«I vescovi non possono stare a guardare»

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COSENZA Il 2024 è stato per la Chiesa italiana un anno particolarmente impegnativo. C’è stato un grande impegno dalla Conferenza Episcopale, dei singoli presuli sui territori per quanto riguarda alcuni percorsi della comunità laica: su tutti il tema dell’autonomia differenziata, al quale i vescovi calabresi hanno rivolto pensieri categorici. «Non c’è nessun elemento della vita dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che possa essere dimenticato o messo da parte. Tutto ciò che riguarda la vita riguarda la Chiesa, questo è uno dei grandi principi che la Chiesa ha sempre avuto, ma che è stato sancito in maniera ancora più energica dal Concilio Vaticano II», commenta a “Dieci Minuti” – rubrica in onda su L’altro Corriere Tv – il Vescovo di Cosenza Monsignor Giovanni Checchinato. «Di fronte a alcune ipotesi di legge che poi sono state approvate al Senato e alla Camera, abbiamo sentito il dovere come cristiani e come cittadini di dire il nostro pensiero e di mettere in guardia di fronte a possibili derive di una legge che proponeva l’autonomia differenziale delle regioni».

Cosa vi preoccupa?

«Preoccupa certamente la ricaduta socio-economica di una proposta di legge di quel tipo, ma ciò che preoccupa è la molla che c’è dietro ovvero la promozione dei più bravi mentre quelli che fanno più fatica si devono arrangiare. E’ un principio che non funziona dal punto di vista ecclesiale, perché il Vangelo dice che nella logica di Gesù al primo posto ci devono essere gli ultimi. Ma non funziona di fatto neanche dal punto di vista umano, neanche dal punto di vista sociale, perché lì dove vengono promosse le regioni più ricche dell’Italia a scapito delle regioni più povere, sembra che ci perdano solamente queste ultime e di fatto a lungo andare ci perderanno anche le regioni più ricche, questo è il problema».

Monsignor Giovanni Checchinato

Rispetto alle posizioni espresse dai vescovi si avverte nella comunità politica, nel mondo laico, una sorta di fastidio

«Io ricordo, come se fosse accaduto questa mattina, una intervista di circa 30 anni fa ad un vescovo illuminato che si chiamava Tonino Bello ed era stato a Sarajevo con la Carovana della Pace per protestare contro la guerra dei Balcani di quegli anni. Chiaramente Don Tonino si espresse in maniera molto critica nei confronti delle armi, dell’uso della guerra e venne intervistato da una emittente nazionale che gli diceva esattamente le stesse cose “Voi come Vescovi preoccupatevi di fare i Vescovi” e Don Torino rispose “ma secondo lei io di che cosa mi devo preoccupare? Se sull’altare ci sono due o tre candele? Forse il Vescovo è chiamato a fare anche altro”. Penso che questa sia la realtà».

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Il 2024 si chiude per la Chiesa italiana e per tutti i cristiani, con un inizio: il grande Giubileo

«C’è tanto bisogno di speranza, che non è un vago sentimento ottimistico. La speranza per un cristiano è qualcosa di più, ha un fondamento e il fondamento è il regno di Dio che viene con potenza. E allora come cristiani non possiamo non utilizzare questo anno santo, questo Giubileo, per rimetterci in marcia, per ripensare e ridefinire il nostro ruolo anche in ordine a tutti questi conflitti che sono nel mondo. Non possiamo stare alla finestra a guardare. Abbiamo bisogno di dire il nostro no a logiche che sono quelle dei mercanti di armi e della spartizione dei beni che appartengono sempre di più ad una ristrettissima oligarchia di persone. Questo non è giusto e contrasta radicalmente con il messaggio non solo del Vangelo, ma di tutto l’antico e il Nuovo Testamento. Il Giubileo non nasce come esperienza prima di tutto religioso-cultuale, ma come esperienza sociale».

Giovanni_Checchinato
Giovanni_Checchinato

Il pellegrino è qualcuno che sceglie di mettersi in cammino. Come possiamo declinare questo pellegrinaggio in Calabria?

«Il pellegrinaggio più importante, e lo diceva migliaia di anni prima di Gesù, lo diceva Confucio, è quello che si fa dentro di sé. Abbiamo bisogno tutti di riprendere un po’ in mano la dimensione della nostra spiritualità. Penso che la Calabria sia un luogo mistico perché dotata dal Padre Eterno di un paesaggio incantevole sia al mare che ai monti e la Calabria ha espresso durante il corso dei secoli figure significative di uomini e donne pieni di Dio». (redazione@corrierecal.it)

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