Startupper e digital nomad, ecco i trend del 2025

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Se da una parte l’isola di Bali è tra le mete più gettonate al mondo per le vacanze e dai digital nomad, dall’altra quello di lavorare lontano da casa in qualche parte del mondo, almeno per un periodo di tempo, è un trend che nel 2024 si è consolidato, sopratutto tra chi lavora nella tecnologia. Siamo andati allora tra i digital nomad che scelgono Bali come destinazione per capire meglio cosa fanno e come.

“Non è cambiata la tecnologia, è cambiata la mentalità”

Ho incontrato in un iconico co-working di Bali, B-Work, Christopher Dodd, uno sviluppatore australiano e content creator, punto di riferimento di chi abbraccia lo stile di vita del digital nomad a Bali. “La tecnologia non è cambiata molto dalla pandemia, ma è cambiata la mentalità. Ora molte più persone lavorano da remoto – ci dice Dodd – Qui a Bali non ci sono tanti fondi d’investimento, venture capital o investitori, ma la rete di persone che lavorano su progetti tecnologici da qui è incredibile, un livello molto alto. Bisogna solo scegliere l’ambiente giusto. E questa è la principale ragione per cui lavoro da questo spazio di co-working”.

La mattina il lavoro, il pomeriggio il surf

I coworking a Bali sono dei luoghi molto confortevoli e dal design sofisticato, e credo che rifletta questo trend di valorizzare l’aspetto lavorativo della permanenza sull’isola, non solo quello della vacanza turistica. In un altro coworking ho incontrato Barbara Carrara, una astrologa brasiliana che ha spostato la sua attività, che tradizionalmente è in presenza, su Internet; grazie ad alcuni software legge gli astri, e con astrocartography indica alle persone qual è il luogo del mondo migliore dove sbloccare il proprio potenziale. Perché non tutti i luoghi sono uguali, per lei lavorare da Bali é meglio che lavorare da un altra parte. Lo dicono le Stelle! Non sono sicuro che abbiano interpellato le stelle invece gli altri startupper di Monday, un famoso coworking nel sul dell’isola, dove ho conosciuto Tim Reich, digital nomad per un mese a Bali con la compagna Maylies, e che gestisce da qui il suo ecommerce Melysium di merce per il benessere che produce lui stesso in Germania; ho incontrato Simon Bronders, un esperto di marketing belga che gestisce da qui la sua startup, kaffie, che trasforma dati in grafiche pubblicitarie; ma ho parlato anche con l’italiano Giacomo Neroni, imprenditore e che fa il consulente di marketing in remoto da Bali, per lavorare il pomeriggio e avere invece il tempo la mattina per fare surf. Tutti loro sono accomunati dalla ricerca di un equilibrio tra salute e lavoro.

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Il basso costo della vita e la scarsità di fondi d’investimento

Tuttavia è la zona intorno al villaggio di Canggu, a Bali, che è diventato il luogo più importante dove si riuniscono quelli che lavorano nell’innovazione tecnologica. Qui ho incontrato Jason Inch e Venandya Camelia, che hanno creato Storysage.io, una startup che ha sviluppato una intelligenza artificiale generativa per realizzare gli script anche in forma visiva per film o serie tv. “Quando è diventato evidente che sarebbe stato possibile creare storie con l’IA, ho iniziato a pensare a come mettere insieme testo, immagini, video e audio. Perché non fare un film o una serie TV con l’IA generativa? – mi spiega Jason Inch -. Abbiamo lanciato Storysage da Bali, anche se lavoriamo a livello globale, perché ho scoperto che qui c’è un enorme numero di persone creative in tutti i settori, ad esempio scrittori, registi, tecnologi: ci sono molte persone che lavorano nella gig-economy e come nomadi digitali. Questa è una delle ragioni per cui mi sono stabilito qui a Bali. L’altra è che c’è una bella integrazione tra la comunità internazionale e i giovani indonesiani, come la mia co-founder, Venandya Camelia.” “Bali è un posto fantastico per trovare ispirazione creativa – continua il canadese Inch -. Il limite più grande da qui è l’accesso ai fondi d’investimento. Per incontrare Venture Capital o Angel Investor devi spostarti su Jakarta o a Singapore”. Ma l’altra faccia della medaglia, mi spiega un altro startupper keniota, Bhavya Barot, che sta sviluppando un’IA per la gestione dei CRM per consulenti finanziari, si chiama Spaces, “sono il basso costo della vita, che permette di sperimentare e gestire meglio le risorse” che è alla base di chi lancia una startup, ma anche la comunità internazionale di nomadi digitali con cui scambiarsi idee e imparare a vicenda.

 



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