Affitti brevi, blocchi e limiti avanzano a Milano, Roma, Napoli e altre citt�. Il settore � a rischio

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Negli ultimi anni, il fenomeno degli affitti brevi ha registrato una crescita esponenziale in Italia, grazie a piattaforme come Airbnb che hanno reso facile e vantaggioso per i proprietari mettere a disposizione appartamenti a turisti. Tuttavia, questa tendenza ha sollevato preoccupazioni significative nelle grandi città, ma non solo.. Molte amministrazioni locali stanno cercando di trovare un equilibrio tra il supporto al turismo e la protezione del mercato immobiliare tradizionale. Le questioni principali riguardano l’over-tourism, la competizione sleale con le strutture alberghiere e l’impatto sui prezzi degli affitti a lungo termine.

La situazione nei principali comuni italiani e le leggi già in vigore o in arrivo

Le principali città italiane come Roma, Firenze, Venezia, Milano e Napoli sono al centro del dibattito sugli affitti brevi.

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A Roma, l’amministrazione sta valutando nuove normative per contenere la crescita degli appartamenti turistici, focalizzandosi sul centro storico, un’area già sotto pressione a causa dell’alto afflusso turistico. Nella capitale si prevede di modificare il Piano Regolatore Generale, distinguendo tra immobili residenziali e turistici, in un tentativo di preservare l’autenticità e la funzionalità del tessuto urbano nei pressi dei luoghi più visitati. Stesso discorso e approccio si sta facendo a Napoli

Misure simili sono in via di sviluppo anche a Firenze, dove è stato recentemente introdotto un blocco per nuovi affitti brevi nel centro storico.

A Venezia, una delle città più colpite dall’overtourism, le autorità hanno optato per un approccio restrittivo. Il nuovo regolamento limita gli affitti brevi a un massimo di 120 giorni l’anno senza ulteriori vincoli, introducendo inoltre una moratoria sulle nuove locazioni turistiche fino al 2026. Questo passo è stato compiuto per preservare la vivibilità della città e proteggere il patrimonio culturale e urbanistico.

Milano, pur differendo per caratteristiche turistiche, ha visto manifestazioni contro gli affitti brevi e la diffusione dei lock-box, dispositivi che facilitano l’accesso agli appartamenti e sono percepiti come invasivi. Il Consiglio comunale sta considerando regolamenti più rigidi, anche nei confronti di queste strutture, per mitigare il loro impatto sui residenti locali.

Ogni comune sta cercando soluzioni individuali per la regolamentazione di questo fenomeno, spesso scontrandosi con ricadute legali come contestazioni e ricorsi al TAR. In assenza di un quadro normativo nazionale unificato, le delibere locali mirano principalmente a garantire un equilibrio tra turismo e residenza, un tema che sta diventando sempre più complesso e che necessita di misure adeguate e personalizzate per ogni contesto urbano.

Il dibattito tra amministrazioni locali e governo

Il dibattito tra le amministrazioni locali e il governo centrale sul tema degli affitti brevi è sempre più acceso, con i sindaci che richiedono maggiore autonomia per gestire l’impatto turistico nei loro territori. Da un lato, le città italiane più colpite dall’overtourism stanno implementando regolamenti restrittivi per proteggere i residenti e il patrimonio urbano; dall’altro, il governo mantiene una posizione prudente, concentrandosi sul bilanciamento tra libertà imprenditoriale e controllo locale.

Molti sindaci, supportati da associazioni di categoria come Federalberghi, auspicano un quadro normativo più chiaro che consenta alle città di adottare misure incisive e flessibili. L’idea è di adattare le normative alle specificità locali, considerando che le sfide di una città d’arte come Firenze, con il suo centro storico densamente popolato, differiscono da quelle di piccoli borghi o città turistiche balneari.

Dal canto suo, il governo teme che una regolamentazione troppo restrittiva possa limitare l’iniziativa privata e il mercato del turismo, una delle componenti vitali dell’economia italiana. Le recenti normative, come il Codice Identificativo Nazionale (CIN) e la Banca Dati delle Strutture Ricettive, mirano a monitorare e supervisionare il settore senza ostacolare eccessivamente le operazioni commerciali.

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Prospettive future e possibili soluzioni

Le prospettive future per la gestione degli affitti brevi in Italia si concentrano su un bilancio tra sviluppo economico e salvaguardia del patrimonio residenziale. Una soluzione possibile è l’introduzione di un sistema normativo nazionale che preservi l’autonomia locale ma garantisca standard uniformi su tutto il territorio. Questa legge nazionale potrebbe includere limiti stagionali e territoriali per le locazioni turistiche, consentendo ai comuni di modulare l’offerta in base alle specifiche esigenze locali.

  • Incentivi per i proprietari: Agevolazioni fiscali per chi affitta a lungo termine potrebbero disincentivare il mercato degli affitti brevi.
  • Zone a regolamentazione speciale: Delimitare aree in cui applicare restrizioni più severe per la protezione di quartieri sensibili al turismo.
  • Trasparenza e norme sui prezzi: Implementazione di meccanismi per evitare aumenti indiscriminati nei prezzi degli affitti tradizionali dovuti alla domanda turistica.

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