Alluvione, de Pascale: «Se il governo farà da solo noi non daremo l’ok»

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l presidente e il nuovo commissario: «Non capiamo perché insistere sulla scelta di un militare». Favorito D’Ubaldi, tra i nomi spunta Curcio

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«Se non avremo rassicurazioni su un cambio di schema di gioco e sulle competenze tecniche, non potremo che dare un parere negativo», dice il presidente della Regione, Michele de Pascale. La nomina del nuovo commissario per la ricostruzione post alluvioni non dovrebbe arrivare oggi, ma è questione di giorni, perché il mandato del generale Francesco Paolo Figliuolo terminerà martedì. In pole per la successione restano i generali Mauro D’Ubaldi (favorito) e, in alternativa, Maurizio Riccò. 

Il governo, però, starebbe riflettendo sull’opportunità di nominare un militare. Tra le ipotesi, dunque, c’è anche Fabrizio Curcio, ex capo della Protezione civile e, al momento, alla guida del Dipartimento dell’amministrazione generale del Mef. Curcio, che ha già lavorato in Emilia per il terremoto del 2012, sarebbe profilo assai gradito al governatore. Nella conferenza di fine anno, de Pascale ha messo i suoi paletti: «Se c’è condivisione, anche le responsabilità sono condivise — ha spiegato —. Altrimenti se il governo farà tutto da solo, allora le responsabilità devono essere chiare. Non può essere che il governo decide e poi la responsabilità è di tutti». Il governatore in giornata ha visitato con sindaci e cittadini varie aree colpite dalle alluvioni: Pianoro, Val di Zena, Botteghino di Zocca, Farneto e San Lazzaro.




















































Sulla questione commissario, de Pascale ha aggiunto: «Nel momento in cui non si sceglie una nomina politica, ma tecnica, almeno si attinga a professionalità che abbiano competenze specifiche. Non capiamo perché insistere sulla scelta di un militare». In ogni caso, ha sottolineato, visto che lo prevede la legge «ci aspettiamo di essere sentiti, qualunque sia la scelta».
La proposta Il governatore ha lanciato una proposta: «Mi unisco alla richiesta che aveva fatto in campagna elettorale Elena Ugolini (la sfidante di centrodestra, ndr): almeno nominiamo un tecnico della materia se non il presidente della Regione. Una persona che se ne intenda di protezione civile, ricostruzioni, opere idrauliche, idrogeologiche». Il presidente della Regione ha chiesto che la struttura sia basata qui e completamente dedicata alla ricostruzione: «Serve una figura sul territorio. Il fatto di aver gestito tutto da Roma, peraltro senza essere dedicati esclusivamente a questa attività, è stato un errore oggettivo».

Secondo de Pascale, peraltro, «tutti dobbiamo migliorare, noi e anche il governo. Qui siamo passati dallo scaricabarile all’indisponibilità a cambiare. Noi siamo disposti a sederci intorno a un tavolo, a migliorare e ad assumerci il massimo delle responsabilità, che significa anche il massimo del rischio. Il governo è disposto a farlo?».

Il presidente della Regione si è detto preoccupato per «la messa a terra delle grandi opere, come casse di espansione e di laminazione o le arginature». Rispetto al piano della Regione da 800 milioni che riguarda le opere considerate prioritarie, sottolinea de Pascale, «la struttura commissariale ha stanziato 90 milioni per la progettazione. Ma in Finanziaria non ci sono le risorse per realizzarle». Per queste grandi opere di messa in sicurezza del territorio, ha insistito de Pascale, «deve cambiare radicalmente lo schema di relazioni istituzionali, il quadro normativo e la struttura commissariale». E ancora: «In tempo di pace, servono sei o sette anni per fare una cassa di espansione. Noi ne dobbiamo fare più di una e su 23 fiumi. Servono procedure in deroga, una struttura dedicata e assunzione di personale. Serve un cambio di passo»

Detto della questione alluvione, a tenere banco sono anche i timori per il quadro economico e le varie crisi aziendali. «Sono seriamente preoccupato per l’andamento di alcuni settori produttivi». Secondo il governatore, infatti, le crisi attuali «non sono più trasversali come prima, ma sono molto verticali e riguardano solo alcune filiere, per lo più collegate alla transizione ecologica». Su questo versante de Pascale ha lodato il ministro Adolfo Urso che starebbe pensando a rilanciare l’idea dei «contratti di sito», da applicare nelle fabbriche colpite dalla crisi dell’automotive e di Stellantis. «Per l’Emilia-Romagna potrebbero avere una valenza fondamentale anche per la ceramica e la chimica. Se dotati di risorse adeguate, possono consentirci interventi mirati». Finora, ha affermato il governatore, «i primi colloqui col ministro sono stati positivi, ho visto segnali di buona collaborazione. Sull’automotive si è creato un buon clima di unità nazionale, che ha prodotto anche la reazione di Stellantis».

Sulla questione del bilancio, il presidente è tornato a chiedere di aumentare le risorse per il sistema sanitario nazionale e cambiare i parametri per il riparto dei fondi tra le Regioni, perché ad oggi l’Emilia-Romagna «è penalizzata». «In questi anni la nostra spesa sanitaria è stata superiore ai trasferimenti da parte dello Stato — ha sottolineato de Pascale — e abbiamo dovuto ricorrere a ogni fondo disponibile per mantenere la nostra eccellenza. Non farlo avrebbe significato tagliare i servizi». Per questo, ha annunciato, «avvieremo nelle prossime settimane un’interlocuzione col governo, non vogliamo fare passi indietro. Abbiamo il sistema sanitario più pubblico d’Italia e siamo penalizzati dagli attuali parametri».

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