L’accusa dell’Ucraina: «In Veneto c’è un agente segreto di Putin che organizza le campagne filorusse»

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di
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La denuncia: «Aleksey Stovbum ha condizionato la revoca a Verona della cittadinanza a Poroshenko». Valdegamberi: «Ma è un giornalista»

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I quadri rubati e poi ritrovati, il politico, il consigliere comunale e la spia russa che si fingeva un giornalista. Se non fosse che questa storia si è svolta a Verona, e che per fortuna non ci sono stati morti o feriti, la trama sarebbe degna di una serie tv americana tipo Homeland o The Americans. 

Stanno emergendo in questi giorni sul sito «Euromaidanpress.com» alcuni dettagli su fatti avvenuti a Verona nel 2018. Uno di questi retroscena è stato rilanciato sui social di Anne Applebaum, giornalista e saggista premio Pulitzer, tra le più profonde conoscitrici di fatti russi. Ebbene uno dei suoi ultimi lanci su X (l’ex Twitter) riguarda un articolo che racconta il ruolo di una spia russa nella revoca, avvenuta nel 2018, della cittadinanza onoraria data nel 2017 dal Comune di Verona a Petro Poroshenko, controverso ex presidente ucraino, oggi anti-putiniano di ferro, che restituì al capoluogo 17 opere di inestimabile valore rubate nel 2015 dal museo di Castelvecchio a Verona.




















































Le opere vennero ritrovate nel maggio dell’anno successivo e dopo varie vicissitudini (in mezzo ci fu anche una denuncia contro lo stesso Poroshenko) il governo italiano ne rientrò in possesso. Fu l’allora ministro alla Cultura Dario Franceschini ad andare a ritirarle personalmente a Kiev. «È il frutto di un intenso e proficuo lavoro di squadra nelle indagini e di una positiva collaborazione internazionale», disse. 

A titolo di riconoscimento il sindaco della città, che era all’epoca Flavio Tosi, concesse la cittadinanza onoraria al presidente ucraino. L’anno dopo gli fu revocata su richiesta del consigliere filo-russo Vito Comencini. Secondo il sito Euromaidan a tenere costantemente informato il regime di Putin su questi fatti veronesi relativi a Poroshenko era Aleksey Stovbun, che Euromaidan riferisce essere «un ufficiale russo dell’Fsb che operava sotto mentite spoglie di un giornalista per conto del sito Novaja Kuban» (Kuban è una zona geografica del sud della Russia).

Stovbun già nel 2016 aveva tessuto una fitta rete di legami con alcuni esponenti filo russi in Veneto: nell’articolo si citano Palmarino Zoccatelli, presidente dell’associazione Veneto- Russia e promotore della campagna pro Russia comparsa nei cartelloni di Verona, Roma e altre città d’Italia; Luciano Zandonà, presidente onorario dell’associazione di Zoccatelli, il consigliere regionale Stefano Valdegamberi (candidato con la lista Zaia ora nel gruppo misto) e l’attuale presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti (Lega).

Il primo contatto di Stovbun con Zoccatelli sarebbe avvenuto nel 2015 in occasione del forum euro-asiatico coordinato dal banchiere Antonio Fallico, famoso per aver portato molte aziende a fare affari in Russia. Il suo compito, dice il sito, era tenere costantemente informato il regime dei movimenti dei filo putiniani in Veneto: la decisione di revocare l’onorificenza al presidente ucraino anti Putin fu infatti immediatamente comunicata da Stovbun ai servizi segreti russi, ma non fu l’unica comunicazione fatta dal Veneto. 

A gennaio 2019, Stovbun visitò di nuovo Verona per partecipare a una conferenza organizzata dall’Associazione Culturale Veneto-Russia. La conferenza vide la partecipazione di Valdegamberi, Zoccatelli e Sandonà, tra gli altri.

Durante l’incontro, Valdegamberi presentò una lettera in cui chiedeva la revoca delle sanzioni economiche imposte alla Russia, indirizzata al parlamento e al governo italiani. «Riferendosi alla lettera di Valdegamberi nel suo rapporto riservato a un’autorità di alto livello – cita il sito – Stovbun avrebbe scritto che sia Sandonà che Valdegamberi hanno sottolineato che la lettera indirizzata al governo italiano – che chiedeva la revoca delle sanzioni contro la Russia – era stata discussa e concordata, anche con Matteo Salvini».

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«Stovbum mi è stato presentato come giornalista, mi pare da Zoccatelli, aveva partecipato a vari incontri che facevamo sulle imprese che lavoravano in Russia, lo avevo conosciuto ad un evento a Lugagnano, c’era il totem del referendum sull’autonomia del Veneto ma si parlava di imprese. Non ho mai avuto rapporti stretti con lui anche se scrissi qualche articolo per il suo sito, e non ho mai ricevuto soldi dai russi per fare alcuna attività in Italia», dice Valdegamberi, che alcuni giorni fa a Yalta ha ricevuto la «medaglia Pushkin del governo russo». 

Quanto a Ciambetti: «Non mi ricordo di lui, abbiamo fatto una foto insieme perché probabilmente era in visita a palazzo Ferro Fini ma non ha avuto alcuna influenza su di me, non sono certo manovrato dai russi. Attenzione, perché girano molte fake news».

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