BOLZANO. Pressioni, favori e denaro in cambio di concessioni, appalti, autorizzazioni o servizi. Un intreccio, a livello regionale, tra imprenditoria e politica realizzato da una presunta organizzazione in grado di condizionare le scelte degli amministratori locali. Imprenditori, politici, liberi professionisti, funzionari pubblici sono al centro del terremoto giudiziario, provocato dalla maxi-inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Trento.
Nove sono quelli che – secondo l’accusa – hanno ricoperto i ruoli chiave, tanto che il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dalla Procura. Le accuse contestate includono: associazione per delinquere, turbativa d’asta, finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite, truffa, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, oltre a diversi reati contro la pubblica amministrazione, tra cui corruzione, induzione indebita, rivelazione di segreti d’ufficio e omissione di atti d’ufficio, nonché violazioni delle norme tributarie legate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
A capo del sodalizio ci sarebbe stato René Benko, 46 anni, il discusso tycoon austriaco, fondatore della società Signa, che a Bolzano ha costruito il WaltherPark e il Gries Village. Magnate del settore immobiliare con importanti interessi in diverse parti del mondo, un anno fa era stato al centro di un mega crac. Per questo, a primavera, il WaltherPark era stato rilevato dal gruppo che fa capo all’industriale germanico Christoph Schoeller (il progetto WaltherPark non è coinvolto nell’indagine, ndr).
Ricordiamo che Benko, pur rientrando nell’elenco delle persone per cui è stato chiesto l’arresto, è a piede libero. Si trova ad Innsbruck, dove ieri si è presentato negli uffici della Polizia di Innsbruck, per essere sentito dagli inquirenti.
Heinz Peter Hager, 65 anni, è il commercialista e immobiliarista bolzanino che – secondo i giudici – costituisce l’anello diretto di congiunzione fra i programmi e i disegni di Benko e il contesto amministrativo altoatesino, con interventi diretti nel settore immobiliare/edilizio. L’indagine avrebbe preso le mosse proprio dall’esame delle attività immobiliari di Benko a Bolzano che, nel giro di pochi anni, aveva assunto una posizione di quasi-monopolista del mercato immobiliare provinciale con interessi anche in Trentino. Dalle dichiarazioni in particolare di un geometra del Comune – ma soprattutto da ore di intercettazioni – sarebbero emersi favoritismi, pressioni ed anomalie nella gestione delle pratiche relative alle operazioni di Benko in città.
Lorenzo Barzon, 27 anni, è il più giovane del gruppo finito nell’inchiesta: fondatore e socio dell’Agenzia di comunicazione “Dna- Digital Network Advertising”, ha un rapporto molto stretto con Hager, avendo lavorato per il commercialista/immobiliarista fin da giovanissimo. Le attività di Barzon – sempre secondo la Procura – nel sodalizio risultano molteplici; l’inserimento nel gruppo è dovuta alla serie di contatti costruiti nel corso della sua breve carriera ed alla possibilità di fornire informazioni o favorire incontri grazie alla sua frequentazione dei palazzi della politica. Barzon è colui che ha curato anche la campagna social del sindaco Renzo Caramaschi nell’ultima campagna elettorale. Viene citato nell’ordinanza del gip come “consigliere”. Ruolo che il sindaco nega con decisione: «Mai chiesto consigli a lui. Mi ha solo seguito la campagna social».
Gli architetti Fabio Rossa e Andrea Saccani dello studio “Area 17”, molto conosciuti in città, perché protagonisti dei più importanti interventi edilizi degli ultimi anni, avrebbero avuto un ruolo principale nella gestione di autorizzazioni e concessioni nell’ambito del Comune e della Provincia di Bolzano. Nell’ordinanza del gip sono indicati nel ruolo di “cerniera” fra l’imprenditoria e la pubblica amministrazione altoatesina. Avrebbero costituito per il sodalizio “un punto di riferimento essenziale per la sopravvivenza della stesso”.
Daniela Eisenstecken, 59 anni, architetta e direttrice dell’Ufficio Gestione del territorio del Comune, secondo l’indagine della Procura durata cinque anni, avrebbe sfruttato il suo incarico dirigenziale per rilasciare autorizzazioni senza rispettare le formali procedure deliberatorie, ricoprendo – sempre secondo l’ordinanza del gip – un ruolo fondamentale per il sodalizio e “attenendosi sempre, scrupolosamente, agli ordini impartiti dai capi, per il tramite, in particolare, dell’architetto Andrea Saccani”.
Alla dirigente si contestano l’emissione di provvedimenti illegittimi (per difetto dei presupposti) ma anche manipolazioni, falsi ideologici, pressioni nei confronti dei tecnici che non si piegavano ai “disegni” del sodalizio.Sempre – secondo la Procura – la dirigente tra le altre cose avrebbe predisposto un dossier con notizie riservate relative ad amministratori e dipendenti pubblici, da “utilizzare con finalità estorsive in caso di minaccia di disvelamento delle proprie condotte criminose”.
Cristina Santi, 53 anni, è la sindaca di Riva del Garda, anche lei finita agli arresti domiciliari. È stata eletta nel settembre 2020 dopo il ballottaggio con Adalberto Mosaner, sindaco uscente. L’interesse del sodalizio per il territorio di Riva riguardava la riqualificazione dell’area ex Cattoi e la confinante area dell’Hotel Lido Palace, acquisiti da società facenti capo al gruppo Benko-Hager. La giunta Mosaner avrebbe voluto riqualificare l’area a parco. Tali decisioni confliggevano però con gli intenti speculativi del gruppo, che intendeva realizzare attività commerciali e un grande parcheggio. Alla sindaca si contesta di aver abusato della sua posizione di prima cittadina, per assecondare i desiderata di Hager e di altre figure portatrici di interessi contrastanti con quelli del Comune.
Paolo Signoretti, ingegnere roveretano, 45 anni, viene descritto nell’ordinanza del gip, come punto di riferimento per tutta l’organizzazione. Era lui che curava “i rapporti con i vertici del mondo istituzionale e finanziario della regione”.
Vittorio Fravezzi, 57 anni, già sindaco di Dro e senatore, avrebbe avuto un ruolo importante nella gestione delle procedure di approvazione di accordi urbanistici, in particolare per la riqualificazione dell’ex area Cattoi a Riva del Garda e dell’ex hotel Arco, “sollecitando gli assessori all’urbanistica a rispettare le tempistiche e le richieste del gruppo affaristico anche con minacce e intimidazioni”.
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