Il settore primario delle Marche è alle prese con il cambiamento climatico, che impone di rivedere l’operatività delle aziende. “L’agricoltura rappresenta il settore più esposto all’impatto dell’aumento delle temperature globali – dice Alessandro Taddei, presidente di Cia-Coltivatori italiani delle Marche –: le crescenti fluttuazioni della stagionalità perturbano i cicli agricoli, mentre i cambiamenti delle caratteristiche delle precipitazioni e gli eventi meteorologici estremi, come le ondate di calore, la siccità, le tempeste e le inondazioni, pongono sfide considerevoli. Questi fenomeni mettono a forte rischio le colture tradizionali, abituate a un clima mite. Ne sono prova le ultime annate, in particolare un 2023 devastante per l’agricoltura marchigiana. Anche il 2024 è iniziato certamente con presupposti preoccupanti, poi però qualcosa è migliorato e alla fine i conti, al netto delle bufere di grandine che si sono sviluppate sul territorio, mostrano un saldo incoraggiante. Purtroppo la cosa che sta demoralizzando gli agricoltori, non solo marchigiani, è l’andamento dei prezzi. Quest’anno, considerando che siamo la terza regione cerealicola e vista l’ottima qualità e produzione dei cereali, speravamo in un prezzo che ci facesse chiudere l’annata con un piccolo reddito, ma questo non si è avverato: prezzi ancora bassi e ancora una volta agricoltori in perdita”. Quali sono i risultati del progetto Granaio Italia?
“La speranza è in Granaio Italia, fortemente voluto da Cia Agricoltori Italiani. Questo strumento dovrebbe garantire la tracciabilità dei grani italiani. È stato appena messo in opera, ma viste le esperienze con i passati registri telematici (olio e vino), penso che ci vorrà del tempo perché entri a pieno regime e inizi a sfornare dati. Granaio Italia è un grande risultato, perché dovrebbe garantire la rintracciabilità del grano italiano, offrendo uno strumento in più ai consumatori, che potranno scegliere se consumare prodotti italiani oppure fatti con grani esteri”.
Possiamo fare una prima previsione sull’andamento del settore olivicolo?
“Anche la campagna olivicola marchigiana ha subito negli ultimi anni flessioni a causa delle condizioni climatiche. Dopo un 2023 disastroso, il 2024 ha subito forti flessioni di produzione: un’estate fortemente siccitosa ha messo in forte crisi la produzione, che però poi si è ripresa con le continue piogge di settembre e ottobre. Giudizio diverso, invece, per la resa, che da dati regionali si attesta tra il 7 e il 12%. Questa situazione, unita a un aumento dei costi di produzione, vede gli agricoltori dover ritoccare i prezzi. A tal proposito abbiamo deciso di chiedere alla Regione Marche l’istituzione di un tavolo di confronto per poter mettere in opera delle soluzioni, una tra tutte quella di prevedere invasi di raccolta di acque piovane e non solo per un’irrigazione di emergenza, che sempre più spesso si è resa necessaria durante i periodi estivi. Una proposta conseguente al cambiamento climatico in atto e che non interessa, quindi, soltanto il settore olivicolo, ma tutta l’agricoltura. Sembrerà una provocazione, ma negli ultimi anni in Sicilia hanno cominciato a irrigare anche i campi di grano, ottenendo risultati interessanti a livello di qualità e produzione. Soprattutto in questa fase congiunturale, a mio avviso, è importantissimo riuscire a collaborare tutti assieme: istituzioni, associazioni di categoria. Lo scenario è molto incerto per il mondo agricolo marchigiano e molte aziende sono al limite, se non riescono a fare reddito, e negli ultimi tre anni non si e fatto. L’unica alternativa è chiudere e abbandonare i terreni, contribuendo a uno spopolamento sempre piu intenso delle aree interne. Alcuni dati ci dicono che la superfice boschiva negli ultimi cento anni è quasi raddoppiata e il dato di abbandono delle aree interne e agricole sta superando quello registrato nel dopoguerra con l’industrializzazione del Paese. Questo porta a una perdita importante del patrimonio di eccellenze agricole del nostro Paese”.
Come sia sta sviluppando l’agriturismo nelle Marche?
“Il settore dell’accoglienza ha visto la regione fare passi in avanti. Siamo partiti negli ultimi anni con l’enoturismo, nel 2024 è stato formalizzato l’olioturismo. Per quello che riguarda l’agriturismo, i risultati sono soddisfacenti, certo non si sono raggiunti i numeri del post Covid, però c’è una forte consapevolezza dei turisti che le vacanze non sono soltanto quelle al mare. Storia, colline, montagna, borghi, offerta enogastronomica permettono ai vacanzieri di vivere un’esperienza unica. Le Marche sono particolarmente ricche di questi fattori e noi possiamo offrire di tutto ai nostri turisti”.
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