Microsoft annuncia più investimenti nelle rinnovabili. E le fossili?

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Dopo le alleanze per rispolverare il nucleare, Microsoft e altre big tech tornano a puntare sulle energie rinnovabili.

  • Microsoft annuncia l’ingresso nella Climate and communities investment coalition (Ccic) insieme all’investitore statunitense Acadia.
  • L’obiettivo è sviluppare progetti di energia rinnovabile del valore di 9 miliardi di dollari negli Stati Uniti.

Le aziende tecnologiche, le cosiddette big tech, e gli investitori stanno accelerando lo sviluppo delle energie rinnovabili con iniziative su larga scala? Una risposta affermativa a questa domanda potrebbe provenire dall’esempio di Microsoft, multinazionale statunitense, che ha annunciato la creazione della Climate and communities investment coalition (Ccic) insieme all’investitore statunitense Acadia infrastructure capital. L’obiettivo dichiarato è quello di sviluppare un portafoglio di progetti per le energie rinnovabili del valore di 9 miliardi di dollari negli Stati Uniti.

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Data center © Jian Fan/iStockphoto

Qual è il piano di Microsoft sulle rinnovabili

Brian O’Callaghan, vicepresidente di Acadia, ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che la coalizione ha l’obiettivo di accelerare i finanziamenti aziendali per le rinnovabili, generando benefici tangibili per le comunità locali. L’iniziativa prevede la costruzione di circa 5 gigawatt (GW) di capacità energetica rinnovabile nei prossimi cinque anni, sufficienti a soddisfare le esigenze energetiche di quasi un milione di abitazioni.

Oltre all’impatto ambientale ridotto, un ulteriore incentivo per le aziende della coalizione è rappresentato dai certificati di energia rinnovabile (RECs) associati ai progetti. I RECs possono essere acquistati dalle aziende per “ripulire” il proprio approvvigionamento energetico o compensare le emissioni inquinanti lungo la loro catena di fornitura.

Il primo progetto realizzato nell’ambito della coalizione ha visto la società Matrix Renewables ottenere finanziamenti per un impianto solare da 210 megawatt in Texas, con Microsoft come investitore principale. Danielle Decatur, direttrice per la giustizia ambientale di Microsoft, ha evidenziato come il programma aiuti l’azienda a raggiungere i suoi obiettivi ambientali attraverso “l’acquisizione di energia rinnovabile di alta qualità”.

Non è tutto “sostenibile” quel che luccica

L’annuncio di Microsoft rappresenta una buona notizia, ma bisogna evitare il rischio che i crediti RECs vadano ad alimentare pratiche di greenwashing. Questo accade quando un’azienda acquista certificati legati a progetti di energie rinnovabili per migliorare la propria immagine ambientale, senza fare un vero e proprio piano di transizione dalle energie fossili, quali carbone, petrolio e gas.

Poco tempo fa la multinazionale ha scelto di riattivare la seconda unità della centrale nucleare di Three Mile Island, chiusa dal 1979 in seguito a una parziale fusione del nocciolo con successivo rilascio di materiale radioattivo, in quello che viene ricordato come il più grave incidente nucleare nella storia degli Stati Uniti d’America. Il ripristino di questa unità servirà per garantire il fabbisogno energetico di chatbot di intelligenza artificiale, tra cui ChatGpt di OpenAI, con cui Microsoft ha stretto un’alleanza solida.

Il tema dei data center

L’intelligenza artificiale non richiede solo più energia, ma anche spazi sempre maggiori per ospitare i data center in cui archiviare i dati digitali. La costruzione di queste imponenti strutture in cemento e fibra ottica non è sempre accolta favorevolmente dalle comunità locali: è il caso di Fayetteville, in Georgia, dove Microsoft prevede di collocare parte dei propri server su un’area di 250 ettari, destinata a ospitare un massiccio complesso tecnologico.

Insomma, la corsa agli “armamenti energetici” nel campo delle intelligenze artificiali  e dell’immagazzinamento dei dati è ancora piena di ostacoli da superare. Ed è una sfida che non riguarda solo Microsoft, bensì tutte le big tech: ad esempio Google, che non è più ufficialmente carbon neutral, proprio a causa delle ia (o ai, all’inglese) e sta puntando sul nucleare per rispondere al crescente fabbisogno di energia.

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L’approccio di Microsoft e delle altre big tech, dunque, sembra puntare più su una “diversificazione” delle fonti energetiche che su una scelta di campo. Se da un lato appare evidente che le rinnovabili saranno sempre più rilevanti, se non preponderanti, nel mix energetico, dall’altro restano dubbi sugli impatti degli investimenti, che – come nel caso di Microsoft – continuano a dipendere, almeno in parte, dai combustibili fossili.

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