Saranno dati alle biblioteche trenta milioni con il “Piano Olivetti”

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Il governo italiano sta lavorando a un ‘Piano Olivetti per la Cultura’ che prevede un investimento straordinario di 30 milioni di euro a beneficio delle biblioteche, in particolare nelle aree periferiche e meno sviluppate d’Italia”. L’intervento del ministro della Cultura Alessandro Giuli al Consiglio dei suoi omologhi UE, lo scorso 26 novembre, forse doveva suonare grandioso.

Eppure all’alba della Legge di Bilancio 2025 (varata dal Consiglio dei ministri) c’è poco da festeggiare: per le spese consentite al ministero della Cultura è previsto un taglio di 147 milioni nel 2025, 178 nel 2026 e 204 nel 2027. Il settore più colpito sarebbe la tutela del patrimonio culturale, con 100 milioni in meno, e poi meno 36 alle belle arti, meno 18 ai beni librari e dell’editoria, meno 13,5 ai beni archivistici, meno 3 al cinema. Per non parlare dei 700 milioni di tagli lineari a Università e Ricerca. Per non parlare dei tagli al Fondo di Sviluppo e Coesione: una tragedia, ma del resto un Paese che non cresce, non stimola la concorrenza (taxi, balneari, ambulanti…), respinge l’innovazione (emblematico il Codice della Strada, o “della Strage”, di Salvini), non sostiene i giovani e la natalità e che invece di fare politiche migratorie adeguate manda i migranti in Albania, che fine può fare se non quella dell’inesorabile declino?

Spese e tagli: armamenti vs cultura

In compenso, gli investimenti nei nuovi sistemi d’arma crescono a 7,5 miliardi nel triennio, per un totale di 35 miliardi al 2039. Si può dire che la contraddizione che non sia sfuggita nemmeno allo stesso Giuli, visto che in un incontro bilaterale con la ministra della Cultura francese Rachida Dati ha concordato di lavorare insieme per rafforzare l’impegno dell’Unione a sostegno della cultura prefigurando “la possibilità di discutere nelle sedi europee di strumenti di finanziamento condivisi per investimenti nella cultura correlati alla crescita delle spese militari”.

Ma dal governo arrivano ben altre risposte. Pochi giorni dopo questa dichiarazione, con il passaggio di Raffaele Fitto al ruolo di vicepresidente della Commissione Europea – e il suo conseguente abbandono del dicastero di Affari Europei, Sud, Politiche di Coesione e PNRR – è infatti crollato l’ammontare delle risorse provenienti dal Fondo Sviluppo e Coesione: da 31,3 miliardi si è passati a 5,7. Il fondo per il Ministero della Cultura è sceso a soli 171,8 milioni. Qui, da Fitto, sarebbe arrivato un altro contentino (riporta La Repubblica): al MiC restano pur sempre “i 4,2 miliardi del piano e le altre risorse europee“.

Il sistema delle biblioteche italiane

E intanto la nave della Cultura imbarca acqua, tra mancate assunzioni di personale qualificato, non adeguamento degli stipendi e carenza di investimenti su infrastrutture, territori e comunità. Biblioteche in primis. “Le biblioteche sono l’infrastruttura culturale più diffusa della nazione. E rappresentano uno straordinario capitale sociale per la loro capacità di inclusione e di educazione civica a beneficio di tutti e, in particolare dei giovani e dei meno abbienti”, aveva correttamente sottolineato Giuli all’UE.

Stando all’Anagrafe delle biblioteche italiane dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane (aggiornato al 2023) in Italia ci sono più di tredicimila biblioteche, di cui oltre duemila in Lombardia e meno di 300 tra Molise e Basilicata sommate assieme. Non è chiaro se questo fondo dovrebbe andare anche a loro: in un’intervista alla Stampa il ministro ha solo detto che sono per “le biblioteche, che spesso sono in periferia, nei borghi, anche in luoghi problematici del Sud”.

Le biblioteche come risorsa alfabetizzante

Dopo l’annuncio della creazione (PNRR permettendo) di una Biblioteca digitale italiana, “che raccoglie su una piattaforma integrata le risorse digitali della cultura incluso il patrimonio culturale delle biblioteche”, il ministro ha sottolineato come le biblioteche favoriscano “l’alfabetizzazione mediatica” così come “l’inclusione digitale, consentendo a chi non ne ha i mezzi di accedere all’informazione. E, in questo ambito, le biblioteche giocano un ruolo attivo nell’insegnare come interpretare tali informazioni, aiutando a distinguere tra contenuti sponsorizzati, disinformazione e notizie attendibili per formare opinioni informate e consapevoli”. Per aiutare soprattutto i giovani, chiosa, contro la “propaganda autoritaria”, che il ministro equipara, o quasi, alle “derive del politicamente corretto”.

Giulia Giaume

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