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CUORGNE’ – Riaprire nella primavera 2025 le porte della villa di via Salgari a Cuorgnè, confiscata alla ‘ndrangheta, restituendola alla collettività. E’ l’obiettivo messo nel mirino dall’amministrazione comunale e da Mastropietro. Lo ha annunciato il sindaco, Giovanna Cresto, sabato 30 novembre 2024 nel corso di un incontro organizzato dal presidio Libera «Luigi Iuculano» per parlare dei beni confiscati alla mafia e presentare al territorio i progetti che li riguardano.
In una ex chiesa della Santissima Trinità di via Milite Ignoto gremita, sono intervenuti come relatori, oltre alla prima cittadina cuorgnatese, l’assessore alle politiche sociali, Elisa Troglia, Egidio Costanza, presidente di Mastropietro, Leopoldo Grosso, presidente onorario del gruppo Abele, Maria Josè Fava, responsabile regionale di Libera Piemonte. La conferenza è stata moderata da Tiziana Perelli, che ha introdotto l’incontro ripercorrendo le tappe che hanno portato alla formazione di un presidio di Libera in Canavese. La sindaca, Giovanna Cresto ha sottolineato il coraggio di Mastropietro nel assumersi l’incarico di gestire le due ville confiscate, in località Cascinette e via Salgari, e ribadito l’importanza di lavorare insieme per informare e rendere consapevoli le future generazioni su temi cruciali come la legalità e la giustizia sociale.
«Ci sono tre fattori fondamentali per far funzionare e rendere sostenibili le iniziative sui beni confiscati alla mafia. Uno è la co-progettazione – ha evidenziato Elisa Troglia – Non si può pensare che i beni confiscati possano essere lasciati solo a un ente del terzo settore. C’è bisogno che tutti facciano la propria parte, nel proprio ruolo e con le proprie risorse. L’altro è superare l’ottica del “assegniamo un bene e guardiamo solo la ristrutturazione del bene”. Se vogliamo farlo durare quel progetto deve essere radicato sul territorio. E infine il supporto nell’aiutare i Comuni, specie se di piccoli dimensione, a portare avanti questo percorso. Infine, una richiesta: facciamo sempre attenzione, affinchè non si arrivi mai ad affermare che: “non ha senso confiscare quei beni perché poi non vengono utilizzati”. La legge per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie va resa sempre attuale e attuabile. La lotta alla criminalità va portata avanti così, con trasparenza, verità e autenticità anche nel dire che c’è un problema per affrontarlo poi insieme».
Da Maria Josè Fava di Libera Piemonte è arrivato un appello e una chiamata di responsabilità rivolta a enti e istituzioni, ma anche alla cittadinanza attiva, a non lasciare sola Mastropietro. «Il nostro slogan è sempre stato “Lotta all’emarginazione e al disagio per costruire una società più giusta e solidale” – ha spiegato Egidio Costanza – Per questi motivi ci siamo impegnati a utilizzare questi beni, che sono il simbolo dell’illegalità in città. Nella villa di località Cascinette, intitolata a Lea Garofalo, vittima innocente di mafia, grazie al progetto “Un tetto per tutti” sono passati 40 ospiti con varie problematiche e provenienza, italiani e stranieri in emergenza abitativa. Attualmente sono 14 le persone accolte. Visti i continui bandi andati deserti per la casa di via Salgari, abbiamo deciso gestirla noi con un progetto che ne prevede un duplice utilizzo: come struttura residenziale per l’accoglienza di persone con disabilità e nel parco adiacente per attività sociali rivolte ai giovani della zona e in particolare a quelli con il maggior rischio di marginalità e devianza, alle persone di quartiere e in generale alla cittadinanza per promuovere tutti insieme la cultura della legalità. Creare, quindi, un luogo di incontro, socializzazione, e di laboratori e attività di gruppo per migliorare la capacità sociale e promuovere l’integrazione degli ospiti con la comunità locale e con le associazioni del territorio. E’ certamente una sfida importante. La vogliamo affrontare con l’aiuto e il coinvolgimento del territorio. Sappiamo che non siamo e saremo soli: ci sono le forze dell’ordine, l’amministrazione comunale, la prefettura, c’è Libera che ci accompagna in questa avventura. Questi beni costituiscono in concreto una risorsa per il Canavese e una opportunità di sviluppo e crescita civile. Sono un impegno importante che vogliamo portare avanti nella lotta contro le mafie e la corruzione».
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