasciare indietro il sistema trasporti del Paese. Per questo l’associazione ambientalista lancia un monito al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini: “Le risorse economiche necessarie per una efficace cura del ferro, ossia almeno 3 miliardi di euro aggiuntivi al Fondo Nazionale Trasporti, 500 milioni di euro l’anno per l’acquisto di treni regionali, 5 miliardi di euro per la costruzione e riqualificazione di linee metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane, oltre a 200 milioni di euro all’anno per migliorare i servizi Intercity, sono recuperabili eliminando una parte dei sussidi alle fonti fossili e abbandonando progetti inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina e quelli dannosi per l’ambiente e l’economia, come nuove superstrade e autostrade in aree già dotate di queste infrastrutture”.

  Offerta e qualità del servizio. Nel 2023 nella nostra regione il numero dei viaggiatori al giorno sui treni regionali è tornato finalmente a crescere, superando del 19% il numero del 2009 e del 4% quello del 2019, anno di riferimento pre pandemia. C’è bisogno però di spostare un numero molto maggiore di persone dall’utilizzo del mezzo privato e inquinante a quello del trasporto ferroviario e collettivo, facendo crescere al tempo stesso la qualità del servizio offerto, soprattutto perché la domanda di mobilità si sviluppa su distanze che possono trovare un’alternativa in servizi di trasporto collettivo efficienti e integrati. L’Emilia Romagna infatti rimane sotto i 200mila viaggiatori al giorno contro i 700mila della vicina Lombardia, con 882 corse contro le 2200 dei lombardi. La nota positiva è che il materiale rotabile ha un’età media di 13,9 anni (14,8 anni è la media nazionale), ma si può fare molto meglio aumentando le risorse a disposizione.

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Trasporti e crisi climatica: oltre ai finanziamenti inadeguati, a pesare sul trasporto pubblico sono anche gli impatti della crisi climatica. Sono 203 gli eventi meteo estremi che in Italia negli ultimi 14 anni – tra il 2010 e il 2024 – hanno causato interruzioni e ritardi a treni, metro e tram in tutta Italia. Piogge intense e allagamenti, frane dovute a intense precipitazioni, sono state le cause di interruzioni più o meno lunghe di linee ferroviarie come la Bologna-Rimini, la Ravenna-Ferrara, la Ravenna-Faenza, la Faenza-Marradi. Secondo il Rapporto del Mit “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità”, i danni su infrastrutture e mobilità provocati dalla crisi climatica aumenteranno entro il 2050 e per la nostra regione potrebbero significare una perdita di PIL fino al -0,51%.

Linee peggiori. Pur non comparendo nel rapporto nazionale Pendolaria,  restano da segnalare alcune criticità nella nostra regione: la linea Bologna – Portomaggiore,  interessata da lavori  e per questo in parte coperta con  bus;  la linea che prima dei lavori era la seconda per numero di passeggeri trasportati in settimana, a causa dei continui disservizi e del prolungarsi dei lavori ha perso molta parte dell’utenza che preferisce spostarsi con mezzo privato; la linea Bologna-Prato interessata da lavori di potenziamento per migliorare il trasporto merci e quello di persone, che però registra ogni giorno ritardi e cancellazioni di treni, spesso comunicate all’ultimo se non addirittura non comunicate; secondo il cronoprogramma dei lavori per più di un anno le due città saranno stabilmente collegate solo dalla linea AV; la linea Bologna- Ravenna -Rimini anche questa con problemi di ritardo dei treni e soprattutto di sovraffollamento, in particolare nel periodo estivo e come abbiamo visto soggetta  a chiusure per allagamenti e smottamenti del sedime.

Inquinamento nelle città e nuove strade. Da inizio 2024 sono ben 4 le stazioni di misura che nella regione hanno già superato il limite dei 35 giorni di sforamento della concentrazione di PM10 in un anno: Modena (51 giorni), Carpi (37 giorni), Ferrara(36 giorni), Piacenza (38 giorni) e Rimini (39 giorni). Sebbene il traffico veicolare sia solo una delle componenti della cattiva qualità dell’aria, non possiamo però ignorare che manteniamo un tasso di motorizzazione molto alto, con 538 auto ogni 100 abitanti a Bologna, molto di più che a Madrid o Parigi. Restano poi nella programmazione regionale e locale infrastrutture impattanti: l’autostrada Cispadana, la bretella Campogalliano-Sassuolo e il Passante di Bologna. Si tratta di infrastrutture che non solo andranno a consumare suolo (nel caso della Campogalliano-Sassuolo frammentando l’area protetta lungo la fascia del fiume Secchia) e a contribuire ai problemi di inquinamento, ma che porteranno a uno spreco di denaro che, come visto per gli altri casi, non sarà limitato a fondi privati. Progetti che vanno esattamente nella direzione opposta rispetto alla riduzione dell’utilizzo del mezzo privato. Il tutto quando esistono alternative più economiche e di minor impatto, come nel caso del completamento della strada di scorrimento tra Reggiolo e Ferrara sud, già costruita per 25 km e con progetto preliminare approvato, al posto della Cispadana.

 Tre le proposte che Legambiente indirizza al Ministro Salvini chiedendo: 1) un deciso incremento degli investimenti nel settore dei trasporti pubblici accompagnato da un rafforzamento del ruolo di coordinamento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. 2) promuovere una mobilità urbana più sostenibile e sicura con piste ciclabili, l’estensione delle zone a traffico limitato e di moderazione del traffico (“zone 30” o “zone 20”), il potenziamento della mobilità condivisa e lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico locale efficienti, come tram, metro e autobus elettrici. 3) garantire un servizio di trasporto pubblico di alta qualità nelle aree urbane.

 “Occorrono più treni e una frequenza maggiore di corse, oltre al ripristino di corse di Intercity che con gli anni sono state soppresse per far posto all’AV salvo poi far fare a queste fermate in centri più piccoli per garantire collegamenti rapidi tra capoluoghi di provincia – commenta Legambiente Emilia Romagna. Positiva la realizzazione finalmente del Tram a Bologna, ma manca ancora il completamento dell’SFM con corse frequenti e soprattutto un servizio TPL accettabile in tutti i capoluoghi. In molte città il servizio non è adeguato con corse ogni 30 minuti che diventano anche ogni ora nei giorni festivi, mezzi obsoleti, per non parlare del trasporto scolastico, spesso inadeguato per numero di mezzi e frequenza. Se vogliamo che le persone pensino al TPL come prima scelta al posto dell’auto privata dobbiamo offrire un servizio di qualità a partire dalle giovani generazioni”

 

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