Natale in Ciociaria tra storia, tradizione ed innovazione

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Natale ricco di tradizioni in Ciociaria ma con uno sguardo al futuro ed ai cambiamenti che coinvolgeranno Frosinone e l’intera nostra provincia nel 2025. Il punto è stato fatto dal Sindaco Riccardo Mastrangeli in un video rivolto ai suoi concittadini in cui si parla di serenità ma anche dei cambiamenti in atto quando si è giunti alla metà del mandato.

Gli auguri del sindaco Mastrangeli

“Siamo alla metà del mio mandato di amministrazione comunale – spiega il sindaco Mastrangeli nel video suo social – con risultati che definisco davvero storici per la nostra comunità cittadina. Dopo 10 anni di risanamento delle casse comunali con l’amministrazione Ottaviani, oggi stiamo ponendo mano concretamente al cambiamento per adeguare la nostra città agli standard europei. Lo stiamo facendo con coraggio, entusiasmo, sacrificio e grande umiltà.

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Io personalmente ho voluto, come sempre faccio, mettere il cuore in ogni azione, in ogni decisione, in ogni cosa che ho cercato di fare per la mia e la nostra città. Avere la possibilità di servire Frosinone e aver ricevuto la fiducia dei frusinati è stato davvero un grande onore. Per onorare questa fiducia, ho fatto tutto il mio meglio e insieme a me lo hanno fatto tutti gli amici che hanno condiviso questa straordinaria avventura. Abbiamo gettato davvero il cuore oltre l’ostacolo. E’ un viaggio bellissimo che siamo pronti a continuare con un entusiasmo ancora maggiore in questa occasione”.

Le sfide future ed il problema delle polveri sottili

“Voglio condividere con voi  alcune parole chiave, che dobbiamo identificare come stelle polari: comunità, compreso il bisogno di relazioni, e rapporti e sostenibilità. Anche nel vocabolario della nostra comunità è entrata, da qualche tempo, la parola transizione. Racconta il nostro viaggio collettivo verso il futuro e, come sempre accade, questo cammino può comportare dubbi incertezze, resistenze, paure. Stiamo toccando con mano anche noi gli effetti del cambiamento climatico e adesso anche la nostra città deve contribuire a dare risposte attraverso la transizione ecologica.

La nostra è una delle città con il più alto numero di polveri sottili nell’aria, che si riverbera in maniera proporzionale sulla nostra salute, particolarmente sui più piccolini per affrontare il problema. Dobbiamo diminuire il numero di automobili circolanti, che è tra più alti d’Italia, ed inizieremo a farlo quest’anno attraverso un nuovo sistema di mobilità pubblica veloce elettrico che abbia una corsia preferenziale, quindi non si immerga nel traffico per essere rallentato. Abbiamo, inoltre, cambiato il sistema di riscaldamento ad ogni scuola comunale. Ormai sono tutti a metano e non più a gasolio con emissioni in atmosfera prossime allo zero.

Quest’anno apriremo i cantieri di nuovi parchi urbani con tanti alberi e tanto verde lungo il fiume Cosa, destinato a diventare l’asse di congiungimento ecologico della parte bassa della città. Ma le infrastrutture non sono solo strade, stazioni, bus telecomunicazioni ci sono anche le condutture che trasportano il bene primario che è l’acqua attraverso accordi con l’autorità d’ambito ed il gestore.

Dopo 60 anni costruiremo una nuova condotta primaria della nostra città al posto di quella obsoleta, che oggi perde 185 litri al secondo per abbassare la dispersione nel sottosuolo di ben due terzi. Un’operazione utile all’ambiente ed anche questa utile alle tasche di tutti noi. Si allargano, intanto, i divari sociali. Alle vecchie disuguaglianze se ne aggiungono di nuove nei campi del digitale e della conoscenza.

A queste stiamo dando risposte, offrendo corsi gratuiti, in modo particolare, ai meno giovani nei centri sociali per stare al passo con i tempi, che vedono la digitalizzazione come pilastro portante per connettere le persone e le aziende. Anche su questo i lavori vanno spediti per far arrivare la fibra ottica in ogni parte della nostra città. Abbiamo trasformato largo Turriziani in piazza Turriziani, bella, frequentata da giovani e meno giovani.

Abbiamo riaperto dopo 27 anni il teatro Vittoria, che è un gioiello del centro storico. Abbiamo restaurato in auditorium la sala a Selva Piana e la cultura è quindi uno degli assi portanti della nostra amministrazione. La nostra è una rivoluzione profonda della città. Ma ci vogliono coraggio e pazienza. Attraverso gli auguri che ci scambiano, speriamo sempre che qualcosa migliori per noi e per le persone a noi care. Ed è proprio in questa ottica di sguardo fiducioso al futuro che mi auguro che il Natale con il suo significato più vero possa dare a tutti la gioia di vivere la gioia di guardare al futuro, il piacere e la serenità di incamminarsi verso il nuovo anno”.

Le tradizioni culinarie

La provincia di Frosinone a Natale è anche tradizioni culinarie ed enogastronomiche che si ripetono da decenni con le note degli zampognari. Nel periodo di Natale si sa, vengono messe al bando le diete! La vigilia di Natale infatti si mangiano: le frittelle con i broccoli, con le mele, con il baccalà, le frittelle dolci con uva passa e pinoli, il capitone, la “saràga”… Il 25 tra i primi ricordiamo il brodo di cappone con la stracciatella, le fettuccine, il timballo. Ma un posto d’onore lo conservano i dolci tipici di questo periodo, immancabili su ogni tavola!

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Il Panfrutto di Ferentino

Dolce tipico solo della produzione di Ferentino, il Panfrutto ha una ricetta antica nota almeno dal 1800. Il Panfrutto è un dolce realizzato da un impasto base di farina, zucchero, uova e lievito, a cui viene aggiunto miele di acacia, burro, vaniglia, cioccolato fondente, olii essenziali agli agrumi e una particolare infusione di bergamotto. Ha un retrogusto agrodolce, una forma simile a una ciambella, l’impasto è morbido, fragrante e si distingue per la particolare consistenza. Quando c’è il panfrutto in casa…è già Natale!

Il Panpepato di Anagni

Il panpepato è un dolce tipico di buona parte dell’Italia centrale e particolarmente diffuso anche in Ciociaria. E’ tipico del periodo natalizio ed è una vera e propria ghiottoneria! In provincia di Frosinone è famoso quello di Anagni. La ricetta si è trasformata negli anni: in un unico contenitore si uniscono uvetta, noci, pinoli, mandorle, nocciole tritate e cioccolato. Si aggiungono i canditi, un paio di cucchiaini di cannella, uno di noce moscata e un’abbondante spolverata di pepe nero ed il gioco è fatto! All’impasto viene unito il miele ben sciolto su fiamma leggera con un po’ d’acqua e portato ad ebollizione.  Poi l’impasto viene unito a farina a pioggia e diviso in panetti che vengono posti in forno alla temperatura di 180°C. Tutti lo avrete assaggiato almeno una volta!

I Torroncini di pasta di reale di Alvito

Uno dei protagonisti per eccellenza del Natale è il torrone. Ad Alvito e dintorni ne esiste uno che appare  inimitabile già dal primo morso! Il torrone di Alvito vanta una storia di tre secoli. Già nel XVIII secolo, infatti, nella piccola località laziale era diffusa l’usanza di preparare un torrone morbido utilizzando la pasta di mandorle, i canditi e la glassa bianca come copertura. Ora, nella versione più moderna, la copertura è quasi sempre di cioccolato fondente aromatizzato anche con diversi gusti come l’ arancia. Sono disponibili in tre tipologie principali: “classico”, “pasta reale” e “croccantino”. Oltre alla copertura la caratteristica è la morbida pasta reale alla mandorla con l’aggiunta, a scelta, di pistacchi, bergamotto, cacao, canditi, pinoli, rum

I Canascionetti di Supino

I “canascionetti” di Supino sono tra i più diffusi e noti dolci tipici ciociari, emblema e simbolo del Natale. Sono dolci molto semplici, realizzati con ingredienti che si trovavano facilmente in natura ed erano molto diffusi soprattutto nelle case dei contadini. Hanno una forma simile ai ravioli, dorati in superficie, con una massa friabile e un ripieno composto da un impasto di castagne, ceci, noci, nocciole e miele, il tutto aromatizzato con noce moscata e pepe.  L’impasto viene messo sulla sfoglia che poi si ripiega per creare tanti ravioli. Tradizione e gusto in un connubio vincente!

Mostaccioli

I Mostaccioli sono dolci tipici che si trovano in diverse varianti a seconda della regione. Quelli della provincia di Frosinone sono caratterizzati dalla presenza di farina di noci e sono biscotti dalla forma a rombo e dal gusto pieno ed intenso, ricoperti da un’ appetitosa glassa al cioccolato e rappresentano un dolce sfizioso e goloso che rallegra i pranzi natalizi.

I presepi

In Ciociaria sono famosissimi alcuni borghi anche e soprattutto per i loro presepi ‘speciali’. La Ciociaria si trasforma infatti in una sorta di “presepe diffuso” durante il Natale, tra luoghi pittoreschi e tradizioni secolari. Ecco alcuni esempi: 

Castro dei Volsci è noto come “Il paese presepe” si anima durante le festività con un presepe vivente che trasforma le vie del borgo in una rappresentazione della Betlemme di duemila anni fa. Le botteghe artigiane, le scene di vita quotidiana e i costumi curati in ogni dettaglio rendono questa esperienza unica e coinvolgente.

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Nelle acque cristalline del lago di Posta Fibreno ancora prende vita un presepe subacqueo, unico nel suo genere. Le statue, illuminate dai riflessi dell’acqua, sono visibili dalla riva o attraverso immersioni guidate, offrendo un’esperienza insolita e incantevole.

Il borgo di Serrone celebra il Natale con un presepe etnografico che racconta la vita quotidiana della Ciociaria attraverso oltre cento statue a grandezza naturale. I vicoli del centro si trasformano e permettono un vero viaggio nel passato, dove tradizioni e spiritualità si incontrano

Sicuramente nel basso Lazio e nell’Italia meridionale è ancora molto presente la tradizione degli zampognari che con la loro zampogna e/o ciaramella annunciano l’avvicinarsi del Natale con le loro riconoscibili note.

La zampogna e il Dio Pan

Di fatto la zampogna e’ uno strumento legato alla leggenda del Dio Pan. Si racconta infatti che i sacerdoti per celebrare tale divinità intendessero creare uno strumento che rappresentasse la caratteristica principale del loro dio, ossia  l’unione cosmica dell’elemento maschile con quello femminile. Ed in effetti il Dio Pan (che in greco significa“tutto”) era spesso raffigurato con il flauto in una mano (l’elemento femminile), e un bastone nell’altra (l’elemento maschile). Il Dio Pan, in occasione del solstizio d’inverno, fondeva questi due elementi in un nuovo ordine contrassegnato dalla rinascita del sole. Questo, in ottica cristiana, ricorda il nuovo ordine invernale, sancito dalla nascita del Gesù Bambino. Ed e’ proprio grazie a questa analogia che nel corso del tempo, si è giunti a far diventare la zampogna (nato come strumento pagano), uno dei simboli piu’ importanti e caratteristici del Santo Natale. Pan era anche il Dio dei Pastori ecco perchè la zampogna è divenuto uno strumento legato anche alla pastorizia. I pastori infatti, in occasione delle transumanze, portavano con loro le zampogne, fatte con legno e pelle di capra, che venivano suonate nei momenti di pausa spesso intonando dei veri e propri concerti. Nel corso della storia, durante la Novena, i pastori zampognari scendevano nei paesi, suonando canzoni natalizie e canti. Si racconta che il primo a collocare gli zampognari in un presepe sia stato San Francesco d’Assisi. Stando così le cose ci troveremmo innanzi ad una tradizione antichissima, risalente al 1100, periodo storico in cui ascoltare gli zampognari nella propria città, doveva essere probabilmente abitudine ancora più antica.

Il ceppo natalizio

Un’altra tradizione celebrata ancora oggi da molte famiglie ciociare è quella relativa al ciocco di legno che viene gettato nel camino la sera della vigilia di Natale e che deve ardere fino al giorno dell’Epifania. Il ceppo natalizio appartiene ad una tradizione diffusa in tutta Europa e che risale ai popoli nordici e balcanici, addirittura dal periodo pre-cristiano. Il fuoco generato dal ceppo ardente assume il significato di purificazione e di rinascita.

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