“Con Simoncelli un forte legame, voleva vincere a Misano”

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Nella vita di tutti i giorni è un imprenditore nel ramo del commercio. Ma per gli appassionati del motorsport è ‘The Voice’ o ‘The Bulldog’. E’ lo speaker ufficiale dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola e del Misano World Circuit Marco Simoncelli. A Boris Casadio di Faenza, 49 anni compiuti il 16 dicembre scorso, il Ferrari Club di Forlimpopoli, guidato dal presidente Filippo Ambrosini, gli ha tributato il premio ‘Rombi di Romagna per la Gente dei Motori’. 

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“Quando alcuni mesi fa il presidente Ambrosini ha pensato di tributarmi questo riconoscimento è stata una bellissima sorpresa, anche perchè quest’anno celebro trent’anni di attività al microfono, iniziata nel 1994 in una gara regionale di motocross – le parole di Casadio -. Nella vita di tutti i giorni sono un commerciante nell’ambito del ferro e del metallo. Ho cominciato a seguire il mondo dei motori con mio babbo e da lì in poi ho intrapreso quello che è un cammino parallelo alla mia professione. Ci attende un 2025 motoristico incredibile, con tanti eventi fantastici nella terra dei motori”

Boris, cosa si prova a ricevere un riconoscimento come quello che le è stato consegnato alla manifestazione ‘Rombi di Romagna‘?

“Un enorme soddisfazione. E’ il frutto di tanti anni vissuti nel mondo delle corse con ruoli diversi. Da trent’anni il mio ruolo principale è quello di raccontare gli eventi motoristici, inizialmente a due e poi anche a quattro ruote in giro per l’Italia. In special modo a Imola e Misano da vent’anni a questa parte sto ricoprendo il ruolo di cronista dal vivo, ma anche di presentatore di quelle che sono le peculiarità o gli eventi che si svolgono su questi due circuiti”.

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Ci racconta il suo cammino…

“E’ un’esperienza che è iniziata in maniera molto allargata all’Italia, con il motocross prima e la moto velocità poi. Successivamente mi sono allargato alle auto, acquisite in circuito. Quindi ho cominciato a collaborare con il San Marino Rally, il Rally Legend e altri eventi o fiere delle quattro ruote dopo aver appunto iniziato questa esperienza nelle mie piste di casa”.

Come è nata la passione per i motori?

“Attraverso la famiglia. Mio papà è stato dagli anni ’70 membro del Motoclub Faenza, che gestiva la pista da cross di Monte Coralli. E’ stato operativo a livello organizzativo in questo sodalizio che ha avuto una storia importante, nato al volgere del Novecento e che è resistita come realtà specifica con questo nome fino ai primi anni 2000. In questo lungo periodo, per circa 30 anni, il mio papà è stato operativo nel consiglio del Motoclub con una mansione di responsabile sportivo e curatore delle aziende di supporto agli eventi. Quindi seguendo il mio babbo mi è scaturita la passione inizialmente per la moto velocità, ma la vera consapevolezza è arrivata all’età di 11 anni”.

E cosa faceva con suo padre?

“Lo aiutavo ad esempio a preparare i trofei per le premiazioni. Poi ho cominciato a ricoprire il ruolo di segretario sportivo del Motoclub, facendo ad esempio le licenze per i piloti, soprattutto crossisti. Giravamo per l’Italia, ma anche in piste europee, e mi piaceva quella sorta di scambio culturale che si veniva a creare. Sono nate così delle belle conoscenze, che poi mi sono ritornate fra virgolette utili successivamente quando ad esempio per l’Italia ha commentato il cross a Montevarchi ad Arco di Trento, ma anche nelle Marche”.

Il cross è stato insomma il trampolino di lancio…

“Sì, prima di passare alla velocità ho commentato tante gare di cross. E’ stata un’importante formazione. Sono un giornalista pubblicista dal 2001, diventandolo con la rivista ‘Motocross’. Ho collaborato con diverse testate come il Resto del Carlino dove, grazie a Ettore Morini, curavo la rubrica ‘Vai con i mudor’, che raccontava i club delle due ruote attivi del territorio, i vari personaggi e gli eventi che organizzavano. Prima di scrivere ho curato anche programmi dedicati su Tele 1 Faenza, Videoregione ed altre emittenti che non ci sono più. ‘Cross time’ è stata la prima trasmissione dedicata esclusivamente al mondo dei motocross. È stata una bella esperienza”.

Ma quando è nato lo speakeraggio vero e proprio sulle piste?

“Tutto è partito quando mio padre, per rinvigorire il club con dei giovani, aveva creato una scuderia a sé stante, che esiste tutt’ora e che una delle mie strutture, che si chiama 3ICS Team. Abbiamo seguito tanti ragazzi romagnoli impegnati nei campionati a livello regionale e italiano, come ad esempio il forlivese Alessandro Ghirelli. Seguendo loro alle gare del campionato regionale passavo da segnalatore a commentatore, facendo anche le riprese per le emittenti televisive”.

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E’ come è nato il soprannome The Voice?

“Più che altro in realtà era ‘The Bulldog’, perché ho una passione per il bulldog inglese, cane adottato anche da Winston Churchill come simbolo del Regno Unito, ma anche pacioso e che difende la famiglia e il territorio. Mi ci sono sempre ritrovato e me l’hanno un po’ affibbiato, disegnando anche un logo del bulldog con il microfono tra i denti. Quindi è nato così ‘Boris Bulldog’ nell’ambito del cross.

Poi la velocità…

“Sono passato alla velocità con l’Aprilia Challenge con piloti all’epoca in erba come Massimo Roccoli, Michele Pirro e Andrea Dovizioso, ‘accompagnandoli’ nella loro carriera che li ha portati fino al Motomondiale. Posso aprire una parentesi?”

Prego…

“Non arrivo da una formazione tecnica, ma da studi umanistici, che è un’altra delle mie passioni, la storia in primis. Lo studio delle lingue straniere è stato propedeutico ed è importante per quello che faccio ed è stato veramente importante perché poi ho avuto delle esperienze. Ad esempio ho commentato in inglese e in diretta per due stagioni il Campionato Italiano Velocità per una televisione indiana quando Mahindra partecipò con un campione indiano, che nel nostro Paese era tuttavia in difficoltà. Quindi lo studio delle lingue è stato un bel investimento scolastico per quella che è la mia passione”.

Si è ispirato a qualcuno in particolare?

“Posso dire che non sono un maniaco del calcio, perché non lo seguo, però mi piaceva ascoltare le cronache di Bruno Pizzul in quanto ricche, pulite, informative e galvanizzanti senza eccessi. Nel mondo delle moto mi è piaciuto tantissimo Giovanni Di Pillo, che lo seguivo da cronista delle gare da cross dal vivo, vale a dire molto prima del successivo televisivo che ha avuto con la Superbike. Lui è stato il primo vero speaker itinerante per l’Italia. Ricordo le sue cronache delle gare a Faenza e ho avuto la fortuna e la possibilità di lavorarci insieme. Altra fonte d’ispirazione è stata sicuramente l’avvocato Carlo Costa, con il quale ho condiviso la mitica gara del mondiale Superbike con Colin Edward e Troy Bayliss nel 2002 a Imola. Con la Superbike a dire il vero debuttai a Misano nel 2000 in occasione della Superpole, affiancando l’avvocato Paolo Ciri, un’altra chioccia insieme all’avvocato Costa, una persona anche lui animata da una grande passione per la cultura e per i motori. Avevamo trovato una sincronia perfetta che è difficile realizzare. Non è stato facile, perché abbiamo dovuto ovviamente limare gli spigoli per creare una certa sinergia, ma penso che ci siamo alimentati a vicenda nel modo di preparare gli eventi. Questo è stato bello per entrambi”.

La gara che ricorda con più emozione?

“E’ stata meravigliosa la vittoria del 2014 di Valentino Rossi, con la conseguente intervista in mondovisione, o quando c’è stato il suo congedo ufficiale dal Motomondiale nel 2021. Ma ricordo anche quando sul retro podio del 2018  ho parlato intimamente con Marc Marquez, che mi ha chiesto come ho visto la sua gara, parlando anche dei fans italiani di Rossi che lui apprezza e ammira nonostante i fischi che riceve. Ho tanti flash, come ad esempio la vittoria di Andrea Dovizioso nel 2018. In quell’occasione mi disse: ‘Tu mi hai accompagnato sul podio dopo vittoria nell’Aprilia Challenge nel 2001 e lo stai facendo anche oggi’. E poi c’era Marco Simoncelli, con il quale avevo un legame d’affetto insieme a suo babbo”.

Cosa ricorda del Sic?

“Il legame tra Sic e Paolo ricorda quello tra me e mio babbo (si commuove, ndr). Ricordo quando disputò il round della Superbike ad Imola nel 2009. Io non commentat la gara, ma presentai l’incontro con i piloti del giovedì. Mi avvicinò e mi disse col suo solito aplombe e la sua solita indimenticabile cadenza: ‘Mi manca fare un bel podio a Misano e adesso che ci sei tu a commentare voglio vincere un gran premio, così mi annunci come hai fatto quando ero piccolo‘. Questi sono solo alcuni dei ricordi più belli che ho”. 

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