Novità per l’8×1000: chi ha deciso di destinarlo allo Stato, non specificando però a quale settore offrirlo, vedrà la sua piccola quota di Irpef devoluta non all’edilizia scolastica, ai minori stranieri non accompagnati, alle calamità naturali, alla fame nel mondo o ai beni culturali, com’è sempre stato, ma (più o meno direttamente) al “recupero delle tossicodipendenze”. Una voce, questa, aggiunta l’anno scorso dal governo Meloni.
È un fatto, se vogliamo anche “piccolo”, che tuttavia racconta un mondo: quello di un governo che dà la caccia alla droga, dipingendo un’emergenza che, in realtà, a leggere i numeri non sembra esserci. Questa lotta senza quartiere alla droga “che fa male tutta”, talvolta, sfiora il grottesco. Come è avvenuto – tanto per citare l’ultimo episodio – il 3 dicembre scorso – quando il sottosegretario Alfredo Mantovano ha colto l’occasione della presentazione di un report sui minori per attaccare la fiction Rai che ha come protagonista Rocco Schiavone. Perché? Perché il commissario nato dalla penna di Antonio Manzini e interpretato da Marco Giallini fuma le canne per rilassarsi. Per il governo, del resto, non esiste la differenza tra droghe leggere (come cannabis e hashish) e droghe pesanti: “La droga è merda e chi si droga è un coglione”, è stata la sentenza di Matteo Salvini dal palco di Cagliari, qualche tempo fa. In questo insieme – droga che è droga e fa male tutta – per inciso, ci sono anche sostanze che stupefacenti non sono, come la cosiddetta cannabis light, che il governo sta rendendo illegale.
L’esecutivo pare davvero molto preoccupato dalla tossicodipendenza, al punto da lanciare veri e propri allarmi. Lo ha fatto Giorgia Meloni, ad esempio, quando nel 2023 ha partecipato a un convegno – che se non fosse stato per le proteste del segretario di +Europa, Riccardo Magi, sarebbe stato senza contraddittorio – in cui per ore vari interlocutori (tutti proibizionisti) hanno cercato di convincere il mondo del fatto che non si potesse legalizzare alcuna sostanza. Lo ha fatto il ministero della Salute quando ha lanciato l’allarme Fentanyl, il forte stupefacente che sta causando problemi serissimi negli Stati Uniti ma che, per fortuna, per il momento in Italia è ben poco presente. Contro il Fentanyl è stato presentato anche un roboante piano.
Sgombriamo il campo dagli equivoci: nessuno vuole sminuire il dramma della dipendenza dagl stupefacenti. Perché se il fenomeno non sta impennando rispetto agli anni scorsi, il fatto che sia stabile può destare anche legittimamente preoccupazione. L’ultima relazione al Parlamento del Dipartimento antidroga di Palazzo Chigi evidenzia che gli utenti che vanno al SerD per disintossicarsi sono solo lievemente aumentati nel 2023, rispetto al 2022 (si rileva un +2%), così come sono aumentate del 4% le presenze in comunità. Segno, questo, che il fenomeno persiste. Aumentano le operazioni antidroga, che vuol dire che le sostanze illegali circolano, ma che la Polizia è sempre più brava a intercettarle. Le morti associate agli stupefacenti, invece, sono drasticamente diminuite: -24% sul 2022. E quest’ultimo è un segnale che dovrebbe rassicurare.
Ma torniamo alla questione 8×1000. Cosa è successo? Nel 2023, lo accennavamo, è stata aggiunta una nuova voce ai progetti che possono essere realizzati offrendolo allo Stato: quella, appunto, dei progetti per la tossicodipendenza. Nello stesso periodo, però, è stata stabilita anche un’altra regola che riguarda i cittadini che non specificano a quale progetto patrocinato dallo Stato vogliono dare il contributo. Si tratta di una percentuale tutt’altro che irrisoria. L’anno scorso, per esempio – come si legge in un recentissimo dossier della Camera – a non esprimere alcuna preferenza di settore è stato il 58, 97% dei contribuenti che avevano scelto di destinare l’8×1000 allo Stato, quest’anno, invece, poco più del 41%. Cosa succede a questi soldi?
Fino all’anno scorso il gruzzoletto – la cifra è variabile di anno in anno, negli ultimi anni si è aggirata tra i 60 e gli 80 milioni di euro – veniva assegnato in maniera proporzionale ai vari ambiti a cui può essere destinato l’8×1000 statale. Quindi una parte andava al ministero dell’Istruzione che poi la destinava alla scuola, una parte a progetti contro le calamità, una parte per la cultura, una per la fame nel mondo, una per i migranti. Da quest’anno, invece, il governo ha assunto più potere. Ha cambiato la legge, stabilendo che è il Consiglio dei ministri a stabilire a chi dare questi soldi. Potrebbe, in astratto, scegliere di darli tutti all’edilizia scolastica o di dedicarli ai beni culturali. O, ancora, in tempi di eventi climatici estremi, a progetti che si occupano di contrastare le calamità naturali. Invece, l’esecutivo ha deciso – e lo ha scritto anche in un recente decreto – che la priorità spetta ai progetti per i tossicodipendenti.
La quota di 8×1000 per la quale i contribuenti non hanno fatto una scelta nelle ultime dichiarazioni dei redditi, si legge nel comunicato di Palazzo Chigi post Consiglio dei ministri, “risulta pari euro 63.673.631,43”. Di questi, poco più di 10 milioni sono stati assegnati a 33 progetti che erano stati valutati da un’apposita commissione di Palazzo Chigi. Sono avanzati, dunque, poco più di 53 milioni, che saranno, ha deliberato il Cdm, destinati tutti alla lotta alla tossicodipendenza. Considerata, evidentemente, un’urgenza molto più impellente rispetto alla scuola, all’ambiente, alla cultura, ai minori non accompagnati e alla fame nel mondo.
Palazzo Chigi spiega di aver preso preso questa decisione “in considerazione dell’urgente necessità di mettere a punto interventi di prevenzione strutturata e precoce, soprattutto verso le fasce giovanili, e di affrontare concretamente le difficoltà connesse all’inserimento dei soggetti fragili nelle comunità terapeutiche, come segnalato dal Dipartimento per le politiche antidroga, e dell’impatto sociale e sanitario delle dipendenze patologiche, che ha notevoli ripercussioni sul benessere individuale e delle famiglie, oltreché sull’ordine pubblico, sulla spesa sanitaria e sociale”. Una scelta legittima. Probabilmente anche utile. Sicuramente indicativa della visione del mondo che ha il governo Meloni.
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