Irap, le imprese del Veneto in pressing: «L’aumento non diventi strutturale»

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Martina Zambon

Le categorie ascoltate in Regione, rilievi per il mancato coinvolgimento: «A cosa servono questi soldi?»

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Una Sala Legni così gremita a palazzo Ferro Fini non si vedeva da tempo. Così come un clima tanto teso non si respirava dai giorni difficili della legge (poi bocciata) sul fine vita. In prima commissione, si sono tenute le audizioni di nove associazioni di categoria sul doppio ritocco Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive. A difendere le ragioni della giunta c’era l’assessore al Bilancio, Francesco Calzavara. A perorare la causa delle imprese c’erano Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Cna, Confartigianato, Casartigiani, Legacoop, Confapi e Ance

Tassa infruttifera, senza confronto

Un contingente compatto che ha ribadito per nove volte lo stesso principio: «Il metodo non ci è piaciuto. Abbiamo saputo dell’aumento delle aliquote Irap dalla stampa, non siamo stati coinvolti se non a cosa fatte». Un punto su cui Calzavara ha risposto: «In passato si sarebbe presentato l’emendamento ai consiglieri la sera prima del voto, invece abbiamo convocato le categorie per confrontarci proprio in commissione». L’altro tasto dolente per le associazioni di categoria è il fatto che si tratti di una «tassa infruttifera», non legata a investimenti e sviluppo bensì a tappare alcuni buchi. E la Pedemontana, in questo senso, è rispuntata a più riprese. Una tassa di scopo, quindi, sarebbe stata accolta meno negativamente. Anzi, c’è qualcuno che ha rievocato lo spettro che aleggia nei palazzi della politica regionale da anni: l’addizionale Irpef che era ed è l’unica alternativa all’aumento Irap.




















































Non sia strutturale

Cristina Giussani, Confesercenti, ha sottolineato come non sia questo il momento giusto sotto il profilo economico «sarebbe stato utile essere convocati prima, anche per capire come si utilizzano questi soldi». Confartigianato è stata forse fra le associazioni più dialoganti. Il presidente Roberto Boschetto ha ricordato le stime dell’associazione stigmatizzando, però, l’incidenza sulle imprese, «anche di dimensioni micro, che sono il cuore profittevole della nostra regione». Per arrivare al «sacrificio» accettato seppur obtorto collo: «Va riconosciuto lo spirito di sacrificio che è insito nelle indoli di ogni artigiano e al quale oggi la Regione si appella». Ma con un monito finale ripreso anche dalle altre categorie: «Che non sia un aumento strutturale». Una speranza flebile dato che l’aumento è già previsto nel bilancio in approvazione, per i prossimi tre anni. «Il bilancio è triennale – risponde Calzavara – non poteva che essere così». L’assessore lascia intendere che un cambio in corsa il prossimo anno è possibile ma starà a chi subentrerà alla giunta Zaia rivedere, eventualmente, le politiche fiscali della «regione senza Irpef». 

I più critici

Fra i più barricaderi, invece, c’è la Cna col presidente Moreno De Col che ha usato parole dure: «La notizia è filtrata ad agosto e non sono seguiti né un tavolo, né una interlocuzione». De Col ha presentato anche una simulazione meno ottimista di quella di Confartigianato (che prevede al massimo 2.200 euro annui di aumenti): per un’azienda con 20 dipendenti, ad esempio, l’aumento annuo con il rincaro dello 0,65% si tradurrebbe in 41 mila e 418 euro. Durissimo anche Franco Storer di Casartigiani: «Quello che ci arriva dalla Regione non è un bel segnale. Perché ad esempio non è stata fatta un’approfondita spending review sul bilancio dell’ente? Non condividiamo la tesi di Calzavara, secondo il quale l’impatto delle nuove aliquote sui bilanci della singola azienda sarà marginale. Temiamo poi che questo aumento Irap non sarà temporaneo, non ho mai visto togliere tasse, e quindi andrà ad aggiungersi ai tanti balzelli che gravano sul mondo delle imprese».

I cinque punti di Confindustria e gli altri

Anche Ance ha chiesto un metodo più condiviso. Mentre Confindustria (l’intervento forse più atteso affidato a Nicola De Gaspari) ha posto cinque punti: l’accettazione solo nel caso l’aumento Irap non sia strutturale, modifiche ai criteri per selezionare i codici Ateco su cui si applica l’aumento perché non si tengono in considerazione gli investimenti in sostenibilità. Poi, l’utilizzo del gettito sarà impiegato per interventi che generanno sviluppo oppure no? Si è esplorata fino in fondo l’ipotesi di spending review prima di aumentare le imposte alle imprese? E, infine, Confindustria chiede a che punto è la legge di attrazione degli investimenti (attualmente ferma in consiglio). Confapi ribadisce il no al metodo mentre Legacoop, con Devis Rizzo, attacca: «Ribadiamo la nostra totale contrarietà. Il “ritocco” graverà su nuove possibili assunzioni come su previsti investimenti. E avrà un impatto particolare sul sociale». Eugenio Gattolin di Confcommercio ha ribadito il «no a prebende» chiedendo rigore. Tanti i consiglieri presenti. La capogruppo di FI, Elisa Venturini, spera ci sia ancora margine per ridurre l’impatto Irap «abbiamo davanti ancora qualche giorno», la capogruppo Pd, Vanessa Camani, accusa la giunta Zaia «fuori strada per metodo e atteggiamento». Mentre Elena Ostanel, VcV, attacca: «I tagli del governo Meloni alla Regione li pagano le imprese del Veneto».

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