PIÙ SOLDI A MEMBRI GOVERNO NON ELETTI, È DIETROFRONT, TRA BENEFICIARI D’ERAMO E BERGAMOTTO | Notizie di cronaca

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difficile da pignorare

 


L’AQUILA  – Nella kermesse di Fratelli d”Italia di Atreju il presidente argentino Javier Gerardo Milei ha ricevuto ovazioni e ha ribadito il suo credo turbo-liberista dello stato minimo, brandendo ancora una volta, metaforicamente, la sua motosega, utile a tagliare di metto e senza troppi distinguo la spesa pubblica. Intanto però nella maggioranza di centrodestra di Giorgia Meloni era spuntato un emendamento alla legge di bilancio che contiene un gran bel regalo di Natale ai ministri e sottosegretari non eletti in parlamento, ma di nomina governativa: ben 7.200 euro al mese in più di stipendio, per parificare il loro “magro” compenso, ad oggi di 5.00o euro netti al mese, più rimborsi, a quello dei loro colleghi che invece sono anche deputati e senatori e che si aggirano intorno ai 12,00o euro netti al mese.

Beneficiari di questo corposo aumento anche gli unici due esponenti di governo abruzzesi: Luigi D’Eramo della Lega, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, e Fausta Bergamotto di Fratelli d’Italia, sottosegretaria di Stato al Ministero delle imprese e del made in Italy.

Emendamento che ha fatto sollevare una tempesta di polemiche, tanto che ora si dovrebbe andare verso una retromarcia,  annunciata ieri sera dal ministro della Difesa Guido Crosetto, di Fdi e lui stesso uno dei beneficiari dell’aumento: “Abbiamo chiesto ai relatori di ritirare l’emendamento per evitare inutili polemiche. Quello che non sarebbe comprensibile per nessuna altra professione e cioè che due persone che fanno lo stesso lavoro, nella stessa organizzazione, abbiano trattamenti diversi, per chi fa politica deve essere messo in conto”,

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In totale, i ministri e i sottosegretari del governo Meloni interessati dalla misura, non essendo parlamentari, sono 18 su 65: il ministro della DifesaGuido Crosetto, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, il ministro dello Sport Andrea Abodi, la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano, i sottosegretari agli Esteri Giorgio Silli e Maria Tripodi, il viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini, la sottosegretaria all’Economia e alle Finanze Sandra Savino, il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago, la sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento Giuseppina Castiello e il sottosegretario all’Ambiente Claudio Barbaro. E poi i citati D’Eramo e Bergamotto.

Il costo per le casse dello Stato di questo aumento sarebbe di circa 260mila euro al mese, ovvero poco più di 3 milioni di euro all’anno.

Facendo i conti in tasca ai governanti italiani:  ministri e sottosegretari eletti guadagnano 12.000 euro netti al mese sommando  l’indennità parlamentare da circa 5.000 euro, la “diaria”, che è un rimborso delle spese di soggiorno a Roma, pari a circa 3.500 euro,  il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato”, da usare per alcune attività con gli elettori o per pagare alcuni collaboratori, da 3.690 euro a 4.000 euro, e altri rimborsi, come quelli per spese telefoniche e di trasporto.

Ministri e sottosegretari eletti ora guadagnano “solo” 5.000 euro netti, cifra pari alla sola indennità dei membri del parlamento, più circa 3.500 euro per le spese forfettarie che però non sono dovute se si resta fuori Roma più di 15 giorni al mese.

Con l’emendamento alla legge di bilancio riceverebbero  anche le altre voci che spettano ai loro colleghi di governo eletti, per circa 7.200 euro, arrivando anche loro a circa 12.000 euro netti al mese.

Per le opposizioni, con in testa  il leader M5s Giuseppe Conte e la segretaria del Pd Elly Schlein,  la misura è un inaccettabile, “salario massimo”, “uno schiaffo agli italiani che devono far fronte al carovita”, ai “pensionati con la minima a cui viene negato un aumento di 100 euro al mese”, hanno t ribattezzato

Ma appunto alla fine è prevalsa la linea della sobrietà di Crosetto: “È assurdo lasciare anche solo un secondo di più di spazio alle polemiche sull’emendamento che parificava tutti i ministri e sottosegretari non parlamentari, ai deputati, riconoscendo i rimborsi spese. È così da oltre due anni e continuerà così fino a fine legislatura. La cosa è giusta? Non penso, perché non ha particolare senso che il ministro degli interni o della Difesa debbano avere un trattamento diverso rispetto ad un loro sottosegretario, ma non è mai importato finora, né a me né ai miei colleghi. Per questo motivo abbiamo chiesto ai relatori di ritirarlo ed evitare inutili polemiche”.

 

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