Manca qualche minuto al fischio d’inizio. Si gioca Juventus-Cagliari, Coppa Italia Frecciarossa. I tifosi sorridono dal maxischermo, ripresi dalle videocamere itineranti, le canzoni di Natale rimbombano nello stadio. Allianz Stadium a Torino, una chicca di design e sì, anche di accessibilità. Per un attimo la musica si ferma, c’è un’informazione di servizio. La voce dello speaker scandisce le parole e nel riquadro le stesse comunicazioni vengono date in lingua dei segni. Sopra il campo si vedono passare gli aerei in partenza e in arrivo da Caselle: Gianluca deve essere salito su uno di quelli per giocare in Austria insieme ai compagni della Juventus One, la squadra paralimpica bianconera che gareggia nelle competizioni organizzate dalla Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della Figc. Samuele e Alessandro, nei colori di quella maglia, vedono un posto di lavoro che ha a che fare con ciò che desiderano essere: è la riuscita collaborazione tra Juventus e Magazzini Oz, un luogo in cui si promuovono la formazione e l’inserimento professionale per giovani e adulti con disabilità, rifugiati o svantaggiati.
Quanto valgono queste tre immagini? Difficile monetizzare l’inclusione. Eppure, conta. Tanto da portare martedì sera in corso Gaetano Scirea a Torino (e duecento persone collegate in streaming) un parterre di giornalisti, operatori e stakeholder per la presentazione della nuova strategia Esg di Juventus, «un passo significativo verso un futuro più sostenibile, in linea con i valori fondamentali del club: innovazione e inclusione».
Bianconero e oltre
Il calcio non è più soltanto risultati sul campo e nel settore finanziario, ma riguarda la relazione che il club ha con il territorio e soprattutto due parole fondamentali: responsabilità e restituzione. È partito da qui il viaggio alla scoperta di “Black, White & More”, il claim scelto dalla società bianconera per raccontare un impegno che abbraccia aspetti sociali, ambientali e di governance, le tre parole alla base dell’acronimo Esg.
Maurizio Scanavino, chef executive officer Juventus, ha voluto sottolineare che «attorno ai temi della sostenibilità intendiamo creare un clima di condivisione e scambio. Se le sfide sul campo sono molto note, è nostro obiettivo primario far sì che queste siano altrettanto visibili».
Quella che Greta Bodino, chief people culture & sustainability officer, ha definito «una nuova Juventus che nasce dal senso di responsabilità» è una vera e propria strategia, in cui «quel “more” significa andare oltre gli obiettivi imposti dalle nuove direttive e condividere una call to action a fare di più, e insieme, in nome di una tradizione pionieristica di quella che è stata la prima società calcistica in Italia a dotarsi nel 2013 di un sistema di reporting in ambito Esg». Bodino ha chiaro in mente il messaggio che campeggia sui grandi striscioni lungo tutto lo stadio, “We are youth since 1897”. Non a caso nel suo intervento parte proprio dai giovani: «Un recente studio realizzato da Deloitte indica che fino al 75% dei giovani tifosi tra i 15 e i 24 anni sarebbe disposto a lasciare la propria squadra del cuore se questa non portasse avanti azioni in ambito sociale, ambientale e di governance. Adottare una strategia a lungo termine su questi punti nodali è necessario per continuare a far appassionare le nuove generazioni alla vita del club». Per questo il primissimo passo è stato un percorso di analisi dell’esistente: «Ci siamo chiesti: che cosa fanno le grandi squadre europee? E le altre realtà sportive? Ad esempio, come si muove l’Nba? E se la chiave fosse invece legata al mondo dell’entertainment?».
Una visione a colori
Il risultato è una visione a più colori, in cui i termini che appartengono al mondo del calcio sono lo sguardo con cui aprire nuove prospettive. Come ha detto Giorgio Chiellini, indimenticabile campione oggi a capo delle relazioni istituzionali di Juventus, «si deve provare in tutti i modi a portare la sostenibilità nel calcio. È nostro preciso dovere fare in modo che le parole diventino azioni concrete. Ci siamo, è il momento per partire».
Volevamo creare una squadra che fosse una reale esperienza di calcio, in grado di scardinare il pregiudizio nei confronti delle persone con disabilità
Marco Tealdo, uno degli educatori che ha contribuito alla creazione di Juventus One
Le emissioni all’angolo
Significa proseguire e consolidare il piano di decarbonizzazione riducendo le emissioni mediante l’autoproduzione di energia rinnovabile, l’efficientamento energetico, la promozione di una mobilità sostenibile delle tifoserie. Tiberio Daddi della scuola superiore Sant’Anna di Pisa ha ricordato la partecipazione del club torinese nel 2018, insieme a realtà appartenenti ad altre Federazioni europee, a un progetto volto a identificare le buone pratiche in ottica di sostenibilità ambientale. «Nel giugno 2019, qui, in questo stadio, apprendemmo le iniziative virtuose che venivano già adottate: dal controllo da remoto dei sistemi di illuminazione, raffrescamento e riscaldamento all’installazione di luci a led. Negli anni successivi ci siamo focalizzati sull’analisi delle emissioni dirette da parte della flotta aziendale e sui consumi indiretti. Per un club come Juventus, procedere accuratamente a questo tipo di analisi è importante per capire quali siano i principali elementi che contribuiscono ad aumentale l’impatto sul cambiamento climatico e per garantire trasparenza. Uno dei prossimi obiettivi sarà adottare un indicatore dei consumi in modo da poter associare il risparmio energetico al premio aziendale. Per la nostra esperienza, stabilire un sistema di misurazione efficace è un’attività di frontiera rispetto a iniziative di governance». E nel futuro? «Lavoreremo sull’impatto, considerando tutte le attività, non soltanto i consumi energetici ma anche il materiale di merchandising, il food and beverage e la mobilità dei fans. Studi effettuati con altri club, come il Porto, hanno evidenziato il rilevante impatto di una partita di calcio in termini di emissioni, che sarebbero pari a quelle prodotte da un mezzo dai medi consumi che percorre 1,6 milioni di chilometri. La mobilità dei tifosi pesa per circa il 60%».
Un assist all’economia circolare
Obiettivo riduzione consumo di acqua, recupero e riutilizzo di beni e prodotti distribuiti agli eventi e nelle sedi del club.
People First
Integrare i temi Esg nella cultura e nelle attività del club, garantendo sviluppo, engagement e benessere ai dipendenti. È la storia di Alessandro e Samuele che, grazie alla sinergia tra Juventus e Magazzini di Oz, un progetto di CasaOz gestito dall’impresa sociale Magazzini, hanno trovato un posto di lavoro che è un posto nel mondo. «Nel quotidiano il lavoro ci definisce come persone e cambia la qualità della vita dei tutta la famiglia», hanno spiegato Stefania Urso e Carla Chiarla, psicologhe e psicoterapeute, tutor per l’inserimento lavorativo. «Il lavoro non ha a che fare con l’avere una busta paga, ha a che fare con l’essere».
Sustainable Glocal Club
Diffondere i valori fondanti dello sport di equità e lavoro di squadra sia a livello globale che locale, mediante selezionate iniziative con alto impatto sociale sulle comunità locali e sui territori presidiati da Juventus attraverso vari progetti. Uno su tutti, Juventus One, una squadra nata da un’idea semplice e rivoluzionaria di uno sparuto gruppo di educatori in provincia di Torino. Adottare il calcio come strumento di inclusione sociale per permettere alle persone con disabilità di costruirsi un ruolo sociale e un’identità. «Volevamo creare una squadra che fosse una reale esperienza di calcio, in grado di scardinare il pregiudizio nei confronti delle persone con disabilità, affinché potessero sentirsi semplicemente atleti», ha raccontato Marco Tealdo, uno dei fondatori. «Pionieristica e artigianale, quell’intuizione ha gettato un seme. Nel 2017 la nostra strada si è incrociata con quella della Juventus che è stata il detonatore della miccia, permettendoci giorno dopo giorno di dare testa, cuore e gambe ai sogni dei nostri calciatori». I numeri? Oltre 150 bambine e bambini, tre sedi di allenamento per cinque livelli di abilità, oltre 10mila studenti intercettati nelle scuole «per insegnare alle future generazioni di adulti che la disabilità è una delle possibili condizioni della vita, non una porta chiusa».
Fan Centrality
Creare un network coeso dove diversità, equità e inclusione uniscono tifosi, sportivi e partner. «Il club si impegna a potenziare il coinvolgimento dei fan club, a partire dall’utilizzo della lingua dei segni e dall’audiodescrizione della partita per i tifosi ciechi o ipovedenti», ha detto Felice Fabrizio, people&sustainability manager Juventus, «e più in generale garantendo ai fan piena accessibilità alle strutture sportive».
Sustainable Leadership
Si punta a rafforzare la leadership del club in ambito integrated governance presidiando il quadro normativo, «prendendoci cura del piano strategico Esg e assicurando una rigenerazione del valore economico sostenibile. Già nell’anno 2024/2025, avvalendoci della consulenza di Match Advisory, lavoreremo a una rendicontazione sociale all’interno del bilancio economico, in ottica di allineamento alla normativa europea di rilevazione della responsabilità dell’impresa. Avere la possibilità di legare i due momenti, l’elaborazione di una strategia e la rendicontazione, è stato fondamentale», aggiunge Bodino.
Juventus-Cagliari non tradisce le previsioni e si chiude con un 4-0 per la padrona di casa. I tifosi si avviano verso l’uscita. Intanto, le parole di Felice Fabrizio a proposito di Esg continuano a risuonare: «Questa non è una gara. Accessibilità e inclusione devono essere il frutto di una reale collaborazione. Soltanto così ci ritroveremo, tutti, vincitori».
L’immagine in apertura è di Fabio Ferrari/LaPresse, la foto nel testo è di Juventus.
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