L’Idea dentro di me. Giacomo Matteotti per le nuove generazioni.
di Paola Filippi
Sommario: 1. Il progetto della Fondazione Circolo Rosselli. – 2. Il vizio della memoria. – 3. Il pensiero di Matteotti come strumento per educare i giovani alla partecipazione politica. – 4. Conclusioni.
1.Il progetto della Fondazione Circolo Rosselli.
Concludiamo il 2024, dedicato dalla Rivista al ricordo di Giacomo Matteotti, con la recensione del saggio “L’idea dentro di me. Giacomo Matteotti per le nuove generazioni. Una proposta didattica orientativa” scritto dalla professoressa Francesca Tramonti, con la collaborazione delle docenti Cristiana Ciari, Laura Noccioli e Claudia Ortenzi, della studentessa Martina Meoli e degli studenti Davide Binetti, Lorenzo Luconi e Gregorio Rasi.
Il saggio è stato pubblicato nell’ambito di un progetto più ampio, sviluppato della Fondazione Circolo Rosselli – dedicata a Carlo e Nello Rosselli, giornalisti e politici, entrambi motivati alla lotta e alla militanza politica dal sacrificio di Giacomo Matteotti, uccisi a Parigi nel 1937. Nell’ambito del medesimo progetto la fondazione ha dato corso, tra l’altro, anche all’iniziativa didattica “Da grande voto anche io, chi voglio! Giacomo Matteotti per le nuove generazioni”, per ricordare ai giovani l’importanza della partecipazione politica, come scrive, nella prefazione, Valdo Spini Presidente della Fondazione.
Il testo, pubblicato in occasione della celebrazione del centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, contiene una proposta didattica orientativa estremamente interessante, diretta agli studenti delle quinte superiori, finalizzata a far conoscere il pensiero e le opere di Matteotti e, per tale via, avvicinare gli studenti al confronto politico e alla partecipazione.
Lo scopo del testo non è dunque solo quello di raccontare, con tecnica sistematica e contestualizzata, la vicenda dell’Uomo, né quello di puntualizzare – nei limiti dello spazio di un libro didattico – le linee essenziali del pensiero del genio Matteotti, l’eroe del secolo breve, ma l’obiettivo, che possiamo senz’altro asseverare come raggiunto, è quello di rendere la vicenda umana, i discorsi e gli scritti di Giacomo Matteotti strumenti atti a stimolare l’attitudine all’elaborazione collettiva di idee politiche (secondo una nozione di politica rispettosa del senso etimologico della parola ovvero quale etica della polis), a educarli all’utilizzo del metodo del confronto, alla formulazione dell’argomento e, infine, all’uso del ragionamento critico per la costruzione del pensiero proprio.
Il tratto peculiare del libro è quello di concentrare l’attenzione attorno alle idee di Matteotti su temi politici sempre attuali, quali l’istruzione universale e l’apprendimento, il lavoro e i diritti dei lavoratori, la democrazia e il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e infine la pace e la solidarietà tra i popoli.
Attraverso l’approfondimento della dottrina di Matteotti gli studenti vengono sollecitati all’approfondimento e all’elaborazione, collettiva e individuale, del pensiero alla sua concettualizzazione e infine all’esposizione dell’idea propria così come se la sono formata. Sotto questo profilo è significativo e, al tempo stesso tempo, evocativo il titolo dell’opera: “L’idea dentro di me”.
È colto nel saggio, in modo innovativo, il valore inestimabile dell’eredità di pensiero di uno dei più grandi studiosi del ‘900, eredità conservata nelle pubblicazioni scientifiche, negli articoli, nei discorsi, nelle lettere alla moglie Velia Titta e all’amico Filippo Turati. Eredità rimasta per troppo tempo nell’ombra dell’enormità del sacrificio dell’Uomo. Martirio che, dopo l’occultamento del corpo, si è perpetuato con la sigillazione della tomba con piombo e cemento, con le restrizioni imposte alla famiglia e alle persone a lui devote. Martirio proseguito, anche dopo la caduta del regime fascista, attraverso l’oblio rassegnato alle opere intellettuali e all’idea di socialismo riformista propugnata da Giacomo Matteotti.
Dopo la liberazione dal regime fascista, nei programmi scolastici, la figura di Matteotti è stata trattata solo superficialmente come se la storia e il pensiero dell’uomo fosse tutta contenibile nella narrazione del rapimento e dell’assassinio, come se ricordarlo per il delitto fosse osservanza sufficiente ad adempiere al dovere della memoria. Al tempo stesso, come se, con il fermarsi nel particolare del martirio, si volesse contenere la grandezza senza limiti del grande politico e pensatore; come se ancora si temesse la lucidità delle sue idee precorritrici e l’attitudine a combattere al prezzo della vita per senso di responsabilità verso l’umanità.
2. Il vizio della memoria.
La vicenda Matteotti, forse più di altre persecuzioni del regime, offre una plastica testimonianza di quanto gli italiani non abbiano voluto, o saputo, fare i conti con il fascismo. Il tentativo di Renzo De Felice degli ultimi anni del secolo scorso di aprire il dibattito sul fascismo a un pubblico non di soli specialisti non ha avuto seguito e, come ha scritto Salvatore Lupo, “il fascismo è l’argomento più studiato della nostra storia novecentesca, in Italia e nel mondo. Ma i risultati di queste ricerche restano fuori dagli spazi del dibattito pubblico”. Utile l’apertura del dibattito stimolata da Antonio Scurati con i romanzi storici, M. Il figlio del secolo, M. L’uomo della Provvidenza, M. L’ora del destino e gli ultimo giorni dell’Europa.
Di questo non sapere fare i conti con il passato, in una sorta di orda iconoclasta contro l’argomento potenzialmente divisivo, ne ha fatto le spese non solo la dottrina del socialismo riformista elaborata da Matteotti ma anche il suo pensiero, ad esempio, in materia di fiscalità (già propugnava il principio della contribuzione fiscale proporzionale al reddito), di diritti fondamentali, di giustizia e pena (antesignano del principio della finalità rieducativa della pena) e in materia di pace e unione degli Stati Europei (già europeista).
L’esiguità delle celebrazioni nazionali pubbliche per i cento anni dalla sua morte costituisce una chiara manifestazione del perpetuarsi del vizio della memoria.
Peraltro proprio in occasione della celebrazioni per il centenario dell’ultimo discorso pronunciato da Giacomo Matteotti, tenutosi alla Camera il 30 maggio 2024, in ricordo del famoso discorso del 30 maggio 1924, abbiamo assistito all’ennesimo tentativo di distorsione della memoria.
Il 30 maggio 2024 alla commemorazione tenutasi alla Camera dei deputati con consacrazione dello scranno dal quale parlò per l’ultima volta, avremmo voluto sentire “Oggi siamo qui a commemorare Matteotti, Deputato del Regno d’Italia e Segretario del partito socialista unitario ucciso dai sicari di Mussolini per la sua opposizione al regime fascista” invece la frase della Presidente del Consiglio è stata “Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee“. Questa frase offende la memoria di Giacomo Matteotti sotto tre distinti profili.
Il primo: Matteotti, Deputato del Regno d’Italia e Segretario del partito socialista unitario all’epoca dell’omicidio, è stato un pensatore cosmopolita, un politico e un giurista eccelso, oltre che un eroe. Definirlo , semplicemente, “un uomo libero e coraggioso” svilisce il ruolo rivestito al momento dell’omicidio e la sua straordinarietà, lo decontestualizza rispetto al Partito socialista, e tacendone le peculiarità finisce per ridurre drammaticamente la portata della lesione subìta dall’umanità a causa dell’omicidio (v. Giacomo Matteotti. Il giurista di Giovanni Canzio, Note su Giacomo Matteotti ed il penale costituzionale: la legalità dalla crisi dello Stato liberale alla «dominazione fascista» di Floriana Colao, Un Matteotti poco conosciuto di Enrico Manzon, Il metodo per la riforma fiscale, preziosissima eredità di Giacomo Matteotti di Francesco Tundo).
Il secondo: Matteotti non è stato, semplicemente, ucciso per le sue idee ma perché era il più strenuo degli oppositori del fascismo .
La “causale politica, consistente nell’interesse, ed anzi nella necessità, di eliminare nel Matteotti il più formidabile avversario del fascismo è così evidente che ogni altra causale non può che apparire infondata” come si legge nella sentenza della Corte d’Assise speciale del 4 aprile 1947 .
Il terzo, strettamente collegato al secondo: Matteotti non è stato, banalmente, vittima di squadristi fascisti ma fu rapito e ucciso dalla Ceka, corpo speciale di polizia segreta del regime fascista agli esordi, che agì per ordine di Mussolini.
Dire che Matteotti fu “ucciso da squadristi fascisti” è un’ affermazione che, ancora una volta, dopo cento anni, piega la testa all’ordine di depistaggio impartito da Mussolini e avalla, inopinatamente, la sentenza del Tribunale di Chieti, emessa all’esito del famoso processo farsa che si concluse con la condanna degli esecutori materiali per omicidio preterintenzionale – dopo l’amnistia per il reato di sequestro di persona – così separando gli autori materiali dal loro mandante Mussolini (v. La magistratura al tempo di Giacomo Matteotti di Giuliano Scarselli; A margine del Processo Matteotti: la coerenza di un magistrato in tempo di regime di Costantino De Robbio; , “Il delitto Matteotti” e quel giudice che voleva essere indipendente (nel 1924) di Andrea Apollonio)
Nonostante la legge 10 luglio 2023, n. 92, intitolata “Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti”, abbia indetto la celebrazione nazionale della “figura di Giacomo Matteotti nella ricorrenza dei cento anni dalla sua morte” anche attraverso la promozione e la valorizzazione della conoscenza e dello studio della sua opera e del suo pensiero, in ambito nazionale e internazionale, le iniziative celebrative di rilievo sono state promosse e gestite da associazioni privati e non dal governo, a parte quella del 10 giugno 2024 alla Camera dei Deputati di cui si è detto.
3. Il pensiero di Matteotti come strumento per educare i giovani alla partecipazione politica.
La proposta didattica sviluppata nel saggio L’idea dentro di me ha il grande pregio di far conoscere Giacomo Matteotti alle giovani generazioni e, al tempo stesso, far conoscere la sua dottrina.
Il saggio rende giustizia alla memoria di Matteotti e lo consacra come esempio di uomo straordinario che con fermezza portò avanti le proprie battaglie a difesa dei diritti fondamentali dell’uomo, quegli stessi diritti che nel ’48, a ventiquattro anni dalla sua morte, sarebbero stati consacrati nella nostra Costituzione.
L’Idea dentro di me restituisce Matteotti agli studenti “tutto intero” un uomo, un politico, uno studioso, un giurista, un cittadino al servizio della democrazia, e lo consacra al ruolo di pensatore simbolo senza tempo.
Nell’introduzione alla menzione del sondaggio da quale emerge la desolante constatazione che gli italiani conoscono Matteotti soltanto in quanto martire (e così la profonda ignoranza delle opere dell’Uomo) segue l’esposizione dell’obiettivo della proposta didattica che costituisce il filo conduttore delle tematiche affrontate nel saggio.
Il primo paragrafo intitolato “Una vita”, contiene la narrazione dei punti salienti della vita di Matteotti. È tratteggiata la famiglia di origine, il percorso di studi, la particolare metodologia di approfondimento, il rapporto con la moglie Velia Titta, il rapporto con l’amico Filippo Turati e infine le ragioni sottese alla scelta dell’impegno politico che lo sottrasse alla carriera accademica, alla quale, forse, se non fosse stato ucciso sarebbe tornato. Seguono le proposte didattiche che stimolano all’approfondimento delle vicende che lo portano alla maturazione del pensiero politico, ai rapporti con la moglie Velia, al ruolo dell’amico Filippo Turati, all’impatto dell’omicidio nei suoi contemporanei.
Significativa e stimolante la lettera di Sandro Pertini a Matteotti, simbolica, perché scritta al compagno già morto per chiedergli l’iscrizione al Partito socialista unitario.
Il secondo capitolo si intitola il diritto di apprendere. Contiene, in nuce, l’illustrazione della dottrina di Giacomo Matteotti in tema di istruzione.
Si tratta di uno degli aspetti più significativi dell’impegno politico-sociale di Giacomo Matteotti, nella piena consapevolezza che “favorire l’alfabetizzazione e l’istruzione di tutti significa dare vita a una società realmente libera, uguale e socialista”.
Interessante il passaggio sulla scuola dell’intervento di Giacomo Matteotti del 1919 al Congresso dei Comuni: “Deve essere qualcosa per cui almeno per quattro o cinque anni la gente del popolo non pensi alla propria preparazione del lavoro manuale. Impari qualche cosa che sia fuori dal lavoro immediato. Impari anche delle attrazioni. Non dobbiamo essere quelli che vogliono la preparazione del ragazzo all’abilità tecnica, vogliamo che questo insegnamento sia libero, poetico, astratto, perché ne godano per una piccola parte di tempo e ne portino con sé il ricordo”. Nelle direttive del PSU del 1923 Matteotti scrive: “Il socialismo parte dalla realtà dolorosa del lavoratore che giace nell’abiezione e nella servitù materiale e morale. Intende e opera a sollevarlo, a condurlo a miglioramenti economici e intellettuali. A libertà sociale e libertà spirituale sempre più alte. Vuole cioè formare e realizzare in lui l’uomo che vive fratello e non lupo con gli uomini in una umanità migliore per solidarietà e giustizia”.
Le proposte didattiche correlate al tema del diritto di apprendere sono particolarmente interessanti, attraverso le proposte di lavoro viene stimolata la riflessione degli studenti sul tema dell’attuale livello di istruzione in Italia, dei rischi derivanti dal cosiddetto analfabetismo di ritorno; viene stimolata la riflessione in ordine ai reali bisogni degli studenti e all’utilità di percorsi formativi personalizzati; viene sollecitato il dibattito in ordine all’adeguatezza dell’attuale formazione scolastica nonché sull’opportunità del coinvolgimento degli stakeholder.
Il terzo capitolo è dedicato al lavoro. L’analisi ha ad oggetto gli scritti e i discorsi su un tema focale dell’azione del socialismo riformatore propugnata da Giacomo Matteotti. Secondo il suo pensiero era fondamentale che i lavoratori acquistassero coscienza in ordine alle effettive possibilità di cambiamento, sempre nell’ottica che è indispensabile garantire una società pacifica nella quale vi sia l’uguaglianza di tutti. Matteotti ha ben chiara l’idea che la lotta – mai guerra – di classe “non deve essere finalizzata a distruggere, in un’eterna contesa, le fonti della produzione, ma per aumentare la produzione regolandola nell’interesse della collettività operosa e non di un’oligarchia sfruttatrice dei lavoratori e dei consumatori. Lotta di classe non per emancipare una classe opprimere un’altra, ma perché tutti i privilegi di classe siano aboliti e tutti i cittadini siano uguali di fronte all’obbligo di cooperare alla produzione della ricchezza e al maggior interesse economico”.
Le idee e l’aspirazione di Matteotti e, soprattutto, l’essenzialità per lo Ζῷον πολιτικὸν della solidarietà sociale si scontrarono – e non poteva essere diversamente – con la politica autoritaria, fascista, una politica che dalla marcia su Roma mirava a negare in misura crescente libertà di parola, opinione e associazione. Nel suo libro Un anno di dominazione fascista, con la lucidità e il rigore che gli erano propri il Segretario del partito socialista unitario mise in evidenza quanto era divenuta difficile la condizione dei lavoratori in quanto il regime fascista negava loro voce e possibilità ogni chance di rivendicazione (v. L’ultimo articolo di Giacomo Matteotti – cento anni dopo di Margherita Occhilupo).
Le proposte didattiche, con riferimento a tale tematica, sono mirate a stimolare la riflessione degli studenti in ordine alle attuali sfide del mondo del lavoro ai fini della realizzazione di una società equa, libera e democratica. Viene richiamata l’attenzione sul tema dei proletari di oggi; vengono sollecitate ricerche in ordine alla storia dei sindacati italiani. È poi estremante interessante e utile la posposta diretta all’organizzazione della discussione, delle questioni, più concretamente, collegate al lavoro. Viene proposta la divisione della classe in due gruppi, uno che rappresenti gli interessi dei datori di lavoro, l’altro che rappresenti gli interessi dei lavoratori, chiamati a discutere in ordine ai contrapposti interessi attraverso un confronto destinato a concludersi con accordo su orario di lavoro e salari.
Interessante, infine, l’invito a individuare negli attuali conflitti sindacali i punti nodali, le questioni chiave, le strategie e le possibili soluzioni.
Come si legge nel quarto paragrafo intitolato “Sulla pace e sulla guerra”. il pacifismo di Giacomo Matteotti è un elemento fondamentale e un tratto che contraddistingue la dimensione politica e umana di Matteotti, un europeista ante litteram che aveva ben chiara l’idea che la pace tra gli stati può essere preservata solo attraverso l’unione nell’ottica del bene comune. Era contrario alla guerra di Libia “perché unico guadagno per chi ad essa tiene è la gloria militare della quale certo non si nutrirà il proletariato d’Italia”. All’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, con estrema lucidità, cercò, inutilmente, di convincere i contemporanei dell’irreversibilità del danno cagionato dai conflitti tra i popoli “gli egoismi patriottici nazionalisti non consentiranno di togliere il piede dal collo dei popoli vinti militarmente o soggetti economicamente. Se non fosse, quando l’abisso sarà irrimediabilmente aperto”.
Le proposte di didattiche riguardano l’esame dei conflitti e le ragioni degli stessi, con l’analisi storica delle condizioni che portarono al primo conflitto mondiale, e poi al secondo conflitto mondiale; contengono altresì l’invito a discutere in ordine alle ragioni in base alle quali la pace va sempre anteposta a qualsiasi scelta di politica estera e in quest’ottica immaginata la visione di Matteotti sul futuro dell’Italia.
Il quinto paragrafo riguarda il tema della “democrazia e dei diritti”. Per Matteotti il fascismo è un fenomeno che corrompe la società, ne produce un regresso e distrugge l’idea stessa di libertà. Egli non considerava il regime solo dal punto di vista del metodo di governo, ma come un elemento che minava le basi morali ed etiche del paese.
Secondo Matteotti “Politiche e morali non sono aspetti separati del vivere civile (come era stato teorizzato da grande filosofo Benedetto Croce) ma costituiscono una coppia inscindibile, impossibile quando una delle due componenti viene meno”..
La prima delle attività didattiche in tema Democrazia e libertà, secondo l’idea di Matteotti, invita gli studenti alla riflessione su un passaggio del discorso tenuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione 97° anniversario dell’uccisione dei Giacomo Matteotti.
“La Resistenza e la Liberazione che hanno conquistato libertà e democrazia al paese, affondano le proprie radici proprio nella testimonianza di personalità come Giacomo Matteotti. I valori che la Costituzione è riuscita a portare nelle nostre vite erano per lui ideali ai quali dedicare ogni impegno ed energia. Questo rende Matteotti un esempio che ancora parla ai giovani e sprona a tutti i cittadini ad avere cura della nostra Repubblica”. Attraverso la lettura di tale passaggio del discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella viene stimolata la riflessione sul significato del concetto di democrazia e di quanto sia importante la sua strenua difesa.
La seconda proposta riguarda l’approfondimento della Repubblica di Weimar e dei motivi della caduta, il contesto politico della salita al potere di Hitler. Dopo l’analisi delle ragioni storiche che portarono all’affermazione del Terzo Reich, come in what if, gli studenti sono invitati a immaginare come sarebbe stato possibile evitare la salita al potere di Hitler. Nell’ambito della trattazione di tale tematica è interessante la sollecitazione a passare in rassegna i sistemi democratici in vari paesi, per coglierne le differenze.
Il sesto paragrafo è dedicato all’ultimo discorso di Giacomo Matteotti, tenuto alla Camera del 30 maggio 1924 (v. Discorso alla Camera del Deputati del 30 maggio 1924 di Giacomo Matteotti). Come ha scritto Sandro Pertini egli aveva ben compreso il giro di boa che l’Italia aveva compiuto con le elezioni del 1924 e di qui l’ardimento nella richiesta dell’annullamento delle elezioni. “costante fu la sua esaltazione del Parlamento, cui si meditava di infliggere il colpo mortale […] quando le tenebre della tremenda notte di schiavitù diventarono irrimediabilmente più fitte, Giacomo Matteotti si era sentito sempre più attratto dalla luce non ancora spenta del Parlamento, e in quel bagliore di tramonto ebbe a concludere la sua vita di combattente della libertà”.
La proposta didattica correlata al discorso del 30 maggio 1924 stimola un’approfondita analisi del testo, con riflessioni mirate, riferite ai singoli passaggi menzionati nel discorso, alla quale viene fatta seguire l’elaborazione di confronti e paragoni con altre occasioni in cui, con discorsi pubblici, sono state denunciate violazioni dei diritti umani, viene infine sollecitata l’individuazione e l’approfondimento di analoghe testimonianze storiche.
Interessante la proposta di redigere un discorso contro le violenze e le irregolarità del regime fascista, incentrare su fatti realmente accaduti come se fosse Matteotti a scriverlo.
Utile a far calare gli studenti nello snodo storico e nei ruoli dei parlamentari presenti in aula il 30 maggio del 1924 la proposta di drammatizzazione del discorso.
Il settimo capitolo costituisce un approfondimento rivolto alla stampa; il capitolo si intitola Breaking news. Lo studio si incentra sulle notizie dei giornali dell’epoca pubblicate la sera del rapimento e, successivamente, al momento del ritrovamento della salma. Viene dato rilievo al fatto che le notizie dei quotidiani non risultano univoche e come emerga, con evidenza, la difformità, nell’interpretazioni dei fatti, quanto alle ragioni della scomparsa di Matteotti in ragione dell’orientamento politico del giornale.
Lo spoglio delle principali testate giornalistiche dell’epoca, a partire dal rapimento fino al rinvenimento del corpo, si rileva particolarmente significativo al fine di evidenziare le diverse, e opposte, posizioni politiche dei giornali e l’effetto del differente orientamento politico sulla formazione dell’opinione pubblica. I punti chiave delle diverse informazioni, i sistemi moderni di comunicazione che hanno sostituito la stampa, la storia delle principali testate giornalistiche italiane, l’analisi dei cambiamenti nel mondo dell’informazione sono i temi dei quali è suggerita la trattazione in collettivo.
L’ultimo capito è dedicato ai luoghi del ricordo. Il manuale si conclude con foto e unità didattiche interdisciplinari in lingua inglese, francese e spagnola.
4.Conclusioni
Ci auguriamo che il saggio di Francesca Tramonti, professoressa di letteratura e storia presso l’Istituto di istruzione Superiore Salvemini Duca d’Aosta, autrice, tra l’altro, del romanzo La danza della vita per Porto Seguro editore, nonché curatrice del volume Vite fuori non rimanga uno strumento di nicchia ma che invece venga diffusamente adottato nelle scuole secondarie superiori nazionali, affinché la dottrina di Matteotti sia divulgata tra i giovani e da questa i giovani apprendano l’utilità del confronto politico e l’importanza della partecipazione.
Come ha scritto Primo Levi bisogna ricordare perché quello che accaduto una volta può accedere ancora. “Tutto ciò che è accaduto può ripetersi, e i meccanismi del genere umano non mutano con il passare del tempo” in quanto “I sistemi democratici non nascono una volta e per sempre, vanno costruiti e ricostruiti ogni giorno” come ha scritto Licia Fierro in Giacomo Matteotti: il suo e il nostro tempo.
La partecipazione, “il fare politica”, dei giovani è fondamentale per assicurare il rispetto della Nostra carta costituzionale, la res publica non può essere lasciata nelle mani di pochi perché la storia ci insegna che le oligarchie degenerano.
Come ci ha insegnato Matteotti l’istruzione è il passaggio fondamentale e imprescindibile perché l’uomo viva fratello e non da lupo “per una umanità migliore per solidarietà e giustizia”.
Il IV convegno di Giustizia Insieme, “La magistratura e l’indipendenza”, Roma 12 aprile 2024
L’opera La recidiva di Matteotti è menzionata solo in una nota dell’Antolisei. In quella nota il nome di Matteotti è vicino a quello di Manzini, giurista di sicura fede fascista, che scrisse la prefazione per la pubblicazione dell’arringa di Farinacci in difesa di Dumini, e degli altri sicari, davanti al Tribunale di Chieti. Nela prefazione Manzini spiegava le ragioni: era stato lo stesso Matteotti a determinare le condizioni del suo omicidio.
“M.” di Scurati: il fascino discreto del fascismo (di ieri e di oggi) di Andrea Apollonio.
Questo è il termine utilizzato nel libro “Il nemico di Mussolini” di Marzio Breda e Stefano Caretti, ed. Solferino.
Archivio di Stato di Roma, Corte d’Appello di Roma, Corte d’Assise Speciale, Procedimento contro Giunta ed altri, Atti del secondo processo Matteotti [1944-1947], sentenza 4 aprile 1947 copia dattiloscritta, pp. 163-164.
L’Avanti XXIV, 6 marzo 1920, p.1.
Democrazia e fascismo, a cura di Caretti e Makuc.
Francesca Tramonti, L’idea dentro di me. Giacomo Matteotti per le giovani generazioni. Una proposta di didattica orientativa, Pacini, 2023.
Nell’immagine, l’installazione luminosa che il Comune di Bologna ha dedicato a Giacomo Matteotti in occasione del centinario del suo assassinio, collocata in via Matteotti a Bologna.
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