Metalmeccanica, in crisi anche il movimento terra

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La Puglia è nella morsa della crisi dell’industria metalmeccanica, anche scossa dagli scioperi – per il mancato rinnovo del contratto – che l’attraverseranno fino a metà gennaio. Non soffre solo l’automotive, da qualche settimana al centro dell’agenda di governo. Sta venendo giù pure la produzione di macchine agricole e per il movimento terra, che in questa regione occupa circa 10mila addetti. 

Lo scontro

“Clima” gelido. Le assemblee degli operai si moltiplicano, mentre sindacati e manager si confrontano e affrontano sul da farsi. Perché il presente preoccupa, ma il futuro immediato non è più confortante, nonostante le previsioni in leggerissima risalita che pure, in certi casi, non mancano. È nel Salento che si concentra il polo di riferimento per la produzione di macchine movimento terra. Alla Cnh Industrial – multinazionale del gruppo Exor attiva nella zona industriale di Lecce-Surbo – si va avanti da settembre con 5 giorni di cassa integrazione al mese. E così si continuerà anche nel nuovo anno. L’altro ieri si è stabilito che i 615 operai in organico si fermeranno dal 7 al 10 gennaio. La causa “è determinata dalla necessità di adeguare i volumi produttivi dello stabilimento a seguito della riduzione degli ordini provenienti dai mercati di riferimento: Europa, Nord America, Sud America e Asia Pacifico”, ha comunicato l’azienda. Periodo di sospensione più lungo – 13, 14, 15, 20, 21, 22, 27, 28 e 29 gennaio 2025 – osserveranno gli addetti alla produzione di Telehandlers, per la “necessità di adeguare i volumi produttivi della linea di prodotto a seguito di un’ulteriore riduzione degli ordini provenienti dal mercato Europeo”. Il ritmo ha perso intensità nel corso del 2024, dopo un 2023 da record, con 6.500 macchine prodotte. Secondo i dati esposti, CnhI chiuderà l’anno con 3.900 macchinari prodotti e una previsione per il 2025 pari a 4.200. In occasione della presentazione della nota trimestrale, a inizio novembre l’azienda aveva rivisto al ribasso le previsioni per il 2024, con un calo del fatturato netto per il segmento construction (Lecce) atteso tra il 21% e il 22% e per l’agricoltura tra il 22% e il 23% su base annuale. E le ripercussioni si avvertono pure nell’indotto. Proroga della cassa integrazione chiede, nel Salento, Aim srl (ex Alcar), storica fabbrica nella zona industriale di Lecce-Surbo. Vi si producono componenti non solo per Cnh ma anche Caterpillar, Volvo e altri brand. Il 5 dicembre l’azienda – acquisita nal 2021 dalla bergamasca Ovv spa – ha comunicato che le occorre altra altra cassa integrazione ordinaria dal 7 gennaio per 152 dei 154 dipendenti: “La necessità di sospendere l’attività produttiva – recita la nota trasmessa ai sindacati – è causata dal perdurare della drastica riduzione della domanda del mercato italiano ed europeo che sta investendo il settore industriale cui appartengono i clienti finali dei nostri prodotti, con conseguenti effetti negativi sui volumi di lavoro e sui correlati livelli produttivi dello stabilimento. Il diffuso calo delle vendite, che ha interessato tutti i nostri principali clienti, ha comportato la conseguente riduzione degli ordinativi. Le proiezioni elaborate con i nostri principali clienti, per il prossimo quadrimestre, ci indicano una riduzione complessiva dei volumi di lavoro di circa il 35%”. «Non si vede la luce. E la causa è data da un mix di fattori, che comprende anche l’elevato livello di tassazione delle aziende, oltre che da un green deal sbagliato», commenta per Failms Cisal, Fernando Vergine. Anche il vicepresidente dei metalmeccanici di Confindustria Lecce, Antonio Italo Pisanò, è amministratore di un’impresa (Ilmea) dell’indotto Cnh. E confida di esser riuscito a evitare la crisi e la “cassa” «grazie agli investimenti effettuati 3 anni fa nel campo delle attrezzature da pesca». 

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La situazione

Almeno in parte, l’imprenditore riconosce in quelle del movimento terra le stesse ragioni di crisi dell’automotive, partendo dallo scarso appeal dei nuovi prodotti elettrici, a suo avviso causato della mancata infrastrutturazione al servizio della mobilità elettrica sui cantieri. A tal proposito, il segretario di Fiom Cgil Lecce e Brindisi, Ciro Di Gioia, fa notare che: «La produzione della mini-pala elettrica su linea Epico lanciata a giugno da Cnh a Lecce a dicembre si attesterà a un’unità», rispetto alle 3 di novembre. «Ma la problematica connessa al green deal – aggiunge – farà avvertire il suo effetto più in là, per ora a impattare maggiormente è il calo della domanda interna (dopo il boom dovuto ai superbonus) ed esterna, per le cause di natura geopolitica che stanno sconvolgendo il mondo. Ad ogni modo, come da Stellantis anche da Exor ci aspettiamo un piano di investimenti serio». Così Uilm (prima sigla in Cnh), per voce di William Maruccia: «Non sappiamo come l’azienda si sta riposizionando in vista dello sblocco del mercato. Siamo preoccupati per l’assenza di politica industriali e per l’assenza di piani industriali». C’è dunque il pericolo di licenziamenti? «Per ora – spiega Maurizio Longo, della segreteria regionale Fim Cisl -, Cnh non ne prevede. Ma il 2025, stando a quanto ci è dato sapere, non sarà di ripresa e siamo preoccupati per l’indotto. Dobbiamo sperare che il mercato riparta prima dell’esaurimento degli ammortizzatori sociali».





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