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‘I centri in Albania funzioneranno. Dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano’
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Si rivolge prima di tutto ai militanti, chiedendo loro “cuori puri e gambe ferme”. Poi agli alleati del centrodestra, esaltando “la stabilità di governo” come “il più grande elemento di discontinuità con il passato della politica italiana”. Ma è agli avversari politici che la premier Giorgia Meloni dedica parte del lungo discorso di chiusura di Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia, in corso fino ad oggi al Circo Massimo, nel cuore di Roma. In più di un’ora, la presidente del Consiglio ha parlato al suo popolo, rivolgendo critiche alla sinistra (“Il nostro sport preferito è deluderla”; “ha tentato di azzoppare la nomina di Fitto”), al segretario della Cgil Maurizio Landini (“ha usato toni senza precedenti”), alla segretaria del Pd Elly Schlein (“le si inceppa la lingua quando deve dire la parola Stellantis”) e all’ex premier Romano Prodi (“fiera di ricevere i suoi improperi isterici”).
Ma anche a Roberto Saviano (“Abbiamo buttato fuori i camorristi che occupavano le case popolari a Caivano. Anche qui i complimenti dei guru dell’antimafia li aspettiamo domani”) e agli attori e cantanti che in queste ore stanno attaccando il ddl sicurezza (“avranno la stessa efficacia della mobilitazione di Hollywood contro Donald Trump”).
Senza dimenticare i magistrati che non hanno convalidato il trattenimento dei migranti nei centri in Albania con “sentenze irragionevoli: si sono interrogati sulle conseguenze delle loro decisioni?”.
L’opposizione per Meloni ha una cifra comune, riassunta così: “Il pessimismo, il provincialismo, il tafazzismo, la tendenza del piangersi addosso sono i principali nemici dell’Italia e noi abbiamo il dovere di sconfiggerli”.
Con i suoi ha messo in risalto i risultati economici: “In due anni abbiamo realizzato quasi un milione di posti di lavoro in più.
Berlusconi sarebbe fiero di sapere che di quel milione di posti di lavoro di cui lui ha fatto una bandiera, questo governo lo ha fatto in due anni”.
E poi: “Quando siamo arrivati lo spread era a 233 punti base, oggi è a 112”. Ha promesso che “il 2025 sarà l’anno delle riforme. Andremo avanti con il premierato, la madre di tutte le riforme”. Meloni ha poi ricordato i numeri sulla sanità, ma sempre replicando alle critiche dell’opposizione: “La calcolatrice serve a voi. Non sono neanche 10 miliardi ma 12, perché vanno aggiunti quelli degli accordi di coesione e 750 milioni di euro dalla revisione del Pnrr”.
E, a due giorni dal sopralluogo di Schlein al Cpr Gjader, ha promesso: “I centri in Albania funzioneranno. Dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano, fun-zio-ne-ran-no”, ha scandito alzando i toni della voce e scaldando la platea. In un passaggio ha anche ringraziato la sorella Arianna, capo della segreteria politica e responsabile del tesseramento del partito. “In questa sua foga di dover piazzare amici e parenti e gente che non conosce ha trovato il tempo per organizzare Atreju…”, ha affermato con ironia. Per chiudere la kermesse, tra un tripudio di bandiere tricolori e l’inno di Mameli, la leader di FdI ha messo in guardia i suoi: “Non tornerà un’occasione come quella di adesso. L’occasione è ora e non permette passi incerti e tentennamenti, perché ha bisogno di certezze, cuori puri e gambe ferme. Ma io sono certa che siamo all’altezza del compito, l’Italia è all’altezza del compito. Viva l’Italia e il centrodestra”.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>
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