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Il cedro, simbolo di identità e tradizione, è tornato a essere una delle eccellenze della Calabria. Dopo la crisi degli anni ‘80, il Consorzio del Cedro di Calabria ha rilanciato la produzione e la cultura del frutto, legando il suo valore a tradizioni religiose, storia e sostenibilità.
Negli anni ‘90, il cedro era quasi scomparso dall’immaginario collettivo. «Nessuno voleva più consumare il cedro, nessuno voleva parlare di cedro, si veniva quasi derisi, anche dalle istituzioni, perché c’era una disaffezione rispetto a questo prodotto». Con queste parole, inizia l’intervista ad Angelo Adduci (in foto, con un rabbino), presidente del Consorzio del Cedro di Calabria, che racconta la crisi che ha colpito la cedricoltura in quel periodo e la nascita del Consorzio come risposta alla necessità di rivalutare le risorse e le vocazioni di questa terra. Nell’intervista, Adduci illustra anche le iniziative avviate per valorizzare questo frutto prezioso, simbolo della tradizione e della cultura calabrese.
Come si è evoluta la cedricoltura in Calabria?
Tra il 1965 e il 1978, la Riviera dei Cedri era un territorio estremamente rigoglioso, con una forte presenza di cedriere, vigneti e ortaggi, che venivano commercializzati sia localmente che nei mercati interregionali, soprattutto in Campania. Chi visitava la zona negli anni ‘70 poteva vedere appezzamenti di terra ben coltivati.
A partire dal 1978, questa immagine cominciò a mutare, in gran parte a causa della speculazione edilizia e della pressione dei commercianti che imponevano prezzi svantaggiosi ai cedricoltori, creando una situazione insostenibile. Questo portò a un progressivo abbandono della coltivazione del cedro, un simbolo distintivo della regione, e alla sua quasi totale scomparsa negli anni ‘80. Nel 1982, la produzione toccò il minimo storico, con appena 2.000 quintali di cedri coltivati, un crollo significativo rispetto ai 160.000 quintali dei decenni precedenti.
Di fronte a questa crisi, che tipo di riflessione è stata fatta?
Nel 1999, ci fu un momento cruciale per il rilancio della cedricoltura, cui contribuì in modo significativo Franco Galiano, Presidente dell’Accademia Internazionale del Cedro, considerato poeta ufficiale del cedro, che attraverso le sue opere e iniziative, ha contribuito a consolidare i legami con le comunità ebraiche di tutto il mondo, celebrando il Cedro come punto d’incontro tra religioni e culture diverse. Contestualmente, è stato fondato il Consorzio del Cedro di Calabria, con l’obiettivo di preservare e sviluppare questa coltura, che stava rischiando di scomparire.
Con quali obiettivi è nato il Consorzio del Cedro?
L’obiettivo era innanzitutto incrementare la produzione fino ad almeno 40.000 quintali, una soglia considerata necessaria per rendere la filiera competitiva sul mercato e garantire stabilità economica ai vari attori coinvolti. Ci siamo poi resi conto che occorreva diversificare i prodotti a base di cedro perché fino agli anni ‘80, il cedro era noto quasi esclusivamente per il cedro “salamoiato”, come base per la canditura. Con il Consorzio, si è puntato sulla creazione di un paniere più ricco di prodotti, inclusi liquori, marmellate, olio, estratti naturali e anche utilizzi nella cucina, nella cosmetica e nell’erboristeria.
Quanto ha inciso il riconoscimento del marchio DOP per la valorizzazione del cedro?
Il riconoscimento DOP è stato fondamentale. Come ha detto Franco Galiano, con la DOP «si è passati dalla preistoria alla storia», conferendo al cedro uno status che ne certifica la qualità e l’unicità. Questo da un lato ha dato stabilità al settore, proteggendo i produttori da speculazioni e frodi, ma ha anche comportato un impegno maggiore per garantire la conformità agli standard di qualità.
Quali sono le sfide da superare e gli obiettivi per il futuro?
Uno degli obiettivi principali del Consorzio è incrementare la produzione di cedro e valorizzarlo non solo a livello regionale, ma anche internazionale. Il legame con la cultura ebraica rappresenta un elemento identitario fondamentale che unisce i cittadini della Riviera dei Cedri, diventando parte della loro storia e cultura. Questa connessione permette di comunicare al mondo valori universali come la pace, la tolleranza e il rispetto reciproco. Un esempio concreto è la Marcia della Pace, tenutasi durante il Festival del Cedro, che ha visto la partecipazione di diverse confessioni religiose, simbolizzando l’importanza del cedro come punto di incontro tra culture. In questo modo, il cedro non solo rafforza il legame con il passato, ma diventa anche un veicolo attraverso cui la Calabria può proiettare la sua immagine e i suoi valori nel mondo, creando opportunità di dialogo e sviluppo commerciale. Con il supporto del Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria e la collaborazione dei sindaci della Riviera dei Cedri, questo territorio dovrà fare una riflessione molto seria su un valore universale che abbiamo in mano, per fare in modo che il cedro rappresenti sempre di più, e sempre meglio, il carattere identitario e distintivo con cui Santa Maria del Cedro, la Riviera dei Cedri e la Calabria possano parlare al mondo.
PER APPROFONDIRE: L’ebraismo e la Calabria, un legame nel segno del cedro: frutto “sacro” e “puro”
Il legame con la cultura ebraica rappresenta un elemento identitario fondamentale che unisce i cittadini della Riviera dei Cedri. La coltura cedricola, rappresenta uno dei settori più importanti per l’immagine dell’agricoltura calabrese a livello internazionale.
Un legame inscindibile con gli ebrei
Il cedro, oggi uno dei simboli più preziosi della Calabria, non è originario di queste terre. Giunse sulla Riviera dei Cedri grazie alla mediazione culturale ebraica. Fu infatti attraverso le peregrinazioni degli ebrei che il cedro raggiunse Santa Maria del Cedro e la sua riviera, dove trovò un microclima unico e irripetibile. Questo particolare clima nasce dall’incontro di due correnti: una calda che arriva dal mare e una fredda che scende dalla montagna. È proprio in questo equilibrio che il cedro si è adattato, dando vita alla varietà Liscia Diamante, certificata DOP di Santa Maria del Cedro, riconosciuta come la migliore al mondo per le sue qualità organolettiche e per la sua straordinaria lucentezza, si-mile a quella di un diamante o di uno smeraldo. Come racconta Angelo Adduci, presidente del Consorzio del Cedro, «la perfezione del frutto nasce dalla combinazione di questi fattori naturali e dal saper fare dei nostri cedricoltori».
Il legame tra il cedro e la comunità ebraica, però, va oltre la semplice coltivazione. Il cedro, in particolare la varietà Liscia Diamante, è profondamente connesso alla cultura ebraica, legato alle celebrazioni di Sukkot (la Festa dei Tabernacoli o delle Capanne), una delle festività più significative per gli ebrei, che ricorda il periodo trascorso nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto. Durante i festeggiamenti, i partecipanti agitano in preghiera il Lulav, un fascio di arbusti costituito da un ramo di palma, due di salici e tre di mirto, tenuti nella mano destra, e un cedro nella mano sinistra. Queste quattro specie rappresentano l’uomo e l’umanità.
Santa Maria del Cedro, luogo di incontro e spiritualità
Ogni anno, tra giugno e settembre, decine di rabbini provenienti da tutto il mondo si recano a Santa Maria del Cedro per selezionare i cedri destinati a queste celebrazioni.
Il Consorzio del Cedro, oltre a coltivare questa tradizione di collaborazione con le comunità ebraiche, ha promosso iniziative come la Marcia della Pace durante il Festival del Cedro, evento che ha visto la partecipazione di diverse confessioni religiose. Inoltre, il Consorzio si sta impegnando per facilitare il turismo kosher.
«Stiamo collaborando con l’Ucei, con le comunità ebraiche di tutta Italia, con il delegato della comunità ebraica calabrese e con il rabbinato di Napoli per creare tutte le condizioni necessarie affinché i cittadini ebrei, israeliani e provenienti da ogni parte del mondo possano venire in Calabria, sulla Riviera dei Cedri, per trascorrere delle vacanze. Vogliamo che abbiano l’opportunità di visitare le cedriere, mangiare cibo kosher e, al contempo, approfondire la nostra cultura e scoprire le risorse che la nostra terra offre», ha concluso Adduci.
Cedro di Calabria: leva per il marketing e il turismo culturale di tutta la Regione
La cedricoltura in Calabria sta generando un giro d’affari significativo, pari a circa 4 milioni di euro, con un impatto sempre più rilevante nei settori turistico e gastronomico. Proprio peer questo, la valorizzazione del Cedro di Calabria può giocare un ruolo importante, fungendo da leva di marketing territoriale della regione. In questo contesto, il Consorzio del Cedro di Calabria si sta impegnando a trasformare il cedro di Santa Maria del Cedro non solo in un simbolo agricolo, ma anche in un emblema culturale, spirituale e turistico. L’obiettivo è che questo frutto pregiato, diventi il fulcro di una strategia turistica capace di integrare elementi storici, religiosi e culturali, facendo della Riviera dei Cedri una destinazione d’eccellenza per il turismo internazionale.
Non dimentichiamo che tra le mete più rinomate e rappresentative della Riviera dei Cedrispicca San Nicola Arcella, con la sua spiaggia dell’Arcomagno, che tra il 1° giugno e il 30 ottobre 2024 ha attratto circa 83.000 visitatori. La Riviera dei Cedri si distingue, inoltre, per il turismo religioso, grazie al Santuario di San Francesco di Paola e ai quattro itinerari che ripercorrono i luoghi legati alla vita del Patrono della Calabria. Un’altra eccellenza della zona è Verbicaro, nota per i suoi vini autoctoni con la denominazione Terre di Cosenza DOC sottozona Verbicaro.
Dal turismo montano a quello del mare: ecco tutte le potenzialità
Anche il turismo montano gioca un ruolo importante: a pochi chilometri dalla costa si trovano le pendici dei monti Orsomarso, all’interno del Parco Nazionale del Pollino, un’area ideale per praticare trekking e sport estremi. Le Bandiere Blu di Tortora, Praia a Mare, San Nicola Arcella, Santa Maria del Cedro e Diamante, insieme ai borghi di Aieta e Buonvicino, inseriti tra i “Borghi più belli d’Italia”, sono solo alcune delle numerose attrattive che caratterizzano la Riviera dei Cedri e che contribuiscono a potenziare il marketing territoriale della zona. Alla base di questa strategia di valorizzazione, sostenuta dal Consorzio in collaborazione con il Dipartimento Agricoltura e la Regione Calabria, c’è il profondo legame tra il cedro e la comunità ebraica, in particolare per il suo uso durante la festività di Sukkot.
Questo forte legame culturale e spirituale rappresenta un’opportunità unica per attrarre turisti interessati non solo all’aspetto agricolo, ma anche a quello religioso e culturale del territorio. Tra le iniziative messe in campo c’è lo sviluppo del turismo kosher, che punta a richiamare visitatori ebrei da tutto il mondo. Un altro passo significativo è la creazione del circuito turistico della “Via del Cedro di Calabria”, un percorso sensoriale, mistico e agro-culturale che collega la produzione del cedro al turismo e alla promozione culturale del territorio. La sfida futura sarà quella di aumentare la consapevolezza, sia a livello locale che globale, promuovendo un turismo di nicchia che combini benessere, cultura, spiritualità e enogastronomia.
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