Traffico da migliaia di euro di droga: molti giovani tra i clienti. Cinque arresti e dodici indagati

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PESCARA. Hanno comprato e venduto «quantitativi di cocaina del valore di migliaia e migliaia di euro». In altre parole: sono «professionisti del narcotraffico» e l’unico modo per interrompere i loro affari illeciti è arrestarli. È racchiuso in queste considerazioni del giudice Giovanni de Rensis il fulcro dell’inchiesta sfociata, all’alba di ieri, nel blitz della guardia di finanza che, per mesi, ha indagato su alcune famiglie che gestivano lo spaccio di droga a Pescara, soprattutto nel quartiere San Donato, e non disdegnavano talvolta di estendere i tentacoli anche a San Giovanni Teatino, Torrevecchia Teatina, Silvi, Città Sant’Angelo e Cappelle sul Tavo. In carcere è finito Aquilino Spinelli, mentre in quattro si trovano ai domiciliari: Pasquale Garufo, Giusi Florindi, Claudia Camplone e Ciro Russi. Ulteriori dodici persone, quasi tutte legate da rapporti di parentela (anche con gli arrestati), sono indagate a piede libero.

L’INCHIESTA

Le indagini, coordinate dal pubblico ministero di Pescara Andrea Papalia, sono state condotte dal nucleo di polizia economico finanziaria di Chieti perché tutto è partito dagli accertamenti su Cinzia Di Luzio, una 52enne che vive a San Giovanni Teatino. «Accertamenti», ricostruisce il giudice, «che si sono rivolti verso i soggetti con i quali la donna manteneva frequenti contatti legati agli affari illeciti, in particolare Giusi Florindi e le persone a loro volta collegate a quest’ultima». Così le fiamme gialle del colonnello Michele Iadarola – con intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti continui, telecamere e gps montati sulle auto – hanno raccolto una serie di elementi tali da comprovare «l’attività di spaccio al dettaglio svolta dalle due amiche, consentendo di accertare fin da subito i loro canali di approvvigionamento e risalendo a soggetti dediti “professionalmente” al traffico di cocaina nel Pescarese». Le accuse sono compendiate in 27 capi d’imputazione sorretti da un «solidissimo quadro indiziario», si legge in un passaggio delle 232 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare.

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INTERROGATORI PREVENTIVI

Lo scorso 18 dicembre il giudice De Rensis, prima di decidere sulle richieste avanzate dal pm, ha interrogato gli indagati. È l’effetto della riforma della giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio, entrata in vigore lo scorso 25 agosto. Tra gli articoli del disegno di legge che porta il nome del guardasigilli c’è quello che prevede il cosiddetto «contraddittorio anticipato», nonché una sorta di «difesa preventiva», consentendo agli indagati e ai loro avvocati di prendere visione ed estrarre copia di tutti gli atti depositati in tribunale, compresi i verbali delle comunicazioni e delle conversazioni intercettate. Ed è esattamente ciò che è accaduto nell’ambito di questa inchiesta che ha alzato il velo su un’allarmante rete di spaccio i cui i clienti erano principalmente giovani. Nel corso delle investigazioni, nell’agosto 2023, i militari hanno sequestrato quasi un chilo di cocaina a Pescara, in due appartamenti distinti, monitorati dalla guardia di finanza in quanto nella disponibilità di un pusher e di un fornitore.

PRIME AMMISSIONI

Due dei principali indagati, Toni Giacintucci e la moglie Maria Russi, hanno evitato le manette ammettendo integralmente gli addebiti nel corso dell’interrogatorio preventivo. Per l’accusa, i due coniugi non avevano smesso di spacciare neppure «durante una loro temporanea assenza dalla località di residenza». Tant’è che in quel periodo, tra il 19 giugno e il 13 luglio 2023, marito e moglie hanno «conferito appositamente incarico al correo Luigi Bitto Chiday di procedere, anche con l’utilizzo della loro utenza telefonica, alle trattative e alle consegne materiali di rilevanti quantità di cocaina a giovani assuntori». Il 12 luglio di un anno fa, peraltro, Russi è stata arrestata in flagranza di reato dai finanzieri, che hanno recuperato «circa 10 grammi di cocaina, un bilancino di precisione, 2.240 euro in contanti e, soprattutto, appunti manoscritti con nominativi e cifre».

GLI ARRESTATI

Già in passato i cinque arrestati sono stati coinvolti in vicende giudiziarie e «sussiste il concreto e attuale pericolo» che commettano nuovi reati, «e ciò per le specifiche modalità dei fatti e per la personalità degli indagati». In cella è finito solo Aquilino Spinelli che, sempre in base alle contestazioni, continuava a spacciare nonostante fosse sottoposto alla misure alternativa della detenzione domiciliare. Nei suoi confronti, secondo il giudice, «non è neppure lontanamente ipotizzabile una qualsivoglia capacità di rispettare le leggi».

LA DIFESA

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Stefano Sassano, Melania Navelli, Giancarlo De Marco, Paolo Catenaro, Antonio Massa, Daniela Andreoli, Alfredo Forcillo e Gianluigi Amoroso.

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