Davide Ippolito, il sogno americano di New York solo andata diventa anche un reality per start up

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Mentre gli statunitensi non sono più convinti che si possa fare fortuna negli States, gli italiani continuano a credere in questa intramontabile opportunità di riscatto. Non a caso, 2 milioni di persone hanno visto il documentario “New York solo andata” su Amazon Prime Video. Il suo autore è uno di quelli che ce l’ha fatta ed è in arrivo un suo reality per sostenere le startup italiane negli Stati Uniti.

L’American Dream

Tramonta la fiducia nell‘American Dream, ovvero nella possibilità per tutti di fare fortuna grazie al duro lavoro e alle proprie capacità, a prescindere dal background socio-economico. Lo rivela un sondaggio del Wall Street Journal. Solo il 36% degli americani ci crede ancora, contro il 53% del 2012 e il 48% nel 2016. Eppure non per tutti è così. Soprattutto per gli italiani che, ogni anno, ci credono ancora e si avventurano in un viaggio di “sola andata”. La metà preferita, ovviamente, è sempre New York. Non a caso, “New York solo andata”, il documentario di Davide Ippolito, regista e produttore, in onda su Amazon Prime Video, è stato visto da due milioni di italiani. Un docufilm che racconta la storia del sogno americano anche attraverso la testimonianza degli italiani che ce l’hanno fatta. 

Davide Ippolito

«L’idea – spiega Davide Ippolito, regista, produttore ed esperto di reputazione – nasce dal desiderio di dare voce agli italiani e agli italoamericani che vivono in questa meravigliosa città. Quando arrivi a New York ti rendi conto che c’è un pezzo d’Italia in ogni angolo, in ogni passo, in ogni storia e in tante persone che incontri. Il sogno americano, del resto, è il sogno degli italiani di diverse generazioni, un sogno che si tramanda». 

Sono tre milioni, infatti, gli italiani o discendenti di italiani che vivono nell’area di New York. Una vera e propria comunità che costituisce uno dei principali gruppi etnici e della vasta area urbana che comprende, oltre a Manhattan, Staten Island, il Nord del New Jersey e Long Island. 

E fra chi c’è l’ha fatta c’è proprio Ippolito. In meno di un anno si è ritagliato un ruolo di rilievo all’interno della comunità. Oltre al documentario ha fondato la community de “ilNewyorkese” e sta per uscire con un nuovo film e un libro. Ippolito è un vero e proprio punto di riferimento per chi si è trasferito in queste zone o intende farlo. La sua è anche una storia personale che ambisce a diventare collettiva. In più ora, a partire da gennaio, realizzerà il programma TV The Perfect Pitch, un reality nato per sostenere le startup italiane negli Stati Uniti, promosso dal Consolato Italiano di Detroit, grazie alla Console Allegra Baistrocchi, e da Retimpresa Confindustria, e il suo Presidente Fabrizio Landi e il Direttore Carlo La Rotonda e condotto assieme a Monica Marangoni.

Il progetto

«Dopo una selezione che ha coinvolto 600 startup, 10 finaliste, i 3 vincitori – spiega Ippolito – hanno avuto l’opportunità di volare a Detroit per presentare i loro progetti a investitori e finanziatori». Questo progetto, documentato passo dopo passo, più che un reality show è un’occasione per mostrare al mondo l’ingegno e la creatività italiani, contribuendo a rafforzare la reputazione del nostro Paese in un mercato strategico e in costante evoluzione.

«Sono arrivato qui per fare film – ricorda – e mi sono presto reso conto che mancava uno strumento di aggregazione per la comunità italiana. Ho deciso di creare ilNewyorkese, una community che mette al centro i pilastri fondamentali della nostra cultura: da sempre cuori pulsanti delle comunità italiane».

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Da lì in poi, sono nate moltissime altre iniziative. 

«L’obiettivo è promuovere e tutelare la reputazione dell’Italia – ha continuato Ippolito – attraverso strumenti diversi ma complementari: non solo quindi il documentario, che racconta la nostra comunità e le sue storie; il libro, che connette culture e ispira attraverso esperienze reali, ma anche la televisione, che crea nuove opportunità per l’innovazione e il dialogo». 

Gli italiani negli States

Ma qual è, a questo punto, la reputazione degli italiani negli Stati Uniti. C’è davvero, ancora oggi per noi, la possibilità di un riscatto? «La reputazione degli italiani negli Stati Uniti è un tema che mi sta molto a cuore – spiega Ippolito. Per approfondire questa questione, ho co-fondato con Umberto Mucci l’Italia America Reputation Lab (IARL), una fondazione no-profit e il primo istituto di ricerca dedicato alla reputazione italiana e italoamericana a New York. Il nostro obiettivo è misurare in modo oggettivo e offrire una nuova prospettiva sulla nostra identità e sul nostro impatto come diaspora. Da quando abbiamo avviato il monitoraggio, tre anni fa, presentiamo ogni anno i nostri report durante i gala della NIAF, riscontrando un miglioramento significativo nella percezione degli italiani negli Stati Uniti. Se alla fine dell’Ottocento essere italiani poteva essere motivo di vergogna, oggi il passaporto italiano è considerato un autentico status symbol. Questo cambio di reputazione riflette non solo la nostra crescita economica e culturale, ma anche l’importante contributo della comunità italiana alla società americana». Un importante contributo, ne è convinto Ippolito, reso possibile anche grazie al contributo e al lavoro di chi è già nel territorio. 

«Questo è assolutamente vero, soprattutto se penso al grande impegno di personalità come il Prof. Fabio Finotti dell’Istiuto Italiano di Cultura, cuore pulsante della cultura italiana negli Stati Uniti, Don Luigi, parroco italiano di St. Patrick’s, che sta svolgendo un lavoro straordinario per fare da collante tra vecchia e nuova immigrazione, e Michael Cascianelli, preside della Scuola d’Italia, sempre più al centro della vita newyorkese, che rappresenta un punto di riferimento essenziale per le famiglie e le nuove generazioni».

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