La Toscana vuol far passare dei farmaci A alla distribuzione diretta nelle farmacie ospedaliere- La protesta di Assofarm

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Per contenere la spesa farmaceutica, una norma della Legge di Bilancio (art. 34) in discussione in Regione propone di individuare un elenco di farmaci da distribuire attraverso i “Punti Farmaceutici di Continuità” oppure attraverso le farmacie ospedaliere. Tra questi anche farmaci di fascia A non compresi nel PHT (ndr: prontuario della distribuzione diretta) con un differenziale di costo tra erogazione in convenzionata e distribuzione diretta oltre il 30% o soggetti a prescrizione specialistica limitativa o a piano terapeutico specialistico. (fonte Quotidiano Sanità)

Assofarm ha emanato un comunicato di protesta che riportiamo:


Assofarm: sulla Fascia A la Toscana rischia di danneggiare i cittadini

Press release

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Roma, 16 dicembre 2024

“Siamo di fronte ad un provvedimento che peggiorerà la qualità della vita di cittadini con seri problemi di salute. Se e quando la legge di bilancio della Regione Toscana verrà approvata, i malati cronici che fino ad oggi potevano reperire certi medicinali nella farmacia di comunità, ora dovranno recarsi nelle strutture ospedaliere. Più tempo per gli spostamenti, più costi per i trasporti, più disagi per i familiari. Di fronte ad uno scenario simile, ogni altra ragione economica o politica dovrebbe arretrare”: questo il commento del presidente di Assofarm Luca Pieri di fronte alla decisione delle istituzioni regionali toscane di allargare la distribuzione diretta dei farmaci a prodotti non compresi nel PHT.

Secondo le Farmacie Comunali italiane, la proposta di legge di bilancio toscana mirante a contenere la spesa farmaceutica regionale attraverso un aumento della distribuzione diretta, ha un ché di anacronistico. “La tendenza e le policy degli ultimi governi, quali che fossero i loro colori politici, sono sempre state sostanzialmente molto distanti da quello che si sta discutendo oggi a Firenze”, continua il segretario generale di Assofarm Francesco Schito.

“Lo stesso sta però avvenendo a livello regionale – continua il presidente Pieri – non a caso la Convenzione che ci apprestiamo finalmente a rinnovare dopo oltre 26 anni, valorizza la prossimità delle farmacie alla vita quotidiana delle fasce di popolazione più fragili e in esso individua il valore aggiunto distintivo dei nostri presidi. La legge di bilancio della Regione Toscana metterebbe in discussione questo impianto strategico, e sottrarrebbe alle farmacie risorse importanti per migliorare la distribuzione farmaceutica. La nostra speranza è che il dibattito che si sta aprendo in questi giorni aiuti tutti a convincersi sempre più che le farmacie territoriali sono un’occasione di efficientamento del sistema, non certo il contrario”.


Editor’s note:

L’orientamento legislativo generale a livello nazionale è all’opposto di quello che vuol fare la Toscana ed è ben chiarito dalle scelte operate con il nuovo modello di remunerazione delle farmacie in vigore dal 1° marzo 2024, adottato anche al fine di assicurare una dispensazione di prossimità del farmaco a vantaggio dei cittadini grazie a un trasferimento dei medicinali dalla distribuzione diretta/per conto alla distribuzione in farmacia in regime di convenzione con il Ssn.

AIFA attesta, con riferimento alla spesa farmaceutica per acquisti diretti (ospedaliera), un disavanzo pari a 3.278,8 milioni di euro rispetto al tetto programmato di spesa del 7,95% del Fabbisogno sanitario nazionale per l’anno 2023 (al netto dei gas medicinali). Il valore complessivo di ripiano dello sfondamento del tetto è pari a euro 1.640.532.614 euro. Cattani, presidente Farmindustria, recentemente ha sottolineato che «continuare ad imporre l’onere dei payback, pari a 2,4 miliardi nel 2025 tra ripiano sugli acquisti diretti e 1,83% sulla convenzionata, equivale ad una vera e propria tassa aggiuntiva, ed è la strada “giusta” per affossare l’industria farmaceutica». 

I vantaggi economici per le aziende sanitarie sono almeno due: che il costo dei farmaci da parte degli ospedali fruiscono di uno sconto consistente rispetto alle farmacie e che inoltre sfondando deliberatamente il tetto di spesa stabilito, già appositamente sottostimato, si faranno rimborsare il 50% della spesa attraverso il payback a carico delle aziende farmaceutiche.

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Nello Martini, ex D.G. AIFA, in audizione alla Camera, ha detto che c’è anche un’altra convenienza che spinge per tenere in distribuzione per conto (dpc) farmaci, che già sono acquistati dall’industria a un prezzo ex factory scontato di almeno il 50%, che sarebbe più appropriato collocare nel canale della convenzionata: «Stando in dpc, questi medicinali vengono caricati sulla spesa per acquisti diretti, dove ogni sfondamento è ripianato per metà dall’industria; la spesa convenzionata viene così tenuta bassa e gli avanzi prodotti rimangono nella disponibilità delle singole Regioni».

In sostanza, il meccanismo consentirebbe alle Regioni di “fare la cresta” sulla spesa farmaceutica che passa dalle farmacie del territorio, soldi che poi sarebbero utilizzati per altre voci anziché per l’assistenza farmaceutica. Ovviamente la compensazione fra avanzi con disavanzi non è ammessa.

 



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