In Italia attesi 35 milioni di turisti per il Giubileo, con una ricaduta stimata di 16,7 miliardi

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Sono 35 milioni gli arrivi previsti, da tutto il mondo, per il Giubileo 2025, con una ricaduta economica complessiva stimata in 16,7 miliardi di euro (dati Isnart-Unioncamere). Oggi, nel giorno della Vigilia di Natale, il Santo Padre darà ufficialmente inizio all’evento, che si configura di portata mondiale, con il rito dell’Apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro. Questo incremento dei flussi turistici offre un’occasione importante per far conoscere al mondo le eccellenze del nostro Paese, tra cui spicca l’enogastronomia, un settore che vale oltre 40 miliardi di euro ed evidenzia un forte potenziale di crescita. Sono tre le azioni che, secondo Roberta Garibaldi, presidente Aite – Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e tra le massime esperte del settore, andrebbero intraprese per massimizzare il potenziale dell’evento: la prima è valorizzare l’offerta di turismo religioso collegata all’enogastronomia, con un sistema integrato che colleghi monasteri, conventi, città religiose e cammini attraverso itinerari tematici; poi, investire nelle infrastrutture per i pellegrini, migliorando la rete viaria; infine, rafforzare la comunicazione ed il marketing territoriale.
L’Italia rappresenta un’eccellenza mondiale del turismo religioso, con oltre 3.000 strutture ricettive collegate e con una capacità di 200.000 posti letto giornalieri. I dati relativi al 2023 registrano 6 milioni di ospiti e 25 milioni di presenze, preannunciando un importante incremento in occasione del Giubileo 2025. Parallelamente, il turismo enogastronomico si conferma un settore chiave per l’economia italiana, con un contributo superiore a 40 miliardi di euro (dati Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2024). Questo segmento, oltre a mostrare un forte potenziale di crescita, riveste un ruolo importante nella creazione di occupazione e nella distribuzione del reddito, consolidando la sua importanza per il tessuto socio-economico del Paese.
Il legame tra turismo religioso ed enogastronomia ha radici storiche profonde. La spiritualità del pellegrinaggio, basata sulla visita ai luoghi di culto e sulla partecipazione a tradizioni secolari, si integra con l’esperienza enogastronomica, che diventa veicolo di narrazione del territorio attraverso i suoi prodotti tipici ed eventi come feste religiose e sagre. Di conseguenza, sebbene Roma sia naturalmente il polo di attrazione gravitazionale dell’incoming legato al Giubileo, la sua ricaduta è importante per tutta quella rete di borghi che sono collegati alla pratica e all’esperienza religiosa e che rappresentano un naturale compendio alla visita alla cattedrale di San Pietro nella Capitale.
“Il turista religioso si muove alla ricerca di autenticità – afferma Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico – si rapporta al territorio attraverso esperienze che creano un legame emotivo e spirituale, offrendo un percorso di arricchimento culturale e personale. In Italia sono una molteplicità i luoghi che legano la spiritualità al gusto, tra monasteri e conventi del gusto, itinerari di pellegrinaggio, i borghi della fede e, infine, le celebrazioni religiose”.
Monasteri e conventi italiani custodiscono tradizioni secolari di fede e cultura, offrendo ai visitatori l’opportunità di esplorare un patrimonio enogastronomico che racconta storie di spiritualità e laboriosità. L’Abbazia di Praglia, nei Colli Euganei, rappresenta un esempio di questa connessione. Qui i monaci producono vini fermi e spumanti metodo classico, insieme a tisane e miele. Le visite guidate, arricchite da degustazioni, raccontano una storia che unisce sapori e spiritualità. In Alto Adige, l’Abbazia di Novacella è celebre per i suoi vini della Valle Isarco, come il Kerner e il Grüner Veltliner. Questo complesso storico permette ai visitatori di esplorare spazi suggestivi e degustare prodotti che incarnano il legame tra territorio e tradizione monastica. L’Eremo di Camaldoli, nell’Appennino Toscano, è noto per la produzione di liquori, miele, tisane e cioccolato. L’atmosfera dell’eremo offre ai visitatori un’esperienza di riflessione, unita alla scoperta delle tradizioni artigianali dei monaci. A Palermo, l’Ex Monastero di Santa Caterina custodisce la tradizione della pasticceria conventuale siciliana.
Ma i cammini della fede rappresentano un potenziale in buona parte inesplorato e in pieno trend con la voglia di un turismo attivo ed esperienziale, fondato sulla scoperta dei piccoli borghi e delle loro specialità enogastronomiche. E se a livello internazionale la case history più nota e di successo è indubbiamente rappresentata dal Cammino di Santiago di Compostela, l’Italia ha a disposizione una serie di cammini da valorizzare, partendo da quello storicamente più importante ovvero la Via Francigena, che collega luoghi di culto e territori in grado di esprimere la propria identità attraverso il gusto: dalle valli del riso tra Piemonte e Lombardia, alle zone di produzione del Parmigiano Reggiano Dop e del Prosciutto di Parma Dop in Emilia Romagna, ai grandi vini della Toscana, all’olio della Tuscia Dop e al Carciofo Romanesco Dop nel Lazio, fino alla scoperta dei prodotti del sud per chi prosegue il cammino oltre Roma in direzione di Santa Maria di Leuca, come i vini del Sannio e il pane di Altamura Dop
C’è poi il Cammino di Sant’Antonio, che da Padova collega Bologna e poi prosegue fino al Santuario della Verna in Toscana, esaltando le tradizioni culinarie dei Colli Euganei come i vini e il prosciutto veneto Dop, della Bassa emiliana come gli asparagi di Altedo Dop e la coppia ferrarese Igp, della Romagna come i prodotti ortofrutticoli e e carni da allevamenti di collina, fino ai salumi tipici del Casentino.
La Via di Francesco, attraversando l’Umbria, celebra eccellenze come l’Olio extravergine di oliva Dop Umbria e il Tartufo nero di Norcia, offrendo un’esperienza che unisce la bellezza dei paesaggi umbri con la tradizione enogastronomica locale. Tra le iniziative di sistema, si annovera il progetto dell’Opera Romana Pellegrinaggi, che valorizza tradizioni agricole legate a simboli cristiani come il pane, il vino e l’olio, promuovendo un turismo inclusivo e sostenibile che celebra le radici culturali e spirituali dei territori.
Le città e i borghi religiosi italiani raccontano un’identità che combina fede e tradizioni culinarie, offrendo un viaggio completo tra spiritualità e sapori. Assisi, con la Basilica di San Francesco, accoglie pellegrini da tutto il mondo e li invita a scoprire l’Olio Dop Colli Assisi-Spoleto e il Vino Rosso di Montefalco Docg, simboli della vocazione agricola umbra. Nelle Marche, Loreto è nota per il Santuario della Santa Casa e celebra la sua tradizione enogastronomica con il Rosso Conero Doc e con i piatti tipici del territorio marchigiano come i Vincisgrassi. Monte Sant’Angelo, in Puglia, è un luogo dove il sacro si mescola ai sapori autentici del territorio come il pane prodotto nel territorio, diventato presidio Slow Food.
Le feste religiose italiane diventano spesso momenti di celebrazione dei prodotti tipici locali, trasformando la devozione in occasioni di incontro e convivialità. La celebrazione di Sant’Irene, patrona di Altamura, è diventata l’occasione per celebrare la Festa del Pane di Altamura Dop con laboratori e degustazioni che mantengono viva una tradizione millenaria. La Festa del Torrone e della Mostarda, a Cremona, celebra Sant’Omobono, patrono della città, attraverso dolci tipici che raccontano la storia e l’identità locale. Ci sono poi i dolci tipici delle ricorrenze, dalle Zeppole di San Giuseppe che sono protagoniste in Campania alle frittelle tipiche di Sant’Antonio Abate, dalle Fave dei morti che si degustano nei giorni di inizio novembre alla Cupeta con cui i leccesi celebrano la ricorrenza del loro patrono Sant’Oronzo.
Per massimizzare il potenziale del Giubileo come volano di promozione sinergico del turismo religioso ed enogastronomico, è necessario implementare alcune azioni strategiche. “In primis – spiega Roberta Garibaldi – valorizzare l’offerta di turismo religioso collegata all’enogastronomia con un sistema integrato che colleghi monasteri, conventi, città religiose, cammini e feste locali attraverso itinerari tematici. Proseguire l’investimento nelle infrastrutture per i pellegrini: migliorare la rete viaria e i sentieri, garantendo una segnaletica adeguata, percorsi ciclabili e punti di ristoro che offrano prodotti tipici e servizi di qualità. Quindi rafforzare la comunicazione e il marketing territoriale: sviluppare campagne di comunicazione che evidenzino il legame tra spiritualità e gastronomia, raccontando storie autentiche e utilizzando strumenti innovativi come app, guide multimediali e realtà aumentata per arricchire l’esperienza del visitatore. A livello internazionale, gli esempi virtuosi non mancano – conclude Garibaldi – proprio il Cammino di Santiago, nel 2022, ha rafforzato il legame con la gastronomia dei territori attraversati dal pellegrini, introducendo il Passaporto Gastronomico, uno strumento che invita coloro che affrontano il Cammino a scoprire e apprezzare le specialità culinarie delle sue tappe”.


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