SENIGALLIA – Giorgio Mercuri, artista senigalliese, ha sempre considerato la sua terra come una fonte inesauribile di ispirazione. Le sue opere esposte, esposte a Palazzetto Baviera, fino al 7 gennaio, rappresentano il paesaggio marchigiano trasfigurato attraverso una fusione di luce, colori e forme, evocando una connessione profonda con la natura. I suoi dipinti, dalle dimensioni variabili, si concentrano sul tema della natura, simbolo di nutrimento, radicamento e identità culturale.
Le opere esposte riflettono il forte legame con la campagna tosco-marchigiana e costituiscono il punto di partenza per una riflessione sul rapporto tra l’uomo e il territorio. La condivisione delle risorse, l’armonia con la natura e il rispetto per l’ambiente sono temi che Mercuri esplora attraverso il suo lavoro, trasformando le campagne delle Marche e della Toscana in paesaggi fatti di luce, colori e forme, che esprimono una connessione profonda con la terra.
Le trenta opere raccontano un viaggio attraverso la campagna marchigiana, una terra che si distingue per la varietà del suo paesaggio: dalle dolci colline che si spingono fino al mare, alle montagne che dominano il panorama. L’allestimento della mostra si basa sull’armonia delle forme e dei colori, con effetti cromatici che si rivelano come fenomeni percepibili dai sensi, offrendo una riflessione visiva che affonda le radici nella tradizione e nella cultura della regione.
Parallelamente, l’artista ha trovato grande ispirazione anche nella campagna toscana, un paesaggio altrettanto ricco di tradizione e storia. La Toscana, con le sue colline ondulate, i cipressi e i borghi medievali, offre un tipo di connessione con la terra che non è solo geografica, ma anche cultura e identità. Le campagne toscane, famose in tutto il mondo per la loro bellezza incontaminata, sono state per l’artista un luogo in cui esplorare la stessa forza evocativa della natura che ha trovato nelle Marche. La toscanità, con i suoi colori caldi e le terre bruciate dal sole, ha stimolato Mercuri a esplorare nuove sfumature cromatiche, sviluppando un legame visivo tra paesaggio, luce e colore che attraversa entrambe le regioni.
Nei suoi dipinti, Mercuri non si limita a rappresentare la realtà, ma la trasforma. L’osservazione diretta del paesaggio marchigiano e toscano diventa il punto di partenza per una pittura che va oltre i confini dell’astrazione. Questo approccio lo avvicina alla corrente del Colour-field painting, che rifiuta la semplice imitazione della realtà in favore di una pittura che vive di luce, spazio e colore. Se negli anni Ottanta la pittura astratta era spesso vista come un’espressione di sé stessa, Mercuri la utilizza per riflettere sulla realtà, sul paesaggio e sul colore che interagisce con il territorio.
L’uso del colore nelle opere di Mercuri richiama le sperimentazioni dei fotografi e dei grafici digitali, ma si inserisce anche in una tradizione che affonda le radici nell’arte concreta. Come nel caso di Victor Vasarely, la ricerca formale ed estetica diventa un gioco di interazioni visive, dove il colore non è solo una decorazione, ma un elemento che dà vita all’opera stessa. Mercuri, tuttavia, non si limita a studiare il colore, ma lo utilizza per rendere i paesaggi marchigiani e toscani più vivi e dinamici, creando effetti cinetici che sembrano animare le colline e le valli. La sua visione della campagna non è statica, ma vibrante di movimento e luce, con il colore che diventa il mezzo per evocare emozioni e sensazioni legate alla natura e al territorio.
Il lavoro di Mercuri va oltre il semplice esercizio pittorico, diventando una riflessione profonda sul legame tra l’uomo, la terra e la sua storia. Il paesaggio marchigiano e toscano, osservato e reinterpretato dall’artista, è un invito a ristabilire un rapporto armonioso con la natura, che trova la sua forza nella semplicità e nell’essenzialità delle forme. In un mondo sempre più dominato dalla tecnologia e dalla virtualità, le opere di Mercuri ci ricordano l’importanza di riscoprire la bellezza autentica della natura, il legame che ci unisce a essa e la sua sacralità.
Con il suo lavoro, il maestro celebra la sua terra e ci invita a riflettere sul senso del nutrimento, non solo fisico, ma anche culturale, come elemento che ci unisce e ci rende parte di un disegno più grande.
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Palazzetto Baviera – Via Ottorino Manni, 1 – Senigallia – Orario di visita: 17,30-20,00 – Cell. 335.6861007
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