Taxi a Milano, via libera a 450 nuove licenze: il Tar blocca il ricorso dei conducenti

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di
Chiara Evangelista

Per i giudici non solo il Comune era legittimato a indire il bando che si è chiuso poche settimane fa per il rilascio di 450 nuove licenze taxi, ma il contributo di 96 mila euro richiesto per il titolo «non induce alcuna alterazione del mercato commerciale delle licenze»

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Semaforo verde per il Comune. A spianare la strada all’arrivo delle nuove auto bianche in città, previsto entro la primavera, è la sentenza del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia. Per i giudici non solo il Comune era legittimato a indire il bando che si è chiuso poche settimane fa per il rilascio di 450 nuove licenze taxi, ma il contributo di 96 mila euro richiesto per il titolo «non induce alcuna alterazione del mercato commerciale delle licenze» e sono legittimi gli incentivi previsti dal bando nel caso in cui si presti servizio notturno e/o si adibisca la propria vettura per il trasporto di persone con disabilità. Per questo il Tar ha integralmente respinto i due ricorsi proposti: il primo presentato da alcuni conducenti di taxi, il secondo dalle associazioni di categoria.

Secondo i giudici, «gli atti impugnati, costituiscono l’esercizio, da parte di Palazzo Marino, della prerogativa attribuita dal cosiddetto Decreto Asset». Il provvedimento permette ai comuni capoluogo di incrementare le licenze di taxi in misura non superiore al 20 per cento di quelle già rilasciate, «mediante concorso e a titolo oneroso». Il ricavato viene poi ridistribuito tra i tassisti già in servizio al momento della pubblicazione del bando. Palazzo Marino ha incrementato del 10 per cento il numero di licenze, prevedendo 450 taxi in più per strada. In linea, dunque, con le disposizioni nazionali.




















































A essere contestato da parte dei tassisti e delle associazioni è il «contributo» oneroso per le licenze richiesto da Palazzo Marino, cioè 96 mila euro circa. Per i ricorrenti bisognava adeguarsi al valore medio di mercato: 160 mila euro. Per Palazzo Marino però quel valore era troppo alto, considerando la svalutazione in cui potrebbero incorrere le licenze vecchie con l’arrivo delle nuove, secondo le regole del mercato.

 Per questo il Comune ha fissato il contributo nel bando a 96 mila euro. Una scelta corretta secondo il Tar: «Si è preso in considerazione l’impatto potenziale delle nuove 450 licenze sulla riduzione delle corse per i taxisti già in servizio, e quindi sul valore della licenza, tenuto in considerazione il valore costituito dalle chiamante inevase». Palazzo Marino ha, infatti, determinato l’import0 di 96 mila euro basandosi anche sul numero di chiamate inevase dai centralini nel periodo 2015-2018: molte telefonate, pochi taxi a disposizione. Per i ricorrenti però i dati su cui si è basato il Comune sono insufficienti, avendo analizzato solo quelli forniti da 5 operatori di radiotaxi su 11. «Che costituiscono però quasi il 50 per cento del campione», scrive il Tar che per questo motivo ritiene l’argomento proposto dai tassisti «non sufficiente».

Un altro profilo contestato dai ricorrenti è la scelta del Comune di prevedere degli sconti sul contributo nel caso in cui si presti servizio nelle fasce notturne e/o si adibisca la propria vettura per il trasporta di persone con disabilità. Per i ricorrenti il Comune non avrebbe potuto prevedere nel bando quegli incentivi, in quanto «priva di base normativa». «Al contrario, è un’ulteriore manifestazione della funzione amministrativa assegnata al Comune», replica il Tar che ritiene infondato anche questo profilo contestato.

Nessuno dei motivi contestati è stato accolto dai giudici. Alla luce della sentenza, i ricorrenti non intendono impugnare la sentenza. «Renderemo ancora più efficiente il servizio», hanno fatto sapere in una nota.


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