L’Ungheria concede l’asilo a un ex viceministro polacco ricercato per corruzione, Varsavia richiama l’ambasciatore – Euractiv Italia

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L’Ungheria ha concesso asilo all’ex viceministro della Giustizia polacco, Marcin Romanowski, accusato di corruzione, adducendo come motivazione “la mancanza di un giusto processo” nel suo caso, ha dichiarato giovedì (19 dicembre) un alto funzionario ungherese a un sito di informazione locale. La decisione di Budapest ha scatenato l’ira delle autorità polacche, con il ministero degli Esteri che ha richiamato per consultazioni il proprio ambasciatore in Ungheria.

L’Ungheria ha concesso asilo politico a Romanowski, dopo che questi era sfuggito a un mandato di arresto emesso dalle autorità polacche per presunti crimini commessi durante il suo mandato come viceministro nell’allora governo guidato dal partito di destra Diritto e Giustizia (PiS) al potere dal 2019 al 2023.

Un alto funzionario del governo ungherese, alleato del partito nazional-conservatore PiS, afferma di credere che Romanowski non riceverebbe un giusto processo in Polonia. Tuttavia, il ministro degli esteri polacco afferma di considerare la decisione di Budapest un “atto ostile”.

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Il capo dello staff del primo ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato che il Paese ha concesso lo status di rifugiato al parlamentare polacco Marcin Romanowski “in conformità con il diritto ungherese e dell’UE”, dando origine a una rara controversia legale tra due Stati membri dell’UE.

“Si tratta di asilo politico, che può essere concesso se non è garantito che il caso legale di qualcuno verrà trattato in modo imparziale e libero da influenze politiche nel suo Paese d’origine, oltre ogni ragionevole dubbio”, ha affermato Gergely Gulyas secondo l’edizione online del settimanale filogovernativo Mandiner.

“Questo rischio esiste oggi in Polonia in generale e in questo caso specifico in particolare”, ha aggiunto.

Gulyas ha fatto riferimento al precedente arresto di Romanowski, in seguito ritenuto illegale dai tribunali polacchi perché godeva dell’immunità parlamentare in quanto membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE).

Romanowski è scomparso 11 giorni fa dopo che la PACE gli ha revocato l’immunità e un tribunale ne ha ordinato l’arresto.

Il suo avvocato, Bartosz Lewandowski, ha confermato sulla piattaforma social X di aver chiesto asilo in Ungheria.

Orbán è uno stretto alleato del partito di destra Diritto e Giustizia (PiS), estromesso dal potere da una coalizione filo-europea guidata dal primo ministro Donald Tusk dopo le elezioni dell’anno scorso.

In un’intervista con Mandiner pubblicata giovedì, il leader nazionalista ha accusato Varsavia di usare “lo stato di diritto e gli strumenti legali per reprimere gli oppositori politici”, e ha promesso di offrire asilo a chiunque affronti “un’azione penale politica”.

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Romanowski, deputato del PiS ed ex viceministro della Giustizia dal 2019 al 2023, è accusato dai pubblici ministeri polacchi di 11 reati diversi tra cui frode o tentata frode per 39 milioni di euro da un fondo per la giustizia destinato ad aiutare le vittime di reati quando era viceministro della Giustizia.

La reazione di Varsavia

Il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha definito la decisione di Budapest di concedere asilo un “atto ostile” in un post su X.

https://x.com/MSZ_RP/status/1870057053546541207

Successivamente, il ministero degli Esteri ha diramato un comunicato sottolineando che la mossa dell’Ungheria viola il principio fondamentale di leale cooperazione ai sensi dell’articolo 4, paragrafo 3, del trattato sull’Unione europea.

“Presumere che la presunta persecuzione politica sia la giustificazione della decisione è offensivo per i cittadini e le autorità polacche”, si legge nella nota del ministero degli Esteri polacco.

“In risposta, l’ambasciatore d’Ungheria in Polonia è stato convocato oggi al ministero degli Affari Esteri e ha ricevuto una lettera formale di protesta in merito a questa questione”, precisa ancora la nota.

Contemporaneamente, il ministro degli Affari Esteri ha deciso di richiamare a Varsavia l’ambasciatore polacco in Ungheria, Sebastian Kęciek, per consultazioni.

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“Notiamo che la concessione di protezione internazionale in qualsiasi Stato membro dell’UE non esonera lo Stato dall’obbligo di eseguire un mandato d’arresto europeo. A causa della sua natura esclusivamente legale, non politica, tale decisione può essere presa solo da un tribunale indipendente e imparziale”, prosegue la nota del ministero degli Esteri polacco.

Secondo Varsavia, “qualora l’Ungheria non rispettasse i propri impegni europei, la Polonia chiederà inoltre alla Commissione europea di avviare un’azione nei confronti dell’Ungheria ai sensi dell’articolo 259 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.

[a cura di Simone Cantarini]

 



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