“Prima le donne e i bambini”. Ma non in guerra

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Il netto peggioramento della violenza organizzata in molte aree del mondo ha preso di mira nel 2023 soprattutto l’infanzia. Da Gaza a Khartum.

“Prima le donne e i bambini”. Ma non in guerra
di Nicoletta Dentico 
(pubblicato su altreconomia.it il 1° luglio 2024)

Quando incombe una situazione di pericolo e occorre mettersi in salvo, la consuetudine vuole che sia lanciato l’urlo “prima le donne e i bambini”. La pedagogista e scrittrice Elena Gianini Belotti attribuiva questo scatto quasi istintivo al fatto che i bambini sono la nuova vita e le donne le riproduttrici della vita stessa.

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L’opera Children of war realizzata da Banksy in piazza Maidan a Kiev. Foto: Rasal Hague – Wikipedia.

Antichi codici di un comportamento che stila selettivi criteri di priorità tra gli umani funzionano indiscussi nelle circostanze dell’emergenza. Ma non trovano applicazione negli scenari di guerra, quando le priorità si fanno distorte e disumane, quando le popolazioni civili diventano senza volerlo bersagli d’elezione, e le vittime innocenti -donne, ma soprattutto bambini e bambine- si ritrovano esposte, private di ogni rispetto consuetudinario. A Sarajevo, Grozny, Ghouta, Mariupol, Gaza, l’urlo non si è mai sentito, perché non viene lanciato quando l’umanità è alle prese con il mestiere delle armi.

Le violenze contro i bambini legate ai conflitti armati hanno raggiunto “livelli estremi” nel 2023, soprattutto nella Striscia di Gaza e in Sudan, sostiene un recente rapporto delle Nazioni Unite che ha inserito gli eserciti d’Israele e del Sudan nella lista nera. I bambini sono reclutati da gruppi armati ed esposti al rischio della radicalizzazione.

Sono imprigionati per farne dei collaborazionisti, in un gioco sulla paura infantile che riempie le carceri israeliane di ostaggi palestinesi: “le sfide quotidiane che un bambino palestinese deve affrontare sotto l’occupazione, in una complessa rete di difficoltà e ingiustizie, possono sembrare insormontabili e sono profondamente traumatiche. Soprattutto nel contrasto inquietante con i vicini privilegiati che li hanno espropriati e che non perdono occasione per abusare di loro e umiliarli”, scrive la Relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, nel suo libro J’accuse.

Sono 400 milioni i bambini e le bambine (uno su cinque) che nel mondo hanno vissuto o sono fuggiti da zone di conflitto nel 2023. Oltre 30.700 episodi gravi di violenza hanno segnato l’anno passato: tra questi, 5.301 omicidi, 6.348 ferimenti, 8.655 reclutamenti forzati, 5.205 negazioni dell’accesso umanitario e 4.356 rapimenti (Fonte: Nazioni Unite, giugno 2024)

Bambine e bambini sono sistematicamente uccisi, feriti, mutilati, rapiti. A loro è negato l’accesso agli aiuti umanitari. E poi c’è la conta dei morti, visto che sono presi di mira dai belligeranti: 13mila bambini uccisi in Siria in dodici anni di conflitto, quasi duemila in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa, mentre il conflitto tra Israele e Hamas ha portato a un aumento senza precedenti delle uccisioni. Dal 7 ottobre 2023 a oggi sono stati uccisi più bambini a Gaza che in tutti i conflitti avvenuti nel mondo negli ultimi quattro anni. “Questa guerra è una guerra contro i bambini, la loro infanzia e il loro futuro”, ha dichiarato il Commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi in Palestina nel vicino Oriente (Unrwa), Philippe Lazzarini.

I meccanismi tramite cui la guerra influenza la mortalità infantile sono molteplici, legati ovviamente alla salute materna compromessa duramente nel conflitto, ma anche alle migrazioni forzate che rendono bambini e bambine più vulnerabili. Spesso l’eccesso di mortalità infantile è causato dalla fame -con fenomeni di arresto della crescita- e soprattutto da malattie concomitanti come la febbre tifoide e il colera, alle quali si associa spesso l’insorgere di malattie infettive, visto che la guerra costringe le persone a vivere in condizioni di affollamento. Per chi non muore, l’impatto psicologico della guerra è semplicemente devastante e in larga misura per nulla considerato. “La parola negoziare è coraggiosa”, ha detto papa Francesco. Serve a salvare i bambini. Il futuro del mondo.

Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici senza frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development.

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