sciopero nel commercio per Natale, S.Stefano, Capodanno ed Epifania

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I sindacati toscani chiedono inoltre di chiudere i negozi alle 18 il 24 e il 31 dicembre

“No al sempre aperto, la festa non si vende”. Con questo parole Filcams Cgil e UilTucs Toscana proclamano sciopero e astensione dal lavoro nei negozi e negli esercizi commerciali per Natale, Santo Stefano, Capodanno ed Epifania, a garanzia dei lavoratori e delle lavoratrici che vorranno fermarsi.

 

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No al sempre aperto, no a lavorare per le feste, il commercio non è un servizio essenziale, la festa non si vende. – si legge nalla nota dei sindacati – Vanno tutelati e creati i posti di lavoro e aumentati i salari, solo così si aumentano i consumi: mancano i soldi da spendere non le occasioni per farlo. La regolamentazione delle aperture nei festivi, oltre che a difendere i diritti di lavoratrici e lavoratori del commercio, serva anche al territorio e all’ambiente, ai centri storici, alla cultura”.

 

Filcams Cgil e UilTucs Toscana sottolineano anche “ciò che molte sentenze hanno sancito: il lavoro nelle festività civili e religiose individuate dal Contratto nazionale non è un obbligo e il lavoratore non può essere comandato al lavoro senza il proprio assenso”, conclude la nota dei sindacati.

 

Le due sigle sindacali, a cui si aggiunge anche Fisascat Cisl, hanno avanzato la richiesta di chiudere i negozi alle 18 il 24 e il 31 dicembre. “Siamo a chiedervi di farvi promotori, presso le numerose società e/o cooperative che fanno riferimento alle vostre spettabili associazioni, al fine di realizzare, nelle giornate del 24 e del 31 dicembre, un orario di chiusura al pubblico che non superi, in tutte le realtà aziendali presenti nel territorio regionale, le ore 18”: è la richiesta contenuta nella lettera che i segretari generali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs Toscana (Stefano Nicoli, Alessandro Gualtieri e Marco Conficconi) hanno inviato a Confcommercio Toscana, Confesercenti Toscana, Legacoop Toscana, Ancc e Dmo.

“La nostra richiesta, come ben noto – spiegano i tre sindacalisti – nasce dall’aver evinto che, in tali giornate ed orari, non si realizzano incrementi economici significativi, mentre, al contrario, aumentano i costi gestionali e le tensioni con lavoratrici e lavoratori. Intendiamo evitare, attraverso questa nostra richiesta, che in un periodo come quello delle festività Natalizie, unanimemente considerato particolarmente rivolto alla valorizzazione della famiglia e della socialità con i propri cari, venga invece chiesto a lavoratrici e lavoratori di effettuare orari di lavoro che non rispondono alle esigenze primarie delle società commerciali da voi rappresentate e neppure della clientela”.

 

I segretari generali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs Toscana concludono la lettera invitando Confcommercio Toscana, Confesercenti Toscana, Lega delle Coop Toscana e Dmo “a riflettere e far riflettere le vostre associate sul fatto che lo scarso fatturato rappresenti comunque una priorità o se, invece, la vera priorità sia il positivo clima aziendale e la conciliazione dei tempi di vita di tutti i dipendenti e le dipendenti. Siamo a richiedervi di promuovere tra le vostre associate, con estrema urgenza, una chiusura anticipata alle ore 18 in suddette giornate”.

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“La richiesta avanzata dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori di attivarci per un’azione di moral suasion nei confronti degli esercizi commerciali, affinché il 24 e il 31 dicembre dispongano una chiusura anticipata alle 18 nei rispettivi esercizi, è ragionevole e posta in maniera garbata – dichiara Franco Marinoni, direttore generale Confcommercio Toscana – Per questo non ci trova ostili, tanto più che negli ultimi anni molti negozi della rete distributiva tradizionale e diversi punti vendita della grande distribuzione hanno già adottato la prassi di anticipare la chiusura nelle due giornate. Questo avviene proprio per venire incontro alle esigenze di conciliazione dei tempi di vita dei dipendenti, come sottolineato dai sindacati. Ed è raro trovare attività aperte dopo le 19 in queste date, segno di una sensibilità condivisa rispetto a questo tema. La decisione sugli orari di apertura e chiusura è comunque una prerogativa delle singole imprese, considerando che, con la liberalizzazione, non esiste una regolamentazione che imponga vincoli specifici”.

 

 

Immagine di repertorio

 

 

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