3,3 miliardi di fatturato della criminalità sul nostro turismo

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Studi Demoskopika. Naturalmente non poteva mancare il dato dell’infiltrazione criminale dentro il nostro settore. Infatti sarebbe pari a 3,3 miliardi di euro, il giro d’affari della criminalità organizzata italiana derivante dall’infiltrazione nell’economia legale del nostro settore turistico, di cui quasi 1,5 miliardi concentrato nelle realtà del Nord.

Emerge da uno studio realizzato da Demoskopika che l’Ansa ha pubblicato in anteprima e che ha stimato l’attività di welfare criminale delle mafie sul turismo elaborando dati rilevati elaborando dati ufficiali o da fonti autorevoli. Assoluto primato della ‘ndrangheta con un giro d’affari di 1 miliardo 650 milioni (50% degli introiti totali), poi camorra a 950 milioni (28,8%), mafia a 400 milioni (12,1%).

Attività pervasiva

Demoskopika ha utilizzato una serie di dati rilevati da alcune fonti ufficiali o autorevoli. Unioncamere, Direzione Investigativa Antimafia, Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Istat, Cerved e Banca d’Italia .

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

 

Si tratta di un’attività sempre più pervasiva di controllo del territorio che metterebbe a rischio quasi 7 mila imprese attive pari al 14,2% su un totale di oltre 48 mila realtà a “rischio default”, maggiormente fiaccate da crisi di liquidità e indebitamento e, dunque, più vulnerabili al “welfare criminale” delle mafie che dispongono, al contrario, di ingenti risorse finanziarie pronte per essere “ripulite”.


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Emerge da uno studio realizzato da Demoskopika che l’Ansa ha pubblicato in anteprima e che ha stimato l’attività di welfare criminale delle mafie sul turismo elaborando dati rilevati elaborando dati ufficiali o da fonti autorevoli. Assoluto primato della ‘ndrangheta con un giro d’affari di 1 miliardo 650 milioni (50% degli introiti totali), poi camorra a 950 milioni (28,8%), mafia a 400 milioni (12,1%).
Attività pervasiva
Demoskopika ha utilizzato una serie di dati rilevati da alcune fonti ufficiali o autorevoli. Unioncamere, Direzione Investigativa Antimafia, Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Istat, Cerved e Banca d’Italia .
 
Si tratta di un’attività sempre più pervasiva di controllo del territorio che metterebbe a rischio quasi 7 mila imprese attive pari al 14,2% su un totale di oltre 48 mila realtà a “rischio default”, maggiormente fiaccate da crisi di liquidità e indebitamento e, dunque, più vulnerabili al “welfare criminale” delle mafie che dispongono, al contrario, di ingenti risorse finanziarie pronte per essere “ripulite”.
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Secondo le stime di Demoskopika, si parla 26,7 milioni di arrivi e 78 milioni di presenze, con un decremento rispettivamente pari all’1,3% e al 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’andamento dei flussi, rispetto al 2019, sarebbe stabile per gli arrivi e in crescita per le presenze.
Spesa
I movimenti turistici in Italia potrebbero generare una spesa turistica di 20 miliardi registrando una contrazione pari al 4% rispetto alla scorsa stagione invernale. Trentino-Alto Adige, Veneto, Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte e Friuli Venezia Giulia sono le mete più attrattive grazie alle infrastrutture e per la lunga tradizione nel turismo bianco.
 
Umbria e Toscana, invece, si distinguono per la loro offerta culturale e naturalistica, attirando turisti alla ricerca di esperienze autentiche. Le regioni del Centro-Nord come Emilia-Romagna, Lazio e Marche mostrano un appeal turistico medio, sostenuto da eventi locali e offerta culturale. Nel Mezzogiorno l’appeal invernale è più basso poiché queste zone sono più attrattive come destinazioni balneari. Ciò nonostante, alcune località sciistiche hanno il potenziale per attrarre appassionati di sport invernali in alternativa alle destinazioni alpine del Nord. 
 
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Secondo i calcoli della società di ricerca, infatti per il 2024 si prevedono 130,3 milioni di arrivi e 445,3 milioni di presenze, con un decremento del 2,5% e allo 0,4% rispetto al 2023, segnato da 133,6 milioni di arrivi e 447,2 milioni di pernottamenti. E tutto questo perché? Ma come perché? Per la crescita dei prezzi.

La notizia data in anteprima dall’Ansa è stata ripresa, come del resto è logico, da tutti i giornali italiani. Che giustamente hanno messo l’accento sulla diminuzione degli arrivi e dei pernottamenti a causa dei costi.
Riflessione
Ma nessuno ha fatto un’analisi attenta su come questi prezzi così fuori controllo abbiano riempito le tasche di albergatori, ristoranti, affitti brevi, e via seguitando. Il punto è che  nessuno, dicasi nessuno, ha un’idea panoramica del settore. Si punta esclusivamente a fare reddito. Niente di più.

Sarebbe meglio rileggere le parole del presidente di Demoskopica, Raffaele Rio:  «È necessario adottare una programmazione più consapevole e strategica per adeguare l’offerta turistica dell’Italia alle trasformazioni in atto nei modelli di consumo turistico e, contestualmente, per contrastare in modo efficace la crescita sostenuta dei prezzi». 
[post_title] => Perché nessuno abbassa i prezzi in Italia? I turisti fuggono
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[post_content] => Alla fine di tutto arriva come al solito la doccia fredda per il turismo, specialmente per quanto riguarda i turisti italiani e soprattutto a causa del caro-prezzi.

Secondo i calcoli di Demoskopika che l’Ansa pubblica in anteprima, per il 2024 si prevedono 130,3 milioni di arrivi e 445,3 milioni di presenze, con un decremento rispettivamente del 2,5% e allo 0,4% rispetto al 2023, segnato da 133,6 milioni di arrivi e 447,2 milioni di pernottamenti.

A pesare maggiormente la quota degli italiani rispetto al mercato estero: in particolare, a optare per una destinazione entro i confini nazionali sarebbero quasi 63 milioni di italiani (-4,5% rispetto al 2023) con poco meno di 208 milioni di pernottamenti (-2,5% rispetto al 2023).
Incoming
Sul versante dell’incoming, che rappresenta una quota del 51,8% del totale, si registrerebbe, con circa 67,5 milioni di arrivi, un calo più contenuto (-0,6%) ma con una crescita, al contrario, delle presenze stimate in 237,6 milioni per il 2024, pari all’1,4%.

E, infine, i flussi in Italia potrebbero generare una spesa turistica pari a 127 miliardi di euro con una variazione in crescita del 3,8% rispetto al 2023, sulla quale la dinamica al rialzo dell’inflazione turistica acquisita, stimata al 4,9% da Demoskopika nel mese di agosto, potrebbe pesare per ben 5,9 miliardi in più sui consumi dei vacanzieri. Si precisa, che il valore predittivo è contenuto in un intervallo di confidenza compreso tra un valore minimo e massimo della previsione.
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In linea generale, spiega Demoskopika, l’indice nazionale dei prezzi al consumo turistico per l’intera collettività (Nict), aumenta dell’1% su base mensile e del 4,6% su base annua. Tra i primi cinque sistemi regionali a registrare l’inflazione turistica più elevata si collocano Abruzzo (+6,5% su base annua), Liguria (t+6,5%), Valle d’Aosta (+5,8%), Puglia (+5,6%) e Trentino Alto Adige (+5,3%). Sul versante opposto la dinamica dei prezzi più contenuta si registra prevalentemente nelle seguenti regioni: Lazio (+3,8%), Basilicata (+3,6%), Molise (+3,6%) e Sicilia (+3,4%).

Seppure segnato da forti rincari, l’Italia non è tuttavia tra i Paesi europei in cui si è sentito maggiormente il peso dell’inflazione turistica. Al contrario, la nostra Penisola è appena terza per incremento tendenziale delle tariffe. Il dato comparabile si riferisce a luglio (quando era al +4,2%), ma era allora superiore solamente a Francia (+2,7%) e Portogallo (+2,4%). Aumenti decisamente più consistenti si sono infatti registrati in Polonia (6,8%), Grecia (6,8%), Paesi Bassi (6,1%), Austria (5,5%),
Germania (4,9%), Svezia (4,7%) e Spagna (4,4%).
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Questo trend positivo è confermato sia dagli operatori, che da diversi studi di settore, che evidenziano una crescita sia nel turismo domestico che in quello internazionale. Secondo le analisi di Demoskopika, l’Italia potrebbe registrare un record di 65,8 milioni di arrivi e oltre 266 milioni di presenze, con un incremento del 2,1% e dell’1,1% rispetto al 2023.

Le regioni costiere come Puglia, Sicilia, Sardegna e Toscana continuano a essere tra le mete preferite, insieme alle città d’arte come Roma, Firenze e Venezia. Inoltre, il Veneto mantiene il primato come Regione con il maggior numero di presenze turistiche, grazie all’unicità di Venezia e all’andamento positivo di molte località costiere. Il 2024 vede emergere nuove tendenze nel settore turistico.

L’aumento dei prezzi delle vacanze sta mettendo a rischio la possibilità delle famiglie italiane di concedersi una vacanza estiva, con una spesa media a persona cresciuta di circa il 10 per cento rispetto al 2023. Tuttavia, la domanda internazionale continua a crescere, compensando in parte queste difficoltà.
Top dieci
L’Italia è infatti entrata nella top 10 delle destinazioni più ambite per l’estate 2024, secondo il Travel and tourism development index del Forum economico mondiale. Questo status sta attirando un numero crescente di turisti americani, cinesi e asiatici, particolarmente interessati alle destinazioni di lusso come Capri, Costiera Amalfitana e Costa Smeralda, insomma i “grandi classici”. In questo quadro, l’overtourism rappresenta un problema crescente, specialmente nei centri storici delle città di Roma, Firenze e Venezia.

Secondo uno studio di Open economics presentato dal ministero del turismo alla fine dell’anno scorso, l’economia italiana nel suo complesso riceve consistenti benefici dalla spesa dei turisti stranieri e italiani che nel 2022 è stata di 100 miliardi di euro e che ha generato un impatto a livello di Pil pari a 255 miliardi di euro, con oltre 3 milioni di occupati stabili. In sintesi, l’estate 2024 si preannuncia come un periodo di grande prosperità per il turismo italiano. Nonostante alcune sfide legate ai costi, l’aumento delle prenotazioni e l’interesse internazionale promettono una stagione estiva ricca di opportunità per il settore.
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Le previsioni sull’imminente mese di luglio dell’Istituto Demoskopika, pubblicate dall’Ansa, segnano infatti un incremento dei flussi turistici in Italia: ben 18,2 milioni di arrivi e 75,6 milioni di presenze, con una crescita rispettivamente pari all’1,5% e all’1,0% rispetto allo stesso periodo del 2023.

In crescita i turisti stranieri: poco meno di 10 milioni (+3,6%) pari al 54,8% del totale degli arrivi previsti con 38,8 milioni di presenze (+2,0%). La spesa turistica dovrebbe toccare i 17,9 miliardi di euro con +3,2% rispetto allo stesso periodo del 2023.
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[post_content] => Demoskopika lancia l’allarma sul sovraffollamento turistico in molte città italiane. Cinque gli indicatori utilizzati da Demoskopica per generare l’Indice Complessivo di Sovraffollamento Turistico: densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, utilizzazione lorda e quota di rifiuti urbani attribuibili al settore turistico.

Il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio: «Una gestione poco consapevole e sostenibile dei flussi turistici rischia di trasformare una grande opportunità di arricchimento culturale e sviluppo economico in una preoccupante minaccia per i nostri sistemi locali. Fondamentale monitorare attraverso indicatori territoriali l’evoluzione del fenomeno».
Livelli
Sono prioritariamente sette le destinazioni provinciali a “soffrire” maggiormente il fenomeno dell’overtourism: Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona e Napoli. Per loro, il livello previsto dalla scala di valutazione dei ricercatori è “Molto-Alto”. In altri termini, in queste aree il sovraffollamento comincia a essere più che preoccupante con impatti critici sulla qualità della vita locale e sulla sostenibilità delle destinazioni turistiche.

Più che rilevante anche il posizionamento di destinazioni turistiche come Roma e Firenze, che si collocano nel livello “Alto” dell’Indice di Demoskopika. In queste destinazioni, in particolare, secondo i ricercatori dell’Istituto, è presente una significativa pressione sulle risorse locali, con evidenti problemi di gestione dei flussi turistici.

Sul versante opposto, a subire meno “la massiccia presenza turistica” Benevento, Rieti, Reggio Calabria, Isernia e Campobasso. In queste destinazioni, collocate nel livello “Molto-Basso”, il sovraffollamento turistico è minimo, con impatti limitati su infrastrutture e residenti. E così, ad esempio, si passa dai 64 turisti per residente a Bolzano a meno di un turista per abitante a Benevento.

E, ancora, analizzando la concentrazione di turisti per unità di superficie, Venezia registra oltre 14 mila turisti per chilometro quadrato contro gli appena 41 di Enna. E sul versante del contributo del settore turistico alla produzione di rifiuti urbani?

In questo caso, il valore dei rifiuti prodotti pro capite, ottenuto dalla differenza tra la produzione pro capite di rifiuti urbani calcolata con la popolazione residente e la produzione pro capite di rifiuti urbani calcolata, invece, con la “popolazione equivalente”, ottenuta aggiungendo alla popolazione residente le presenze turistiche registrate nell’anno e ripartite sui 365 giorni, presenta anch’esso dati fortemente dicotomici: si va dai 71,65 chilogrammi per turista della destinazione provinciale di Rimini ad una valore minimo di 0,92 chilogrammi per turista registrato dal territorio di Isernia.
Qualità compromessa
L’indice punta a favorire una maggiore evoluzione del fenomeno sui sistemi turistici locali aiutando a comprendere come il turismo incida sulla densità di popolazione, sull’uso delle infrastrutture ricettive, sull’intensità dell’interazione turistica rispetto ai residenti e, infine, sull’impatto ambientale relativo alla gestione dei rifiuti. 1 15 maggio 2024

«L’overtourism – dichiara Raffaele Rio, presidente di Demoskopika – non solo minaccia la sostenibilità delle nostre destinazioni più amate ma rischia anche di compromettere la qualità dell’esperienza per i visitatori e la qualità della vita per i residenti. Il sovraffollamento turistico è un campanello d’allarme che ci chiama ad agire, promuovendo un turismo più responsabile e sostenibile.

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«In questa direzione, Demoskopika intende supportare i decisori istituzionali ai vari livelli nel monitoraggio dell’impatto turistico, fornendo dati e analisi territoriali per aiutare a bilanciare le esigenze economiche con la sostenibilità ambientale e sociale. È il momento di agire con consapevolezza e responsabilità, per garantire – conclude Raffaele Rio – che il turismo continui a essere una fonte di arricchimento culturale e sviluppo economico senza diventare un peso per le generazioni future».
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[post_content] => Cresce il turismo in Sicilia, anche nel segno della destagionalizzazione. In aumento i flussi turistici del 2023 mentre i dati scalano la classifica del regional tourism reputation index dell’istituto Demoscopica e posizionano la Sicilia al secondo posto.

«La seconda posizione per turismo di reputazione giunge con un balzo in avanti di cinque posti rispetto allo scorso anno – ha dichiarato in occasione dell’ultima Bit l’assessore al turismo Elvira Amata -. È il risultato di misure ed azioni che hanno fatto centro. Una crescita avvenuta grazie a scelte precise come il turismo lento ed esperienziale, oggi tra le forme preferite dai viaggiatori. Sono state 16462 mila le presenze nel 2023, di cui una grossa percentuale stranieri, il 28% in più rispetto al 2022. È il frutto di grande impegno, buona comunicazione ma soprattutto la volontà dei territori e dei comuni di fare sistema, abbattendo ogni campanilismo ed offrendo così un prodotto turistico più completo. Ulteriore obiettivo da mettere meglio a segno sarà la destagionalizzazione. Quest’anno per la prima volta abbiamo iniziato a registrare movimenti di flussi turistici anche in bassa stagione».

Anche il presidente della Regione Renato Schifani ha descritto un settore turistico in buona salute confermando la volontà di un forte impegno da parte del governo regionale: «La Sicilia vive di due grandi componenti legate alla crescita del Pil, l’agricoltura e il turismo, un settore portante della nostra economia regionale su cui stiamo puntando molto. È una leva che se ben azionata può creare ricchezza, lavoro e occupazione grazie a clima, patrimonio culturale e naturale invidiabili della nostra regione».

Le presenze turistiche cresciute del 10% nel 2023 superano le aspettative rispetto al 2022. L’alberghiero cresce del 9,8% e l’extralberghiero del 13%. Ottima performance anche dai movimenti aeroportuali: Palermo è a 8 milioni di passeggeri con un aumento del 13% rispetto all’anno precedente; Catania con oltre 10 milioni registra un aumento del 6%; Trapani tornata al pareggio di bilancio è a 1 milione e 300 mila passeggeri con un aumento del 50%.

Nota a margine: continua ad aleggiare la questione di insufficienza di trasporti e infrastrutture, viarie e ferroviarie in primis, fabbisogno di un settore che potremmo definire motore immobile o primo motore, secondo il concetto aristotelico, causa prima del divenire dello sviluppo turistico, che accomuna le regioni meridionali, ma mai risolta e sempre ignorata dai governi.
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Gli andamenti, almeno al momento segnano una piccolo arretramento rispetto allo scorso anno. \r\n \r\nSecondo le stime di Demoskopika, si parla 26,7 milioni di arrivi e 78 milioni di presenze, con un decremento rispettivamente pari all’1,3% e al 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’andamento dei flussi, rispetto al 2019, sarebbe stabile per gli arrivi e in crescita per le presenze.\r\nSpesa\r\nI movimenti turistici in Italia potrebbero generare una spesa turistica di 20 miliardi registrando una contrazione pari al 4% rispetto alla scorsa stagione invernale. Trentino-Alto Adige, Veneto, Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte e Friuli Venezia Giulia sono le mete più attrattive grazie alle infrastrutture e per la lunga tradizione nel turismo bianco.\r\n \r\nUmbria e Toscana, invece, si distinguono per la loro offerta culturale e naturalistica, attirando turisti alla ricerca di esperienze autentiche. 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