Guerra in Siria, le ultime news sui ribelli e la caduta del regime di Assad. DIRETTA

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\”Ho dato istruzione al vertice diplomatico di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership\”, ha detto l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas arrivando al suo primo Consiglio Affari Esteri. \”Oggi dobbiamo discutere quali altri passi dobbiamo prendere se la Siria andrà nella giusta direzione e dobbiamo discutere a quale livello vogliamo trattare con la nuova leadership\”, ha aggiunto.\n

Abu Muhammad al-Jolani, il leader islamista siriano il cui gruppo ha guidato l’offensiva che ha rovesciato Bashar al-Assad ha incontrato l’inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, in visita a Damasco, secondo quanto riportato da un comunicato sul canale Telegram dei ribelli. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham ha discusso con Pedersen \”dei cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare\” una risoluzione del 2015 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che stabiliva una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria, \”per adattarla alla nuova realtà\”, si legge nella dichiarazione. L’Osservatorio per i diritti umani in Siria ha riferito che Israele ha effettuato attacchi aerei contro obiettivi militari nella regione costiera di Tartus, definendoli \”gli attacchi più pesanti\” nell’area da oltre un decennio. 

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Circa 20 raid aerei israeliani sono stati condotti nelle ultime ore in varie regioni della Siria. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui nelle ultime 48 ore Israele ha compiuto più di 70 attacchi aerei, a cui si sommano le centinaia di raid condotti nell’ultima settimana, dopo la dissoluzione del potere incarnato dalla famiglia Assad, per annientare ogni tipo di difesa militare siriana. Le aree più colpite nella notte sono quelle nelle regioni centrali di Hama, Homs, nella costa mediterranea e lungo il confine con Libano. Altri raid nella Siria sud-orientale, al confine con l’Iraq.

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Madrid invierà oggi stesso un inviato speciale in Siria che \”rafforzerà la nostra ambasciata a Damasco\”, perché \”la Spagna si unisca ai Paesi europei che stanno avendo contatti con le nuove autorità\”. Lo ha annunciato il ministro degli Affari Esteri, Ue e Cooperazione, José Manuel Albares, in dichiarazioni ai media all’arrivo al Consiglio degli omologhi della Ue a Bruxelles.  \”Questi nuovi contatti, e così lo solleciterò anche nella Ue – ha segnalato Albares ripreso dalla spagnola Tve – devono essere chiaramente preliminari e prima di tutto trasmettere linee rosse chiare: la necessità che il futuro della Siria sia pacifico, che quello che è un movimento militare debba evolvere in un movimento pacifico, assolutamente e necessariamente inclusivo delle minoranze etniche e religiose\”. ha evidenziato il capo della diplomazia spagnola. Madrid, inoltre, \”collaborerà perché la Siria mantenga la sua integrità territoriale e perché non ci siano zone del Paese in mano ai gruppi armati. Siria non può avere ingerenze militari esterne\”, ha aggiunto Albares.  La Spagna si unisce così al numero crescente di Paesi occidentali alla ricerca di contatti con il governo siriano di Hayat Tahrir al Sham (Hts), dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad una settimana fa, nonostante Hts sia definito un’organizzazione terrorista da parte delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti. Albares ha inoltre segnalato che l’incaricato di affari dell’ambasciata di Damasco, l’unico rimasto nel Paese  della delegazione spagnola in Siria, seppure attualmente in Libano per motivi di sicurezza, tornerà nella capitale siriana nel corso di questa settimana. 

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\”È molto forte ora la preoccupazione anche per la Siria. La caduta del regime è una svolta storica\”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Conferenza degli Ambasciatori alla Farnesina, ricordando che abbiamo \”inviato un capo missione per essere vicini alla popolazione\”. Il ministro ha reso noto che oggi parlerà della situazione in Siria con i colleghi del Quint in una nuova videoconferenza che segue quella del G7 presieduta venerdì dalla premier Meloni. L’auspicio – ha sottolineato Tajani – è che \”la transizione continui su un binario pacifico, senza violenze e salvaguardando i diritti delle minoranze, a partire da quella cristiana\”. In questo quadro, \”lavoriamo con l’Onu e i nostri partner per un Paese unito, che non deve cadere preda dell’estremismo\”. 

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L’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Geir Pedersen ha incontrato a Damasco il leader di Hayat Tahrir al-Sham, Mohammed al-Jawlani, e il premier ad interim Mohammed al-Bashir. Le Nazioni Unite, ha dichiarato Pedersen durante l’incontro, intendono offrire ogni tipo di aiuto al popolo siriano, si legge in una nota dell’ufficio dell’Onu.

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A Damasco per la prima volta dalla caduta del regime di Bashar Assad, Pederson ha sottolineato la necessità di aggiornare e allineare la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite alla situazione attuale in Siria. Jawlani ha chiesto di concentrarsi sull’integrità territoriale, sulla ricostruzione e sullo sviluppo economico della Siria, come si legge in una nota diffusa dalle autorità di Damasco. 

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Jawlani ha inoltre sottolineato l’importanza di creare condizioni di sicurezza per il ritorno volontario dei rifugiati in Siria e di fornire sostegno economico e politico per facilitare questo processo. Quindi ha affermato che questi passaggi devono essere eseguiti con attenzione, deliberatamente e sotto la supervisione di team di esperti, senza affrettare i processi.

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La Russia ha evacuato almeno 400 soldati dalla regione di Damasco negli ultimi giorni in coordinamento con il principale gruppo ribelle che ha rovesciato il regime di Bashar al-Assad: lo afferma un portavoce del gruppo Hts aggiungendo che ulteriori negoziati sono in corso. Lo riporta il Financial Time. Secondo Kamal Lababidi, membro di Hayat Tahrir al-Sham, i soldati russi erano di stanza nel quartier generale della quarta divisione dell’esercito siriano a Qudsayya, un sobborgo della capitale. Inoltre, la settimana scorsa anche i soldati russi di stanza presso l’ambasciata a Damasco hanno lasciato il Paese. Lababidi ha detto che sono in corso colloqui per evacuare più soldati in tutto il Paese. 

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\”Vogliamo uno Stato civile e democratico\”. È questa l’aspettativa della Turchia per la Siria dopo Bashar Al Assad, ha detto il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, in un’intervista all’emittente saudita Al Hadath, come riferisce la tv di Stato Trt. Fidan ha affermato che è irrealistico sperare che si possa creare nel breve periodo una situazione completamente democratica e che il processo richiederà tempo ma che Ankara vorrebbe un governo siriano che eviti di promuovere discriminazioni, non abbia legami con gruppi terroristici e garantisca un equo trattamento delle minoranze, oltre ad affrontare i diritti delle donne. La Turchia è disposta a sostenere la nuova amministrazione a cui comunicherà le sue aspettative, continuando a monitorarla, ha detto Fidan. Dopo l’inizio dell’operazione che ha portato alla caduta di Assad, la Turchia ha lavorato intensamente con Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e altri gruppi di opposizione per garantire che l’avanzata fosse condotta evitando la violenza ma prima di allora Ankara non ha avuto alcun ruolo nella pianificazione, ha fatto sapere il ministro turco. \”Israele non ha mai voluto che Bashar se ne andasse\”, ha aggiunto il capo della Diplomazia di Ankara, sostenendo che \”anche dopo l’inizio dell’operazione dei ribelli, gli americani ci hanno fatto sapere che Israele non voleva che Bashar se ne andasse\”, rivelando che già nel 2016, l’allora vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva informato Ankara che Washington si opponeva al rovesciamento di Assad ma che \”questa non era veramente la sua posizione, ma piuttosto la posizione di Israele\”. Secondo Fidan, Russia e Iran, con cui Ankara vuole continuare a coordinarsi, non tenteranno di essere coinvolte in nuovi conflitti in Siria ma si adatteranno al nuovo ordine e la nuova amministrazione di Damasco non cercherà di entrare in conflitto con lo Stato ebraico.

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L’inviato delle Nazioni Unite per la Siria ha sottolineato al leader del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), Abu Mohammad al-Jolani, la necessità per una transizione \”credibile e inclusiva\”. Geir Pedersen, arrivato ieri a Damasco, ha incontrato il premier ad interim Mohammad al-Bashir, secondo quanto riferito. L’inviato speciale ha presentato i risultati dell’incontro internazionale di Aqaba sulla Siria del 14 dicembre, \”sottolineando la necessita’ di una transizione politica credibile e inclusiva guidata dai siriani, basata sui principi della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questa risoluzione adottata nel 2015 riafferma \”il suo fermo impegno per la sovranita’, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale della Repubblica araba siriana\” e stabilisce una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria. Ieri Pedersen ha anche sottolineato \”l’intenzione delle Nazioni Unite di fornire tutta l’assistenza necessaria al popolo siriano\” ed \”è stato informato delle sue sfide e priorita’\”.Il comunicato precisa che Pedersen ha \”numerosi impegni in programma nei prossimi giorni\”, senza fornire ulteriori dettagli.

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\”Dopo la caduta del regime di Assad, che ha controllato la Siria con il pugno di ferro per 53 anni, ci sono molte speranze. Dobbiamo vedere come si svilupperà la situazione e, naturalmente, giudicare i nuovi leader non in base alle loro parole ma ai loro fatti\”. Lo ha dichiarato Bernard Quintin, il nuovo ministro degli Esteri del Belgio, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri. 

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\”Penso che sia troppo presto per revocare le sanzioni su Hts. Vorremmo davvero condizionare tale decisione a una transizione politica inclusiva. Inclusiva significa anche includere i diritti dei gruppi minoritari, come i cristiani, i curdi e molti altri. Penso che sia anche importante considerare la questione delle condizionalità, in particolare per quanto riguarda le basi militari russe in Siria. Vogliamo che i russi se ne vadano da li’\”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri dei Paesi Bassi, Caspar Veldkamp, all’arrivo al Consiglio Ue Esteri.

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\”Ho dato istruzione al vertice diplomatico di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership\”. Lo ha detto l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas arrivando al suo primo Consiglio Affari Esteri. \”Oggi dobbiamo discutere quali altri passi dobbiamo prendere se la Siria andrà nella giusta direzione e dobbiamo discutere a quale livello vogliamo trattare con la nuova leadership\”, ha aggiunto.

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Abu Muhammad al-Jolani, il leader islamista siriano il cui gruppo ha guidato l’offensiva che ha rovesciato Bashar al-Assad ha incontrato l’inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, in visita a Damasco, secondo quanto riportato da un comunicato sul canale Telegram dei ribelli. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham ha discusso con Pedersen \”dei cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare\” una risoluzione del 2015 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che stabiliva una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria, \”per adattarla alla nuova realtà\”, si legge nella dichiarazione.

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L’Osservatorio per i diritti umani in Siria ha riferito che Israele ha effettuato attacchi aerei contro obiettivi militari nella regione costiera di Tartus, definendoli \”gli attacchi più pesanti\” nell’area da oltre un decennio. \”Velivoli da guerra israeliani hanno lanciato attacchi\” mirati a una serie di obiettivi, tra cui unità di difesa aerea e \”depositi di missili terra-terra\”, ha dichiarato l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sottolineando che si tratta \”degli attacchi più intensi nella regione costiera della Siria dall’inizio delle operazioni nel 2012\”. 

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“Ho dato istruzione al vertice diplomatico di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership”, ha detto l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas arrivando al suo primo Consiglio Affari Esteri. “Oggi dobbiamo discutere quali altri passi dobbiamo prendere se la Siria andrà nella giusta direzione e dobbiamo discutere a quale livello vogliamo trattare con la nuova leadership”, ha aggiunto.

Abu Muhammad al-Jolani, il leader islamista siriano il cui gruppo ha guidato l’offensiva che ha rovesciato Bashar al-Assad ha incontrato l’inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, in visita a Damasco, secondo quanto riportato da un comunicato sul canale Telegram dei ribelli. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham ha discusso con Pedersen “dei cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare” una risoluzione del 2015 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che stabiliva una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria, “per adattarla alla nuova realtà”, si legge nella dichiarazione. L’Osservatorio per i diritti umani in Siria ha riferito che Israele ha effettuato attacchi aerei contro obiettivi militari nella regione costiera di Tartus, definendoli “gli attacchi più pesanti” nell’area da oltre un decennio. 

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Ong: nuova serie di raid israeliani in Siria

Circa 20 raid aerei israeliani sono stati condotti nelle ultime ore in varie regioni della Siria. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui nelle ultime 48 ore Israele ha compiuto più di 70 attacchi aerei, a cui si sommano le centinaia di raid condotti nell’ultima settimana, dopo la dissoluzione del potere incarnato dalla famiglia Assad, per annientare ogni tipo di difesa militare siriana. Le aree più colpite nella notte sono quelle nelle regioni centrali di Hama, Homs, nella costa mediterranea e lungo il confine con Libano. Altri raid nella Siria sud-orientale, al confine con l’Iraq.

Madrid, ‘un inviato speciale in Siria per contatti con autorità

Madrid invierà oggi stesso un inviato speciale in Siria che “rafforzerà la nostra ambasciata a Damasco”, perché “la Spagna si unisca ai Paesi europei che stanno avendo contatti con le nuove autorità”. Lo ha annunciato il ministro degli Affari Esteri, Ue e Cooperazione, José Manuel Albares, in dichiarazioni ai media all’arrivo al Consiglio degli omologhi della Ue a Bruxelles.  “Questi nuovi contatti, e così lo solleciterò anche nella Ue – ha segnalato Albares ripreso dalla spagnola Tve – devono essere chiaramente preliminari e prima di tutto trasmettere linee rosse chiare: la necessità che il futuro della Siria sia pacifico, che quello che è un movimento militare debba evolvere in un movimento pacifico, assolutamente e necessariamente inclusivo delle minoranze etniche e religiose”. ha evidenziato il capo della diplomazia spagnola. Madrid, inoltre, “collaborerà perché la Siria mantenga la sua integrità territoriale e perché non ci siano zone del Paese in mano ai gruppi armati. Siria non può avere ingerenze militari esterne”, ha aggiunto Albares.  La Spagna si unisce così al numero crescente di Paesi occidentali alla ricerca di contatti con il governo siriano di Hayat Tahrir al Sham (Hts), dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad una settimana fa, nonostante Hts sia definito un’organizzazione terrorista da parte delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti. Albares ha inoltre segnalato che l’incaricato di affari dell’ambasciata di Damasco, l’unico rimasto nel Paese  della delegazione spagnola in Siria, seppure attualmente in Libano per motivi di sicurezza, tornerà nella capitale siriana nel corso di questa settimana. 

Tajani, preoccupa la Siria, premere per una transizione pacifica

“È molto forte ora la preoccupazione anche per la Siria. La caduta del regime è una svolta storica”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Conferenza degli Ambasciatori alla Farnesina, ricordando che abbiamo “inviato un capo missione per essere vicini alla popolazione”. Il ministro ha reso noto che oggi parlerà della situazione in Siria con i colleghi del Quint in una nuova videoconferenza che segue quella del G7 presieduta venerdì dalla premier Meloni. L’auspicio – ha sottolineato Tajani – è che “la transizione continui su un binario pacifico, senza violenze e salvaguardando i diritti delle minoranze, a partire da quella cristiana”. In questo quadro, “lavoriamo con l’Onu e i nostri partner per un Paese unito, che non deve cadere preda dell’estremismo”. 

Siria: inviato Onu vede al-Jawlani e al-Bashir, ‘aiuti al popolo’

L’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Geir Pedersen ha incontrato a Damasco il leader di Hayat Tahrir al-Sham, Mohammed al-Jawlani, e il premier ad interim Mohammed al-Bashir. Le Nazioni Unite, ha dichiarato Pedersen durante l’incontro, intendono offrire ogni tipo di aiuto al popolo siriano, si legge in una nota dell’ufficio dell’Onu.

A Damasco per la prima volta dalla caduta del regime di Bashar Assad, Pederson ha sottolineato la necessità di aggiornare e allineare la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite alla situazione attuale in Siria. Jawlani ha chiesto di concentrarsi sull’integrità territoriale, sulla ricostruzione e sullo sviluppo economico della Siria, come si legge in una nota diffusa dalle autorità di Damasco. 

Jawlani ha inoltre sottolineato l’importanza di creare condizioni di sicurezza per il ritorno volontario dei rifugiati in Siria e di fornire sostegno economico e politico per facilitare questo processo. Quindi ha affermato che questi passaggi devono essere eseguiti con attenzione, deliberatamente e sotto la supervisione di team di esperti, senza affrettare i processi.

Ft, la Russia ha evacuato almeno 400 militari da Damasco

La Russia ha evacuato almeno 400 soldati dalla regione di Damasco negli ultimi giorni in coordinamento con il principale gruppo ribelle che ha rovesciato il regime di Bashar al-Assad: lo afferma un portavoce del gruppo Hts aggiungendo che ulteriori negoziati sono in corso. Lo riporta il Financial Time. Secondo Kamal Lababidi, membro di Hayat Tahrir al-Sham, i soldati russi erano di stanza nel quartier generale della quarta divisione dell’esercito siriano a Qudsayya, un sobborgo della capitale. Inoltre, la settimana scorsa anche i soldati russi di stanza presso l’ambasciata a Damasco hanno lasciato il Paese. Lababidi ha detto che sono in corso colloqui per evacuare più soldati in tutto il Paese. 

Turchia, in Siria vogliamo un governo inclusivo e democratico

“Vogliamo uno Stato civile e democratico”. È questa l’aspettativa della Turchia per la Siria dopo Bashar Al Assad, ha detto il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, in un’intervista all’emittente saudita Al Hadath, come riferisce la tv di Stato Trt. Fidan ha affermato che è irrealistico sperare che si possa creare nel breve periodo una situazione completamente democratica e che il processo richiederà tempo ma che Ankara vorrebbe un governo siriano che eviti di promuovere discriminazioni, non abbia legami con gruppi terroristici e garantisca un equo trattamento delle minoranze, oltre ad affrontare i diritti delle donne. La Turchia è disposta a sostenere la nuova amministrazione a cui comunicherà le sue aspettative, continuando a monitorarla, ha detto Fidan. Dopo l’inizio dell’operazione che ha portato alla caduta di Assad, la Turchia ha lavorato intensamente con Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e altri gruppi di opposizione per garantire che l’avanzata fosse condotta evitando la violenza ma prima di allora Ankara non ha avuto alcun ruolo nella pianificazione, ha fatto sapere il ministro turco. “Israele non ha mai voluto che Bashar se ne andasse”, ha aggiunto il capo della Diplomazia di Ankara, sostenendo che “anche dopo l’inizio dell’operazione dei ribelli, gli americani ci hanno fatto sapere che Israele non voleva che Bashar se ne andasse”, rivelando che già nel 2016, l’allora vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva informato Ankara che Washington si opponeva al rovesciamento di Assad ma che “questa non era veramente la sua posizione, ma piuttosto la posizione di Israele”. Secondo Fidan, Russia e Iran, con cui Ankara vuole continuare a coordinarsi, non tenteranno di essere coinvolte in nuovi conflitti in Siria ma si adatteranno al nuovo ordine e la nuova amministrazione di Damasco non cercherà di entrare in conflitto con lo Stato ebraico.

Siria: inviato Onu ad al-Jolani, transizione sia inclusiva

L’inviato delle Nazioni Unite per la Siria ha sottolineato al leader del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), Abu Mohammad al-Jolani, la necessità per una transizione “credibile e inclusiva”. Geir Pedersen, arrivato ieri a Damasco, ha incontrato il premier ad interim Mohammad al-Bashir, secondo quanto riferito. L’inviato speciale ha presentato i risultati dell’incontro internazionale di Aqaba sulla Siria del 14 dicembre, “sottolineando la necessita’ di una transizione politica credibile e inclusiva guidata dai siriani, basata sui principi della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questa risoluzione adottata nel 2015 riafferma “il suo fermo impegno per la sovranita’, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale della Repubblica araba siriana” e stabilisce una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria. Ieri Pedersen ha anche sottolineato “l’intenzione delle Nazioni Unite di fornire tutta l’assistenza necessaria al popolo siriano” ed “è stato informato delle sue sfide e priorita’”.Il comunicato precisa che Pedersen ha “numerosi impegni in programma nei prossimi giorni”, senza fornire ulteriori dettagli.

Siria: Belgio, giudicare nuovo governo dai fatti

“Dopo la caduta del regime di Assad, che ha controllato la Siria con il pugno di ferro per 53 anni, ci sono molte speranze. Dobbiamo vedere come si svilupperà la situazione e, naturalmente, giudicare i nuovi leader non in base alle loro parole ma ai loro fatti”. Lo ha dichiarato Bernard Quintin, il nuovo ministro degli Esteri del Belgio, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri. 

Siria: Olanda, via sanzioni Hts se Russia fuori da basi

“Penso che sia troppo presto per revocare le sanzioni su Hts. Vorremmo davvero condizionare tale decisione a una transizione politica inclusiva. Inclusiva significa anche includere i diritti dei gruppi minoritari, come i cristiani, i curdi e molti altri. Penso che sia anche importante considerare la questione delle condizionalità, in particolare per quanto riguarda le basi militari russe in Siria. Vogliamo che i russi se ne vadano da li'”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri dei Paesi Bassi, Caspar Veldkamp, all’arrivo al Consiglio Ue Esteri.

Kallas, ‘i nostri vertici diplomatici andranno a Damasco’

“Ho dato istruzione al vertice diplomatico di andare in Siria e prendere contatto con la nuova leadership”. Lo ha detto l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas arrivando al suo primo Consiglio Affari Esteri. “Oggi dobbiamo discutere quali altri passi dobbiamo prendere se la Siria andrà nella giusta direzione e dobbiamo discutere a quale livello vogliamo trattare con la nuova leadership”, ha aggiunto.

Siria, al-Jolani ha incontrato l’inviato dell’Onu

Abu Muhammad al-Jolani, il leader islamista siriano il cui gruppo ha guidato l’offensiva che ha rovesciato Bashar al-Assad ha incontrato l’inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, in visita a Damasco, secondo quanto riportato da un comunicato sul canale Telegram dei ribelli. Il leader di Hayat Tahrir al-Sham ha discusso con Pedersen “dei cambiamenti avvenuti sulla scena politica che rendono necessario aggiornare” una risoluzione del 2015 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che stabiliva una tabella di marcia per una soluzione politica in Siria, “per adattarla alla nuova realtà”, si legge nella dichiarazione.

Ong: Israele colpisce obiettivi militari sulla costa siriana

L’Osservatorio per i diritti umani in Siria ha riferito che Israele ha effettuato attacchi aerei contro obiettivi militari nella regione costiera di Tartus, definendoli “gli attacchi più pesanti” nell’area da oltre un decennio. “Velivoli da guerra israeliani hanno lanciato attacchi” mirati a una serie di obiettivi, tra cui unità di difesa aerea e “depositi di missili terra-terra”, ha dichiarato l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sottolineando che si tratta “degli attacchi più intensi nella regione costiera della Siria dall’inizio delle operazioni nel 2012”. 



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