Al nuovo ospedale di Trento servono più spazi: acquistati terreni, magazzini e una casa – Cronaca

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TRENTO – La macchina è in moto e anche se non si stanno vedendo al momento gli effetti concreti il progetto del Nuovo ospedale sta sistemando le sue pedine. Da una parte sono stati ricevute le richieste di partecipazione da parte degli studi di progettazione per la struttura. Sei le domande di partecipazione.

Ma venerdì la giunta provinciale ha deliberato, come ulteriore importante tassello, l’acquisto di due particelle nella zona dove sarà costruito l’ospedale che ampliano quindi l’area dell’ospedale. Il preliminare di acquisto in realtà è già stato effettuato, ma mancava la formalità della delibera della Provincia.

Saranno impegnati 2 milioni e 600 mila euro. A riceverli sarà la famiglia Gadotti, proprietaria di un magazzino, di due terreni e di una casa collocata nell’area al Desert. Si tratta di sette tra fratelli e sorelle. Le trattative con loro sono andate avanti per mesi e non sono state del tutto semplici, più che altro perché il frazionamento in quote dei terreni e dei magazzini ha avuto bisogno di un lavoro di cucitura e di convincimento e oltretutto alcuni degli eredi vivono all’estero, quindi è stato un lavoro non del tutto semplice.

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Per una questione formale non era possibile fare un esproprio per cui bisognava passare attraverso un accordo. Spiega Mauro Groff, dirigente provinciale che ha seguito la vicenda e continua a seguirla, che ora bisogna aspettare il Comune di Trento che dovrà fare una variazione al Prg, il piano regolatore per la nuova destinazione dell’area.

Area che permetterà di collegare la zona dove finirà l’ospedale. Struttura che nascerà, una volta sistemato anche il Trentinello e l’ex Ederle, come una sorta di struttura policentrica: l’ospedale vero e proprio, l’università di Medicina e Protonterapia. Ovviamente i tempi sono lunghi.

Si prevede che i trentini vedranno tutto questo realizzato solo nel 2030, con i lavori che partiranno l’anno venturo. Ovviamente ci sono ancora altri tasselli da sistemare e che pesano sulle spalle del commissario straordinario, l’avvocato Antonio Tita che al momento ha raccolto le adesioni degli studi professionali, interessati al progetto.

Si tratta di studi di progettazione di grande livello che in caso di vincita del bando saranno premiati con 37 milioni di euro. Hanno realizzato già ospedali importanti, come il Nuovo Gemelli Cuore di Roma o l’ospedale di Amatrice.

Mentre per la costruzione il costo complessivo dovrebbe arrivare a mezzo miliardo, di cui 400 già impegnati dalla Provincia in vari capitoli.Intanto comunque è stato fatto il passaggio per l’area Gadotti. La richiesta alla giunta di acquisire le due particelle edificali era arrivata alla giunta provinciale mesi fa proprio dal commissario Tita che aveva verificato la necessità di allargare la struttura a occidente rispetto all’area iniziale, sfumata l’ipotesi di avere le ex caserme.

Scrive la giunta provinciale, o meglio il presidente Maurizio Fugatti nella delibera, riprendendo la richiesta di Tita: «In merito all’assetto dell’area complessivamente da destinare al Plesso Ospedaliero, si è evidenziato che le esigenze funzionali cui la struttura sanitaria ed universitaria dovrà dare concreta risposta esprimono la necessità che l’attuale area urbanisticamente vincolata a detta destinazione sia cospicuamente incrementata. È stata rappresentata – prosegue la Giunta – in particolare, l’urgenza di addivenire nel più breve tempo possibile ed in ogni caso in relazione al completamento della struttura all’ottenimento della totale disponibilità dei sedimi attualmente occupati dalle aree in proprietà privata (ex magazzino società Gadotti).

Tali porzioni risultano fin da subito essenziali – si aggiunge con un linguaggio un po’ burocratico ma che lascia intravvedere che cosa avverrà – per l’erigendo Polo Ospedaliero, in quanto permettono una funzionale connessione fra le aree collocate a nord ovest e sud est dell’asse mediano costituito dalla via Al Desert, sia per realizzare una adeguata viabilità interna all’area ospedaliera sia per l’apprestamento della rete di sottoservizi e forniture energetiche».

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Agli studi chiamati a concorrere era già sta prospettata questa soluzione per cui ne dovranno tenere conto al momento della stesura della proposta. In totale si parla di un’area di diversi ettari, facilmente raggiungibile, sia dai parenti dei pazienti, ma ovviamente soprattutto dai mezzi di soccorso tramite la tangenziale senza dover passare dal centro cittadino come succede ora per raggiungere il Santa Chiara.





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